Se hai ereditato tanti debiti, solo così puoi non pagarli - greenstyle.it
Accettare un’eredità può diventare un rischio se non si valutano bene debiti, vincoli e tempistiche.
Alla morte di una persona, il patrimonio viene trasmesso agli eredi. Ma non si tratta solo di ciò che ha un valore positivo. Non ci sono solo case, conti correnti, auto o titoli: passano anche le passività, e in certi casi, i problemi. È bene ricordarlo: accettare un’eredità equivale ad assumersi anche i debiti del defunto. Mutui, cartelle esattoriali, prestiti personali, persino cause in corso. Il codice civile italiano regola questo passaggio in modo molto preciso, ma non sempre chi eredita sa cosa sta davvero firmando – o facendo.
Chi riceve una successione ha davanti a sé tre strade. Può accettare l’eredità con beneficio d’inventario, può rinunciare oppure può accettare in modo puro e semplice. Ognuna di queste opzioni comporta conseguenze economiche molto diverse. Ed è per questo che ogni decisione va presa con cautela, magari sentendo un notaio o un consulente legale. Perché in alcuni casi – lo sappiamo – dire sì può voler dire trovarsi a pagare per sempre i debiti di qualcun altro.
Il beneficio d’inventario come tutela del patrimonio personale
È considerata la forma più prudente di accettazione. Chi eredita con beneficio d’inventario tiene separato il proprio patrimonio da quello del defunto. In pratica, significa che si accetta solo nei limiti di ciò che si riceve: se il defunto aveva 10.000 euro di debiti e si ereditano 8.000 euro in beni, non si sarà obbligati a coprire i restanti 2.000 con soldi propri. Il rischio resta confinato a quello che si riceve. Una barriera, insomma. Questa modalità, però, non si attiva da sola. Richiede una procedura formale, da avviare presso un notaio o la cancelleria del tribunale competente. Serve redigere un inventario completo, dove vanno elencati tutti i beni, ma anche tutti i debiti. L’inventario va fatto entro tempi precisi, previsti dalla legge, e con estrema accuratezza. Una svista può annullare tutto.

Spesso si sceglie il beneficio d’inventario quando l’eredità è complessa o incerta. Magari si sa che esistono beni, ma non si conosce l’ammontare dei debiti. O magari c’è il timore che esistano creditori non ancora noti. In questi casi, questa forma di accettazione è l’unico modo per non rimetterci di tasca propria. Ma c’è un rischio: se si fanno atti che dimostrano di aver agito da eredi – come vendere un bene ereditato o pagare un debito – si può essere considerati accettanti puri e semplici, perdendo ogni protezione. E lì, non si torna indietro.
Quando rinunciare è la scelta più logica (e come evitare l’accettazione tacita)
Se si sa o si sospetta che il defunto avesse debiti superiori ai beni, la rinuncia diventa una scelta razionale. È una procedura chiara: si compila un atto formale davanti al tribunale o a un notaio, lo si registra, e si esce dalla successione. Fine. Non si eredita nulla – né in positivo né in negativo. Nessuna casa, nessun debito.
La legge concede fino a 10 anni per decidere. Ma aspettare troppo può essere pericoloso. Anche in questo caso, se si compiono azioni che possono essere interpretate come “comportamento da erede”, si rischia di accettare tacitamente. E il danno è fatto. Basta un pagamento, una firma, una comunicazione inviata con leggerezza. Poi c’è l’accettazione pura e semplice, che è quella più insidiosa. Molti la fanno per abitudine, senza saperlo. Perché non richiede un atto formale: si può accettare anche solo con un gesto. Una dichiarazione, uno spostamento di mobili, una richiesta all’INPS. Tutto può valere come accettazione implicita.
Con questa scelta, si diventa responsabili in tutto e per tutto. Se i debiti superano i beni, si dovranno coprire con il proprio denaro. E le richieste da parte dei creditori possono arrivare anche dopo anni. Chi accetta in modo puro e semplice non può più tornare indietro. È dentro, fino in fondo. Ecco perché – già – sapere cosa si sta ereditando prima di agire è sempre la mossa giusta.
