La rivalutazione delle pensioni: come funziona il meccanismo a scaglioni -greenstyle.it-
Con l’avvicinarsi del nuovo anno, arrivano conferme ufficiali sugli importi delle pensioni di gennaio 2026.
Nonostante la legge di Bilancio 2026 sia ancora in fase di definizione e il dibattito politico resti acceso, in particolare con l’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il quadro relativo agli assegni pensionistici appare ormai chiaro e definito. La novità principale riguarda la rivalutazione delle pensioni, che sarà applicata a partire dal 1° gennaio 2026 con un tasso ufficiale dell’1,4%, un valore leggermente inferiore rispetto alla stima iniziale dell’1,6% ma comunque significativo per calcolare con precisione i nuovi importi dei cedolini Inps.
La rivalutazione, tecnicamente nota come perequazione, è un adeguamento annuale che consente di aggiornare gli importi delle pensioni in base all’andamento dell’inflazione, per preservare il potere d’acquisto dei pensionati. Questo sistema si fonda sulla legge n. 448 del 1998 e prevede un aumento non uniforme, bensì differenziato in base a fasce di reddito, per contenere la spesa pubblica ma tutelare soprattutto i trattamenti più bassi.
Per il 2026, il tasso di rivalutazione approvato è dell’1,4%, applicato però seguendo un meccanismo progressivo a tre scaglioni legati al trattamento minimo pensionistico. L’incremento è pieno per la quota di pensione che non supera quattro volte il trattamento minimo, mentre si riduce al 90% per la parte compresa tra quattro e cinque volte il minimo e scende al 75% oltre tale soglia. Ciò comporta che le pensioni più basse riceveranno un adeguamento totale, mentre quelle di importo medio-alto vedranno un aumento più contenuto.
Ad esempio, con la rivalutazione al 1,4%, una pensione da 800 euro lordi mensili aumenterà di 11,20 euro, arrivando a 811,20 euro, mentre un assegno da 5.000 euro avrà un incremento di 70 euro portando l’importo a 5.070 euro. Questo sistema mira a proteggere in modo più efficace i redditi pensionistici più modesti, mantenendo però una rivalutazione anche per le fasce superiori, seppure attenuata.
Nuovi importi per pensione minima, assegno sociale e invalidità civile
L’adeguamento dell’1,4% si applicherà pienamente anche alle prestazioni assistenziali come la pensione minima, l’Assegno sociale e le prestazioni per invalidità civile, tutte comprese nel primo scaglione di perequazione.
La pensione minima, che nel 2025 ammonta a 603,40 euro mensili, salirà a circa 611,85 euro, con un incremento mensile di 8,45 euro e un importo annuo che supererà i 7.950 euro. Allo stesso modo, per gli invalidi civili totali e parziali, il riconoscimento mensile passerà da 336 a circa 340,70 euro. Per i ciechi assoluti non ricoverati, l’assegno salirà da 363,37 a 368,46 euro, mentre per ciechi parziali e ipovedenti gravi gli aumenti saranno proporzionali ai rispettivi importi attuali. Infine, anche l’Assegno sociale, che oggi è di 538,68 euro mensili, aumenterà fino a circa 546,22 euro con decorrenza dal 1° gennaio 2026.

Oltre alla rivalutazione ordinaria, dal 1° gennaio 2026 sono previsti ulteriori incrementi che però potrebbero non apparire sul cedolino di gennaio, ma successivamente, probabilmente a febbraio, con il riconoscimento degli arretrati.
La prima novità riguarda la riduzione dell’aliquota Irpef per il secondo scaglione di reddito (da 28.000 a 50.000 euro), che passerà dal 35% al 33%. Questa modifica fiscale, introdotta dalla legge di Bilancio 2026, comporterà un risparmio fiscale per i pensionati interessati, con un aumento netto in busta paga che potrà arrivare fino a 440 euro annui per chi si colloca nella fascia più alta dello scaglione.
La seconda novità riguarda il cosiddetto incremento al milione, una maggiorazione sociale dedicata ai pensionati con assegni inferiori al trattamento minimo che abbiano compiuto 70 anni (o 65 con adeguata anzianità contributiva). Dal 2026, questo importo sarà elevato da circa 135 euro a circa 155 euro mensili, portando il totale della pensione ad avvicinarsi a 770 euro al mese. Tale maggiorazione interessa non solo i beneficiari della pensione minima, ma anche i titolari di assegno sociale e pensione di invalidità civile che rispettano i requisiti previsti.
