Stavo per pagare il canone Rai, ma era una truffa: come difenderti e riconoscerlo, caderci è facilissimo - greenstyle.it
Una telefonata apparentemente normale può nascondere molto più di ciò che sembra: ecco cosa dovresti sapere.
Capita sempre più spesso di ricevere telefonate che sembrano del tutto legittime: un tono gentile, un linguaggio rassicurante, un presunto dipendente comunale che parla di rimborsi o controlli. Tutto appare credibile, soprattutto perché chi chiama sembra conoscere ogni dettaglio: nome, indirizzo, perfino informazioni anagrafiche. Eppure dietro queste chiamate si cela una delle truffe più diffuse degli ultimi mesi, costruita con cura per carpire dati bancari e sfruttare la buona fede dei cittadini, in particolare degli anziani o di chi vive da solo.
La truffa del rimborso del canone Rai si sta diffondendo da Nord a Sud del Paese, con varianti sempre nuove. Conoscere i segnali che la caratterizzano è il primo passo per evitare di diventare vittime.
Come funziona la truffa e perché sembra così credibile
Il meccanismo è semplice ma estremamente efficace. Il truffatore telefona qualificandosi come dipendente comunale o impiegato pubblico, sostenendo che l’utente abbia diritto a un rimborso sul canone tv. Per procedere, però, servirebbero le coordinate bancarie: una richiesta formulata con calma e sicurezza, creata per instaurare fiducia e convincere la vittima a fornire dati sensibili.
In molti casi viene proposta anche una variante: la telefonata per un presunto controllo sul contatore dell’acqua. Anche qui il falso dipendente conosce perfettamente nome e indirizzo dell’utente, dettaglio che rende tutto più plausibile.
Le cronache raccontano che si tratta di un vero e proprio sistema organizzato, capillare e preparato con anticipo. In alcuni episodi, chi viene scelto come obiettivo è stato osservato per giorni o settimane, così da rendere la truffa ancora più credibile.
Le autorità lo ribadiscono chiaramente: nessun Comune, né altri enti pubblici, contatta i cittadini per chiedere rimborsi, coordinate bancarie o pagamenti tramite telefonata. Le comunicazioni ufficiali avvengono esclusivamente tramite posta, mail o Pec.

La dinamica non si basa solo sulle informazioni raccolte, ma anche sull’urgenza. Frasi come ‘si sbrighi perché il tempo è limitato’ o ‘se non agisce subito rischia di perdere il rimborso’ servono a mettere fretta e impedire alla persona di riflettere. È una strategia mirata, affinata nel tempo, che punta soprattutto alle persone più vulnerabili.
Come difendersi davvero? L’Osservatorio sulla legalità della Regione Abruzzo ha raccolto un vademecum semplice ed efficace per ridurre i rischi:
- non fornire mai dati personali, bancari o codici di accesso;
- mai effettuare bonifici o pagamenti richiesti al telefono;
- non aprire link ricevuti via sms o mail da sconosciuti;
- diffidare di chiamate insistenti da numeri non riconosciuti;
- verificare sempre direttamente con il Comune o l’ente coinvolto;
- chiedere consiglio a familiari o persone fidate prima di decidere;
- segnalare subito eventuali sospetti alle forze dell’ordine.
Riconoscere questi segnali permette di fermare la truffa prima che sia troppo tardi e di proteggere non solo sé stessi, ma anche chi ci sta vicino.
