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Cambiamenti climatici: cause e conseguenze in Italia e nel mondo

Non esiste un pianeta B e i cambiamenti climatici in atto ci invitano a prestare più attenzione alla Terra. Gli scenari che si prospettano non sono dei migliori, ciò non significa che non si possa invertire il processo con azioni più ecologiche e sostenibili. Il nostro ambiente ci ringrazierà, a patto di capire in che stato versa al momento e come recuperare il tempo che abbiamo perso.

Cambiamenti climatici: cause e conseguenze in Italia e nel mondo

Fonte immagine: iStock

Il tema dei cambiamenti climatici è ormai di stretta attualità, una problematica che coinvolge sia l’opinione pubblica che le agende politiche dei vari stati mondiali. Decenni di inquinamento, di emissioni di gas serra a pieno ritmo, di depauperamento delle risorse naturali mondiali hanno determinato profonde conseguenze sul Pianeta.

E ora si rischia di affrontare temperature sempre più torride, vedere scomparire i ghiacciai e perdere una parte considerevole della biodiversità mondiale. Ma cosa si intende davvero per cambiamento climatico, quali sono i termini scientifici della discussione e, soprattutto, cosa fare per tentare di evitare gli effetti più funesti di questo processo?

Cosa è il cambiamento climatico?

Per cambiamento climatico – o mutamento climatico – si intende una serie di modifiche al clima terrestre, tali da alterare anche il ciclo di vita di specie vegetali e animali. Per definire questo fenomeno, la climatologia misura le alterazioni climatiche sia dal punto di vista temporale, sia da quello spaziale.

In parole povere, si parte da misurazioni dati fra decenni e secoli diversi, come anche monitorando le variazioni tra zone geografiche differenti. Sono vari i parametri che gli scienziati mondiali tengono in considerazione per confermare i processi di mutazione del clima. Fra questi fattori troviamo, ad esempio:

  • le emissioni di anidride carbonica in atmosfera
  • la crescita esponenziale delle temperature terrestri
  • le alterazioni nelle precipitazioni
  • lo scioglimento dei ghiacciai artici ed antartici
  • l’aumento dei livelli dei mari
  • il surriscaldamento degli oceani e dell’atmosfera terrestre
  • la scomparsa di specie animali e vegetali.

Se ci stiamo chiedendo quando e come sia iniziato il cambiamento climatico, va ricordato che una certa variabilità del clima è fisiologica e si verifica fino dalle prime ere geologiche. Nel corso dei millenni, vi è stata infatti un’alternanza di periodi molto afosi ad altri letteralmente glaciali, determinati dalle più svariate cause.

La definizione odierna di cambiamenti climatici, tuttavia, fa riferimento alle alterazioni del clima determinate dalle attività umane. La Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC) spiega infatti come si debbano considerare “mutamenti climatici” solo quelli prodotti dall’uomo, pertanto si parla di “cambiamento climatico antropogenico”.

L’ISPRA, l’Istituto Superiore per la Ricerca Ambientale, propone invece una spiegazione più estesa, considerando all’interno di questi processi non solo l’azione umana sui cambiamenti climatici, ma anche le ulteriori cause indirette.

Mutamenti climatici: origini e storia

Cambiamenti climatici
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Così come già accennato, il clima terrestre si è sempre caratterizzato per una certa variabilità. La storia del Pianeta dimostra come nei millenni si siano alternati periodi decisamente freddi ad altri estremamente caldi, sebbene le cause storiche non siano oggi del tutto chiarite.

Per analizzare le condizioni climatiche che hanno determinato il passato della Terra, la scienza si avvale di svariati metodi, alcuni dei quali permettono di tratteggiare un quadro anche molto preciso di ere remote.

Si studiano infatti i reperti fossili, i gas intrappolati nelle profondità dei ghiacci polari, i sedimenti oceanici, l’erosione delle rocce e gli anelli della crescita degli alberi. Ma si studiano anche i documenti storici giunti sino ai giorni nostri da antiche civiltà.

