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Mare italiano troppo caldo, spopolano specie aliene

Mare italiano troppo caldo, spopolano le specie aliene: i coralli all'Isola d'Elba subiscono necrosi, mentre arrivano alghe e pesci esotici.

Mare italiano troppo caldo, spopolano specie aliene

Fonte immagine: Pixab

Il mare italiano è sempre più caldo, tanto da favorire una vera e propria invasione di specie aliene. Animali e vegetali tutt’altro che tipici del Mediterraneo, pronti a riprodursi velocemente grazie alle temperature favorevoli, minacciando così la sopravvivenza delle specie autoctone. È quanto rivela il primo anno di studi del progetto “Mare Caldo” di Greenpeace, tramite il monitoraggio di otto aree marine protette.

Si tratta di un problema da non sottovalutare, pronto a dimostrare come gli effetti dei cambiamenti climatici siano già oggi rilevabili nell’ambiente. E, senza un’azione coordinata di contenimento del riscaldamento globale, la situazione è destinata a peggiorare.

Mare italiano troppo caldo, le conseguenze

Le temperature dei mari italiani stanno crescendo troppo rapidamente, così come dimostrano le rilevazioni satellitari. In alcune località marittime, come a Portofino e all’Isola dell’Elba, la colonnina di mercurio è arrivata a toccare 1.7-1.8 gradi in più rispetto a 40 anni fa. E il surriscaldamento avviene anche a profondità elevate, oltre i 25 metri, dove la scorsa estate si sono rilevati addirittura 20 gradi tramite degli appositi sensori.

I danni sulla biodiversità marina sono già evidenti, in tutte le aree monitorate lungo lo Stivale. In particolare, all’Isola d’Elba già si rilevano i segni più allarmanti, con circa un terzo delle colonie di Eunicella singularis e Eunicella cavolini – le gorgonie bianche e gialle, dei coralli marini – affette da necrosi dovuta al surriscaldamento delle acque. Nel frattempo, in gran parte del Mediterraneo si è assistito a una proliferazione dell’alga termofila Caulerpa cylindracea, capace di sottrarre sostanze nutritive alla vegetazione autoctona, nonché del pesce pappagallo o del vermocane.

Allo stesso tempo, lo studio ha dimostrato come le aree meno frequentate dall’uomo – come l’Isola di Pianosa – siano maggiormente protette dall’azione dei cambiamenti climatici dovuti all’aumento delle temperature, poiché il minor impatto sulla biodiversità e il ridotto inquinamento permettono alla biodiversità marina di sfruttare delle strategie di adattamento.

Monica Montefalcone, responsabile di “Mare Caldo” per il Distav dell’Università di Genova, ha così commentato i dati raccolti nel corso dell’ultimo anno:

I dati raccolti evidenziano come da sud a nord siano in atto dei cambiamenti, spesso irreversibili, legati al riscaldamento del mare, anche in profondità, che stanno fortemente modificando la biodiversità dei nostri mari. Ci auguriamo che gli studi in corso attraverso il monitoraggio delle temperature e degli impatti sugli organismi bentonici in varie aree dei nostri mari servano a sviluppare le conoscenze necessarie per fronteggiare le attuali sfide ambientali.

L’iniziativa di Greenpeace è stata inaugurata nel 2019 e oggi conta ben nove stazioni di monitoraggio, tra Toscana, Liguria, Sicilia, Sardegna, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Lazio. I preoccupanti risultati raccolti non fanno altro che confermare la drammatica attualità della crisi climatica tutt’oggi in corso e impone strategie immediate per la riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera, prime responsabili del surriscaldamento globale.

Fonte: AdnKronos

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