Pensione: cosa cambia - Greenstyle.it
La rivalutazione delle pensioni 2026 porterà aumenti differenziati in base all’importo, con benefici maggiori per gli assegni più bassi. Ecco cosa cambia e chi sarà coinvolto.
In vista del nuovo anno, il tema della rivalutazione delle pensioni torna al centro dell’attenzione, soprattutto dopo le prime anticipazioni sulla Legge di Bilancio 2026 e le recenti pronunce della Corte Costituzionale. L’adeguamento degli assegni pensionistici all’inflazione è una questione cruciale per milioni di pensionati italiani, e le novità normative e giurisprudenziali di questi giorni gettano luce sulle modalità e sugli effetti del prossimo aumento.
Come funziona la rivalutazione delle pensioni nel 2026
La rivalutazione delle pensioni è un meccanismo previsto per legge, finalizzato a proteggere il potere d’acquisto degli assegni pensionistici, adeguandoli all’andamento dell’inflazione e quindi al costo della vita. Per il 2026, l’INPS ha confermato una stima di incremento pari all’1,7%, basata sull’indice dei prezzi al consumo.
Tuttavia, la rivalutazione non è più integrale per tutti i pensionati: è previsto un meccanismo di adeguamento differenziato in base all’entità dell’assegno mensile. In particolare:
- l’aumento è del 100% per le pensioni fino a 4 volte il trattamento minimo INPS, ovvero fino a circa 2.466 euro lordi mensili;
- la rivalutazione scende al 90% per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il minimo;
- infine, per le pensioni superiori a 5 volte il trattamento minimo, l’aumento è pari al 70%.

Questa graduazione è stata introdotta per contenere la spesa pubblica, concentrando gli incrementi maggiori sulle pensioni più basse, che rappresentano le fasce più fragili.
Con un’inflazione all’1,7%, le variazioni mensili saranno di entità diversa a seconda dell’importo pensionistico:
- Per una pensione minima di circa 603 euro, l’aumento sarà di circa 10,25 euro, portando l’assegno a oltre 613 euro mensili;
- Pensioni di 800 euro riceveranno un incremento intorno ai 13 euro;
- Per assegni di 1.000 euro, l’aumento sarà di circa 17 euro;
- Pensioni da 1.500 euro cresceranno di circa 25,5 euro;
- Per pensioni intorno ai 2.460 euro, l’incremento sarà superiore a 40 euro, grazie alla rivalutazione piena.
Per le pensioni più elevate, invece, l’aumento sarà più contenuto, ad esempio:
- Pensione da 3.000 euro → incremento di circa 46 euro;
- Pensione da 5.000 euro → aumento inferiore a 70 euro mensili.
Questi dati rappresentano le stime attuali e possono subire variazioni in base all’inflazione effettiva e alle decisioni governative.
L’ammontare definitivo della rivalutazione pensionistica sarà influenzato dalle disposizioni che saranno approvate con la Legge di Bilancio 2026, attesa in approvazione nelle prossime settimane. Tra le misure principali, è prevista una riduzione dell’Irpef per il ceto medio e stanziamenti per adeguamenti salariali legati al costo della vita, con una manovra da 18 miliardi complessivi.
Nel contesto pensionistico, il Governo potrebbe introdurre correttivi al sistema di rivalutazione, tenendo conto anche delle recenti sentenze della Corte Costituzionale. La Consulta, presieduta da Giovanni Amoroso, si è più volte espressa sulla legittimità degli adeguamenti parziali delle pensioni, sottolineando la necessità di garantire equità e tutela costituzionale ai pensionati.
La Corte, composta da quindici giudici nominati dal Presidente della Repubblica, dal Parlamento e dalle massime magistrature, svolge infatti il ruolo di garante della conformità delle leggi alla Costituzione. Le sue decisioni possono quindi incidere direttamente sul meccanismo di rivalutazione e sulle modalità di applicazione delle norme pensionistiche.