I cambiamenti climatici nella storia

Sulla base di queste ricerche, sono stati individuati alcuni momenti chiave della storia millenaria del globo. Andando a ritroso fino a 66 milioni di anni fa, l’Università di Brema ha identificato quattro periodi climatici principali preistorici:

  • Hothouse e Warmhouse: tra il Paleocene e l’Eocene, la Terra ha vissuto millenni particolarmente caldi, anche come conseguenza alla giovane età dell’universo dopo il Big Bang. Nonostante il Sole emettesse circa il 70% dell’energia attuale, l’atmosfera molto rarefatta e i continui fenomeni vulcanici hanno determinato prima un Paleocene dalle temperature miti, poi un Eocene dal clima letteralmente torrido;
  • Coolhouse e Icehouse: con l’arrivo dell’Oligocene, la temperatura media ha iniziato a scendere velocemente, grazie alla presenza di un’atmosfera più stratificata, l’aumento delle precipitazioni e la formazione dei ghiacci perenni. Tra Miocene e Pleistocene la colonnina di mercurio è colata a picco, determinando una condizione di vera glaciazione a livello globale.

E le Ere dal Pleistocene in poi

  • Era Glaciale: come già accennato, il Pleistocene si è caratterizzato per temperature estremamente rigide, tanto da alterare i cicli vitali di molte specie terrestri. Le temperature pressoché sotto lo zero ovunque hanno ad esempio favorito la scomparsa dei dinosauri e dei grandi rettili preistorici, favorendo invece lo sviluppo dei mammiferi, dotati di manti folti e resistenti al freddo. La glaciazione è durata a lungo, tanto da influenzare alcune delle ere successive. Alla comparsa dell’uomo nel Paleolitico, ad esempio, si ipotizza che il Pianeta fosse ancora caratterizzato da un clima freddo e rigido, seppur non più glaciale;
  • Optimum Climatico Romano: il periodo dell’Antica Roma fu caratterizzato da estati molto calde e inverni decisamente vivibili, con temperature superiori ai 30 gradi nella bella stagione. La condizione, simile quasi a località oggi tropicali, pare si sia protratta dal 250 a.C. al 400 d.C;
  • Optimum Climatico Medioevale: anche il Medioevo vide temperature miti pressoché ovunque in Europa, meno calde rispetto a quelle romane ma caratterizzate da pochi sbalzi ed escursioni termiche;
  • Piccola Glaciazione: tra la metà del XIV alla metà del XIX secolo si registrarono invece delle temperature sotto la media storica, tanto che il periodo venne definito “Little Ice Age”, ovvero “Piccola Glaciazione”. Inverni rigidi ed estati fresche caratterizzarono Europa e Stati Uniti, forse a causa di alcune continue eruzioni vulcaniche o una diminuzione dell’attività solare;
  • Era Post-Industriale: l’avvento della Rivoluzione Industriale e quindi dell’immissione in atmosfera di grandi quantità di CO2 e altri inquinanti, ha determinato un periodo di estrema crescita delle temperature mondiali. Tanto che il picco medio raggiunto nel 2016, di quasi 2 gradi maggiore rispetto al periodo pre-industriale, supera di gran lunga sia l’Opticum Medioevale che quello romano.

Cambiamenti climatici: quali sono le cause?

Sono molteplici le cause alla base dei cambiamenti climatici, anche se occorre effettuare una distinzione, già accennata nei precedenti paragrafi. Quando oggi si parla di mutazioni del clima e riscaldamento globale, ci si riferisce alle alterazioni che hanno origine diretta o indiretta nelle attività dell’uomo.

Ma esistono anche delle cause esterne, sulle quali gli esseri umani non hanno diretta influenza, il cui peso non è tuttavia rilevante sulle condizioni attuali del Pianeta. Ma quali sono le cause esterne e umane all’alterazione del clima?

