Greenstyle Benessere Salute Stretching tallonite: esercizi utili

Stretching tallonite: esercizi utili

Lo stretching può rivelarsi una soluzione molto utile per recuperare la mobilità perduta in seguito a una tallonite, ecco gli esercizi utili da praticare.

Stretching tallonite: esercizi utili

Lo stretching può rivelarsi un’ottima soluzione contro la tallonite. Occorre però sempre prestare attenzione alla sintomatologia, che deve essere correttamente interpretata, oltre al rispetto dei giusti tempi di recupero dopo un infortunio o trauma.

Innanzitutto è importante chiarire quali sono le caratteristiche che identificano una tallonite, a cominciare dalla tipologia di fastidio che essa rappresenta. Si caratterizza per un’infiammazione, più o meno localizzata, che si manifesta in corrispondenza della regione del calcagno. I più predisposti alla manifestazione di tale problema sono gli sportivi, esposti a infortuni e a un maggior carico sulla parte a rischio.

Stretching in palestra
Fonte: Young African-American man stretching in a gym | Shutterstock Young African-American man stretching in a gym | Shutterstock

Cause e sintomi della tallonite

Nota anche come talalgia plantare, tallodinia o dolore calcaneare, la tallonite può essere provocata da traumi occorsi durante l’attività sportiva o lavorativa, così come una errata scelta delle calzature. Esistono tuttavia alcune tipologie specifiche di cause che vale la pena approfondire anche soltanto brevemente.

Se di natura infiammatoria, la tallonite può essere provocata da una fasciste plantare o da una tendinite dell’achilleo: nel primo caso il dolore nella regione calcaneare si caratterizzerà come interno rispetto al tallone e più localizzato; nel secondo invece la sintomatologia dolorosa risulterà più esterna e diffusa.

Qualora il disturbo sia di origine metabolica, alla base della tallonite potranno esserci patologie quali la gotta, l’artrite reumatoide o altre problematiche sempre a carattere reumatico. Infine può porsi all’origine del problema lo “sperone calcaneare”, una sorta di uncino che nasce al centro del calcagno ripiegandosi poi verso le dita: come nel caso della fascite plantare, il dolore tenderà a essere più localizzato e situato verso l’interno rispetto al tallone.

Esercizi utili

Nel contrastare la tallonite gli esercizi di stretching possono rivelarsi molto efficaci. Rispettando ovviamente le indicazioni basilari su come eseguirlo, questo sistema di allungamento riduce i tempi di recupero e migliora la risposta dell’organismo.

Innanzitutto è bene procedere con la scelta di un abbigliamento comodo, che non limiti i movimenti, oltre al ricevere il necessario via libera dal proprio fisioterapista in caso di infortunio, soprattutto se durante un’attività sportiva. Evitare poi di forzare i tempi di recupero cercando di estendere troppo in fretta muscoli e tendini poiché si rischierebbe di peggiorare la situazione.

Stretching in strada nei boschi
Fonte: Middle aged woman stretching in the woods | Shutterstock Middle aged woman stretching in the woods | Shutterstock

Eseguire qualche passeggiata può risultare utile a riprendere confidenza con il movimento, anche solo per testare le condizioni del tallone e verificare l’evoluzione del problema. Per cominciare gli esercizi di stretching veri e propri è invece possibile scegliere di partire in piedi o sdraiati.

Nel primo caso si posizionerà il piede nei pressi dell’angolo formato tra la parete e il pavimento, curvando verso l’alto la punta del piede, esercitando così tensione a livello plantare.

Stesso effetto che può essere prodotto da seduti, gambe distese, con l’ausilio di un asciugamano o di un telo posizionato appena sotto le dita: basterà tirare a sé le cime del tessuto per regolare la tensione esercitata sulla pianta del piede. Un altro utile esercizio per il recupero da una tallonite prevede l’utilizzo di una delle pareti di casa, o di analogo supporto.

Poggiando i palmi delle mani sulla superficie d’appoggio si posizioneranno poi le gambe in due posizioni differenti: una gamba si troverà a circa 50-60 cm dalle mani, quella che durante l’esercizio dovrà essere piegata, l’altra sarà distesa all’indietro e sottoposta alla conseguente tensione. In alternativa è possibile svolgere tale tecnica anche poggiando le proprie mani sul ginocchio posizionato in avanti, adattando in maniera opportuna la distanza con l’arto in posizione più arretrata.

L’esercizio di cui però nessuno deve sentirsi in grado di fare a meno è il riposo. Ogni infortunio o infiammazione impone all’organismo dei tempi più o meno lunghi di stop per poter riprendere in maniera adeguata la normale attività fisica. Riprendere quindi a praticare sport, anche solo le tecniche di stretching, soltanto una volta che saranno trascorsi i necessari giorni di pausa.

Le informazioni riportate su GreenStyle sono di natura generale e non possono essere utilizzate per formulare indagini cliniche, non devono essere considerate come suggerimenti per la formulazione di una diagnosi, la determinazione di un trattamento, l’assunzione o la sospensione di un farmaco , non possono sostituire in alcun caso il consiglio di un medico generico, di uno specialista , di un dietologo o di un fisioterapista. L’utilizzo di tali informazioni e’ sotto la responsabilita’, il controllo e la discrezione unica dell’utente. Il sito non e’ in alcun caso responsabile del contenuto, delle informazioni, dei prodotti e dei servizi offerti dai siti ai quali greenstyle.it puo’ rimandare con link.

Seguici anche sui canali social

Ti potrebbe interessare

Microplastiche nelle placche delle arterie umane: uno studio italiano le individua per la prima volta
Salute

Per la prima volta sono state individuate delle microplastiche nelle placche delle arterie umane, merito di uno studio italiano pubblicato sulla rivista “The New England Journal of Medicine” e coordinato dal Prof. Giuseppe Paolisso dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e Presidente del CIV dell’IRCCS INRCA, in collaborazione tra Harvard Medical School di Boston, IRCSS Multimedica Milano, Università Politecnica delle Marche (UnivPM), Sapienza e Salerno, e IRCSS INRCA di Ancona