Come capire se devi pagare o meno una multa che ti è arrivata - Greenstyle.it
Come capire se puoi ignorare una multa appena arrivata o pagarla subito: c’è un dettaglio che devi sempre controllare.
Ricevere una multa da un autovelox non significa automaticamente doverla pagare. Le recenti modifiche normative introdotte dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti (MIT) e confermate da una sentenza della Corte di Cassazione hanno infatti posto nuovi requisiti stringenti per la validità di tali sanzioni.
In molti casi, la multa può essere impugnata con successo se l’apparecchio non rispetta le norme di omologazione e taratura previste dalla legge.
Le nuove disposizioni ministeriali sugli autovelox
Dal 12 giugno 2025 sono entrate in vigore le nuove regole che disciplinano l’installazione e l’utilizzo degli autovelox e degli altri dispositivi di rilevazione della velocità. Queste norme sono state emanate dal MIT per garantire maggiore trasparenza, correttezza e sicurezza nelle procedure sanzionatorie. Tra gli aspetti più rilevanti vi sono le distanze minime obbligatorie per l’installazione degli autovelox mobili e fissi.
In particolare, i dispositivi mobili devono rispettare una distanza minima di 4 km sulle autostrade, 3 km sulle strade extraurbane principali, 1 km sulle strade extraurbane secondarie, locali, itinerari ciclopedonali e urbane di scorrimento, e 500 metri sulle strade urbane di quartiere e locali. Per gli autovelox fissi, invece, la normativa impone una distanza minima tra il segnale che indica il limite di velocità e il dispositivo stesso: almeno 1 km sulle strade extraurbane, 200 metri sulle strade urbane di scorrimento e 75 metri sulle altre strade.
Inoltre, il decreto stabilisce che tali apparecchi possono essere collocati esclusivamente in punti segnalati dal prefetto, in tratti caratterizzati da elevata incidentalità, difficoltà di contestazione immediata o dove la velocità media di transito supera regolarmente i limiti. Un punto cruciale è stato evidenziato della sentenza n. 10365/2025 della Corte di Cassazione, che ha ribadito un principio fondamentale: per essere considerata valida, la multa deve essere emessa da un autovelox omologato e correttamente tarato nell’arco dell’ultimo anno.

Non basta dunque la semplice approvazione formale del dispositivo; l’apparecchio deve avere una certificazione aggiornata che ne attesti la conformità tecnica. Se ciò non avviene, la sanzione può essere impugnata e annullata senza particolari difficoltà. Questa decisione ha importanti conseguenze per i Comuni e le amministrazioni che gestiscono tali dispositivi, con un impatto significativo sui loro bilanci.
Per capire se una multa da autovelox è da pagare o meno, il primo passo è controllare attentamente il verbale. Deve contenere la dicitura relativa all’omologazione del dispositivo, il decreto ministeriale di omologazione, la data di omologazione e i dati identificativi dell’apparecchio. Nel caso in cui queste informazioni non siano presenti, è possibile effettuare un accesso agli atti tramite una richiesta scritta agli enti competenti per ottenere la documentazione. Se si scopre che l’autovelox non è stato omologato o tarato secondo le norme vigenti, il cittadino ha diritto a chiedere l’annullamento della multa.
Il ricorso può essere presentato al Prefetto entro 60 giorni dalla notifica oppure al Giudice di Pace entro 30 giorni. Va sottolineato che, oltre alla validità tecnica degli apparecchi, le amministrazioni devono rispettare le nuove disposizioni ministeriali circa il posizionamento e l’utilizzo degli autovelox. Chi non si adegua rischia di vedere dichiarate nulle numerose multe, con evidenti ripercussioni economiche e amministrative. Le novità introdotte mirano a tutelare gli automobilisti da multe ingiustificate e a garantire una maggiore correttezza nell’uso degli strumenti di controllo della velocità sulle strade italiane, rendendo il sistema più trasparente e affidabile.