Cause esterne

Fra le cause esterne all’uomo che possono determinare una mutazione climatica, gli scienziati hanno identificato alcune fonti. Queste si sono palesate soprattutto in millenni remoti, come ad esempio nell’Era Glaciale, mentre oggi non sembrano avere grande influenza sui cambiamenti in atto. Fra le tante, si elencano:

  • Attività solare: il flusso della radiazione solare sulla Terra non è costante, ma alternato tra periodi di attività massima e altri di attività ridotta. Questo può influire sull’aumento o la diminuzione delle temperature planetarie;
  • Meteoriti: si ritiene che l’impatto con asteroidi e grandi meteoriti possa modificare le condizioni climatiche terrestri, per via dell’energia scaturita, dei gas rilasciati in atmosfera e dell’influenza sul pulviscolo atmosferico. 65 milioni di anni fa, ad esempio, si sospetta che un grande asteroide possa aver liberato enormi quantità di CO2 in atmosfera, avviando così l’Era Glaciale e la scomparsa dei dinosauri;
  • Variazioni orbitali: l’orbita terrestre non è costante, ma la sua ellittica muta nel corso dei millenni. Questo può determinare variazioni di temperatura, con cicli climatici di circa 100.000 anni;
  • Eruzioni vulcaniche: l’attività dei vulcani, immettendo in atmosfera grandi quantità di fumi e di anidride carbonica, può alterare il ciclo delle precipitazioni e con esso il clima.

Cause umane: quanto incide l’uomo sui cambiamenti climatici

Per il processo di cambiamento climatico in corso, sembrano però essere le attività umane quelle a determinare le conseguenze più rilevanti. Con la Rivoluzione Industriale l’uomo ha cominciato a rilasciare in atmosfera grandi quantità di anidride carbonica e altri inquinanti.

Ne sono un esempio i particolati fini e ultra-sottili, PM10 e PM2.5, dovuti alla combustione di carbone e legna. La diffusione della motorizzazione e dell’utilizzo di derivati del petrolio, così come le fonti fossili per produrre energia, hanno fatto il resto.

Tra le cause antropogeniche del cambiamento climatico, si elencano:

  • Combustibili fossili: l’impiego senza sosta di combustibili fossili, come i derivati dal carbone e dal petrolio, è responsabile di enormi emissioni di CO2, metalli pesanti e altri inquinanti;
  • Deforestazione: l’abbattimento di intere foreste per ricavarne legname, o far spazio ad allevamenti e campi agricoli, ha ridotto le capacità terrestri di limitare gli aumenti delle temperature e di assorbire la CO2 in eccesso;
  • Inquinamento ambientale: la sempre maggiore produzione di rifiuti, in particolare di plastica, sta profondamente modificando i cicli vitali di biosistemi fondamentali per il controllo climatico del Pianeta. Ad esempio, l’eccesso di plastica negli oceani aumenta la temperatura dell’acqua, favorendo la crescita di alghe che sottraggono ossigeno ed elementi nutritivi ad altre specie marine;
  • Allevamento intensivo: gli allevamenti intensivi, oltre ad avere un impatto diretto sulla deforestazione, sono fra le principali fonti di emissioni di CO2 e di metano in atmosfera. Addirittura, pare che il loro impatto sull’ambiente sia superiore agli inquinanti del traffico stradale;
  • Motorizzazione e urbanizzazione: la sempre maggiore urbanizzazione, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, sta distruggendo grandi aree verdi, necessarie per la sussistenza degli ecosistemi. Ancora, la motorizzazione generalizzata raggiunta nel Ventesimo Secolo ha comportato l’immissione in atmosfera di grandi quantità di CO2, metalli pesanti, metano e altri gas serra.
  • Roghi e incendi: i sempre più frequenti incendi, sia di natura dolosa che dovuti all’aumento delle temperature, rilasciano enormi quantità di particolato e altri inquinanti.

L’effetto serra

L’effetto serra è uno dei fenomeni di maggiore impatto sui mutamenti del clima. Questo fenomeno si verifica quando la concentrazione di alcuni gas in atmosfera crea una sorta di barriera, capace di far passare la radiazione solare ma di impedire la dispersione del calore generato. Esattamente come accadrebbe in una serra da coltivazione.

Tra i gas maggiormente responsabili dell’effetto serra vi sono l’anidride carbonica, il metano, l’ozono e l’ossido di azoto. Questi vengono regolarmente prodotti da moltissime attività umane, dall’allevamento ai trasporti, passando per la produzione industriale.

Cambiamenti climatici in atto: le conseguenze

Cambiamenti climatici pianeta
Fonte: Getty Images

Ma quali sono le conseguenze possibili ai processi di cambiamento climatico in atto? Il principale fronte di preoccupazione è relativo all’aumento delle temperature, il fenomeno che avrà maggiore impatto sulla vita dell’uomo e sulla sopravvivenza degli ecosistemi.

Le più recenti stime delle Nazioni Unite parlano di un aumento medio della temperatura a livello globale di 1.5 gradi entro il 2050, soglia che potrebbe raggiungere i 5 gradi entro il 2100. Secondo gli scienziati, è necessario non superare proprio il limite degli 1.5 gradi, poiché gli effetti potrebbero essere nefasti.

Già solo raggiungendo i 2 gradi centigradi, ci si espone a fenomeni quali:

  • Scioglimento dei ghiacci artici e antartici;
  • Crescita del livello dei mari e inondazione delle aree costiere;
  • Aumento di fenomeni atmosferici avversi come inondazioni, alluvioni, trombe d’aria e uragani;
  • Incendi più frequenti;
  • Perdita degli habitat e desertificazione più diffusa;
  • Scomparsa di specie animali fondamentali per la biodiversità;
  • Fenomeni tellurici e vulcanici più frequenti;
  • Riduzione delle fonti di acqua dolce potabili;
  • Calo della produzione agricola e scarsità di risorse alimentari;
  • Pandemie diffuse con la circolazione di virus e batteri favoriti dal caldo.

Perché il cambiamento climatico è un fenomeno globale?

La discussione sui cambiamenti climatici assume spesso toni più politici che scientifici, almeno agli occhi dell’opinione pubblica. Così si è portati a pensare che le mutazioni del clima riguardino solo alcune aree del Pianeta, tanto da ritenere che si tratti, sbagliando, di un fenomeno che non ci coinvolge direttamente.

Se anche la mutazione del clima si manifesti con intensità differenti in varie zone del mondo, non può che essere considerato un fenomeno globale. I confini politici fra le nazioni non hanno ovviamente alcun effetto nel limitare le alterazioni del clima, le conseguenze nefaste saranno distribuite su tutto il Pianeta.

E questo processo globale già ora è decisamente più che riconoscibile. Basti pensare come i temibili incendi che hanno devastato l’Australia nel 2020 abbiano avuto conseguenze a migliaia di chilometri di distanza.

Il particolato e i fumi tossici generati nel Nuovo Galles del Sud hanno raggiunto in pochi giorni gli Stati Uniti e parte del Sudamerica, aumentando i livelli di inquinamento e le concentrazioni di PM2.5 e PM10 nell’aria circostante.

Le conseguenze in Italia

L’Italia potrebbe essere uno dei Paesi dove le conseguenze dei cambiamenti climatici potrebbero farsi maggiormente sentire, per via della sua posizione geografica a cavallo tra il continente europeo e quello africano.

Secondo il Centro Euro-mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, lo Stivale potrebbe essere sottoposto a effetti quali:

  • Aumento delle temperature medie su tutto il territorio
  • Scioglimento dei ghiacci alpini e appenninici
  • Crescita dei livelli del Mediterraneo e possibile inondazione di città marittime o costiere, come Venezia
  • Precipitazioni più frequenti e violente, con un innalzato rischio di dissesto idrogeologico
  • Incendi boschivi più frequenti
  • Diminuzione dei bacini di acqua dolce potabile
  • Danni all’agricoltura e all’allevamento
  • Surriscaldamento dei mari e squilibrio tra specie aliene ed autoctone.

Le conseguenze nel mondo

La situazione nel resto del mondo rischia di essere addirittura più grave rispetto a quella italiana, tanto che i danni ambientali potrebbero avere anche degli effetti sulla tenuta del tessuto sociale, con una crescita di poveri e affamati su tutto il Pianeta.

Tra le aree più a rischio, troviamo:

  • Australia: aumento di incendi, scomparsa di specie animali rare, inondazione delle coste, crescita delle precipitazioni violente;
  • Isole oceaniche: gli arcipelaghi del centro e nord del Continente Americano saranno sempre più coinvolti da precipitazioni distruttive. Haiti è una delle isole più esposte, tanto che la violenza degli uragani è già aumentata negli ultimi anni. Nell’Oceano Indiano alcuni paradisi, come le Maldive, rischiano invece di essere completamente sommerse per l’aumento dei livelli del mare;
  • Amazzonia: la foresta amazzonica, uno dei polmoni verdi del mondo, non riuscirà più ad assorbire CO2 e trattenere la sua umidità. Un fatto che potrebbe rendere più frequenti gli incendi spontanei, così come provocare la morte di numerose specie animali rare;
  • Africa: la desertificazione del Continente Africano diventerà sempre più rapida, tanto che le risorse alimentari e di acqua potabile – oggi già scarse – scompariranno. Ciò potrebbe determinare un flusso migratorio più intenso verso l’Europa, con un fenomeno già ribattezzato come “emigrazione climatica”;
  • Sudest Asiatico: le piogge stagionali diventeranno sempre più intense, causando alluvioni che dureranno per mesi. Nelle stagioni secche, invece, la colonnina di mercurio potrebbe sfiorare i 50 gradi, rendendo impossibile la coltivazione di beni alimentari;
  • Paesi Nordici: diverse nazioni a elevate latitudini – dal Canada alla Russia, passando per Svezia, Finlandia e Norvegia – potrebbero per contro trovarsi ad affrontare inverni molto più rigidi. A causa delle alterati correnti sia artiche che equatoriali, il Vortice Polare si allargherà, spingendo verso Sud correnti molto fredde.

Cambiamenti climatici e riscaldamento globale: quale la differenza?

Se parliamo di cambiamenti climatici è naturale pensare anche al fenomeno del riscaldamento globale. Ma si tratta di due manifestazioni del medesimo problema oppure di due problematiche ambientali differenti? In linea generale, i problemi sono connessi tra loro.

Si può dire infatti che il surriscaldamento globale – un aumento eccessivo delle temperature medie del Pianeta nel lungo periodo – sia uno dei principali fattori che contribuisce ai cambiamenti climatici. La crescita esponenziale della temperatura è dovuta alle attività dell’uomo, in particolare all’immissione in atmosfera di CO2 e altri gas nocivi, responsabili dell’effetto serra.

Cambiamenti climatici e soluzioni

Il processo di alterazione del clima è purtroppo già stato innescato, ormai da diversi decenni a questa parte. Questo non vuol dire che non possa essere attenuato o, forse, in futuro anche invertito. L’obiettivo prefissato dagli scienziati è quello di non superare i 1.5 gradi centigradi nell’aumento delle temperature medie.

Ma per farlo è necessario agire su alcuni specifici ambiti, che possano rallentare il procedimento in corso. Quali sono e quali effetti potranno produrre?

I tre ambiti d’azione contro i cambiamenti climatici

Per contrastare il cambiamento climatico è necessario concentrarsi su più fronti, con un’azione simultanea su tutto il Pianeta, già da oggi. Fra i tanti, è necessario tenere in considerazione questi tre ambiti:

  • Politiche di concerto tra nazioni: l’unico modo per contrastare i cambiamenti climatici è chiedere a tutte le nazioni mondiali di agire di concerto, rispettando medesimi standard volti alla riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. È quanto si è tentato di fare di recente con gli Accordi di Parigi, siglati nel 2015, affinché ogni nazione si impegni a rispettare degli obiettivi climatici entro il 2050, allo scopo di impedire l’aumento delle temperature sopra gli 1.5 gradi. In linea generale. Il traguardo è quello delle emissioni zero: ogni attività umana dovrà essere carbon neutral, cioè in grado di compensare completamente l’anidride carbonica prodotta;
  • Abbandono delle fonti fossili: i combustibili fossili rappresentano oggi una delle principali fonti di gas serra e altri inquinanti, è quindi necessario rinunciarvi il prima possibile. La produzione di energia dovrà diventare quanto prima sostenibile, avvalendosi solo di fonti rinnovabili come eolico, solare ed idroelettrico. Ancora, anche l’intera motorizzazione civile e commerciale dovrà dire addio al petrolio e ai suoi derivati, preferendo invece motori elettrici oppure a idrogeno. Non ultimo, servirà ridurre lo sfruttamento di materiali derivati dallo stesso greggio, così come la sovrabbondante plastica;
  • Contributo personale: ogni singolo cittadino dovrà fare la sua parte per ridurre il proprio impatto ambientale, scegliendo uno stile di vita sostenibile, prestando attenzione ai consumi energetici e riducendo la produzione di rifiuti.

I consigli quotidiani

Anche le piccole azioni quotidiane possono avere un grande impatto sui cambiamenti climatici, soprattutto se alcune regole amiche dell’ambiente verranno adottare da un numero sempre più ampio di persone. Fra i consigli da prendere in considerazione, si elencano:

  • Consumi energetici: evitare di sprecare energia, ad esempio scegliendo lampadine a basso consumo, scollegando dalla rete elettrica dispositivi in stand-by, evitando di utilizzare elettrodomestici quando non strettamente necessario o, ancora, scegliendo programmi “eco” per lavatrici, lavastoviglie e altri strumenti della casa;
  • Auto: le classiche auto a benzina e diesel non sono sostenibili nel lungo periodo, poiché emettono non solo grandi quantità di CO2, ma anche e soprattutto inquinanti molto dannosi per la salute. Meglio scegliere la mobilità elettrica, non ancora a impatto zero ma certamente più sostenibile, oppure scegliere mezzi completamente verdi come la bicicletta;
  • Rifiuti: ridurre il numero di rifiuti prodotti è essenziale per l’ambiente, soprattutto se plastici. Utile è scegliere packaging riciclabile e sostenibile, recuperare gli scarti alimentari producendo del compost a livello domestico, nonché attenersi alla raccolta differenziata;
  • Riciclo e riutilizzo: riciclare o riutilizzare il più possibile oggetti e indumenti in proprio possesso, così da limitare l’impatto degli acquisti sull’ambiente.
  • Dieta: la produzione di carne pesa ogni anno sull’ambiente quanto il traffico stradale. È quindi necessario scegliere regimi alimentari più sostenibili, come la dieta vegetariana o vegana, rinunciando progressivamente alle carni sia rosse che magre.

Cambiamenti climatici: che ruolo ha Greta Thunberg?

Cambiamenti climatici Greta Thunberg attivismo
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Di recente, il tema dei cambiamenti climatici è stato associato alla figura di Greta Thunberg, una giovane attivista svedese. La ragazza è balzata agli onori della cronaca nel 2019, quando avviò i FridaysForFuture: uno sciopero scolastico, ripetuto ogni venerdì, per chiedere ai potenti della terra misure urgenti di contrasto all’alterazione del clima.

In poco tempo la sua iniziativa divenne virale, coinvolgendo milioni di adolescenti in tutto il mondo. Greta Thunberg è diventata così il volto della battaglia climatica fra i giovanissimi, partecipando anche a convegni internazionali, come quelli alle Nazioni Unite.

Oggi l’attivista è considerata una delle fonti comunicative più efficaci per la sensibilizzazione sui cambiamenti climatici. Il merito principale della giovane Thunberg è soprattutto quello di aver portato con prepotenza il tema delle alterazioni del clima sui media.

Ha inoltre saputo parlare in modo onesto e diretto ai suoi pari, quella dei Generazione Z, rendendo i giovani più attenti e protagonisti della protezione dell’ambiente e più sensibili ai temi di sostenibilità ed ecologia.

 

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