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Cosa sapere della plastisfera, un ecosistema artificiale basato sulla plastica

L’aumento dell’utilizzo della plastica non sempre adeguatamente riciclata sta avendo un forte impatto sulla salute dei mari, dando origine alla cosiddetta Plastisfera, un ecosistema artificiale nato dalla plastica, una serie di microrganismi in grado di proliferare sui rifiuti che galleggiano nel mare. Ma quali sono le conseguenze di questo "nuovo" ecosistema?

Cosa sapere della plastisfera, un ecosistema artificiale basato sulla plastica

Fonte immagine: iStock

Nei mari e negli oceani di tutto il mondo si cela un ecosistema che non molti conoscono, ma che tutti noi abbiamo contribuito a creare: la plastisfera, un ecosistema artificiale di plastica al cui interno vivono migliaia di microrganismi, batteri, funghi, alghe e altre creature.

Al pari degli altri ecosistemi, la plastisfera è una sorta di micromondo in cui tutto coesiste in equilibrio, un sistema vivente artificiale la cui esistenza è stata rinvenuta in tempi relativamente recenti (fu descritto per la prima volta solo nel 2013), e i cui effetti sull’ambiente sono ancora tutti da scoprire.

Quel che sappiamo è che, se ci basiamo sulla definizione di ecosistema in quanto “insieme di organismi viventi e non viventi che interagiscono con il loro ambiente”, la plastisfera non può che essere considerata un ecosistema, seppur artificiale e nato essenzialmente dai nostri rifiuti.

Ma cosa si intende esattamente per plastisfera, e in che modo questo ecosistema di plastica potrebbe alterare il già barcollante equilibrio del nostro Pianeta?

Vediamo quali sono le cause della formazione della plastisfera, le potenziali conseguenze e chi vive in questo ecosistema artificiale.

Cos’è e come ha origine la plastisfera, l’ecosistema artificiale di plastica

plastica mare
Fonte: iStock

Per comprendere le origini della plastisfera, bisognerà prima chiedersi dove va a finire e come si trasforma la plastica in mare.

Tutti gli oggetti di plastica che gettiamo nei fiumi, nei mari, nei boschi o per strada impiegano migliaia di anni per potersi degradare completamente. Ciò vuol dire che pezzi di plastica grandi e piccoli continueranno a rimanere nell’ambiente per un lunghissimo periodo di tempo.

La plastica che galleggia nei mari e negli oceani, lo sappiamo bene, può formare intere isole di rifiuti che contaminano le acque, danneggiano la flora e la fauna acquatiche, e – sotto forma di microplastiche e nanoplastiche – finiscono persino nei nostri piatti.

A questo problema si aggiunge anche la formazione dell’ecosistema noto come “plastisfera”, composto essenzialmente da microorganismi che si sviluppano e vivono sui nostri rifiuti di plastica.

L’ecologia della plastisfera

Nella plastisfera, organismi e microrganismi vivono e proliferano, in quanto si sono evoluti per vivere in ambienti plastici artificiali.

Il problema riguarda ogni angolo della Terra, e potrebbe comportare gravi conseguenze. Tuttavia, sembra strano, ma potrebbe anche fornire indicazioni per capire come accelerare il processo di biodegradazione della plastica.

La plastisfera: un ecosistema artificiale nato dalla spazzatura

Il significato di “plastisfera”, dunque, è quello di “ecosistema artificiale basato sulla plastica”.

La caratteristica più importante di questo ecosistema è che è stato creato dall’uomo, seppur in modo “involontario”. Possiamo considerarlo una delle tante conseguenze del problema dell’inquinamento da plastica.

Nell’ultimo decennio sono state condotte numerose ricerche per comprendere le caratteristiche della plastisfera e dei suoi organismi, e ciò che è emerso è davvero affascinante.

Ad esempio, si è osservato che alcuni colori della plastica attraggono una più ricca varietà di microorganismi rispetto ad altri. Per cui sarà più facile trovare una ricca quantità di organismi su plastica di colore blu, piuttosto che su quella gialla.

E a proposito di microrganismi, per chi si chiedesse “chi vive sulla plastisfera”, questo ecosistema ospita un infinito numero si creature di ogni dimensione, dalle diatomee ai cianobatteri, ma anche altre alghe, batteri, piccoli crostacei e numerosi altri organismi.

microplastiche
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L’impatto della plastisfera sull’ecosistema marino

La plastisfera è un ecosistema (artificiale) che vive all’interno di un sistema ben più ampio, quello marino.

Ma quale potrebbe essere l’impatto di questo fenomeno sull’equilibrio della Terra? In realtà le conseguenze potrebbero essere molte, ma non sono ancora del tutto chiare.

Dal momento che la plastica è estremamente longeva, ovvero impiega moltissimo tempo prima di degradarsi del tutto, i microrganismi che la colonizzano vengono trasportati in diverse parti del mondo “a bordo” della plastisfera.

Ciò vuol dire che tali organismi possono raggiungere zone lontanissime, comportandosi come specie aliene e invasive, mettendo a rischio la biodiversità del luogo, decimando le popolazioni di microrganismi locali e alterando profondamente l’equilibrio naturale degli ecosistemi coinvolti.

La plastisfera incide anche sulla nostra salute?

Conosciamo già gli effetti delle microplastiche sulla salute umana, ma cosa sappiamo dell’impatto della plastisfera? In realtà non molto, ma alcuni studi hanno riscontrato la presenza di batteri marini facenti parte del genere Vibrio sulla plastisfera.

Sebbene gran parte di essi non sia pericoloso per la salute umana, alcune specie possono causare malattie nell’uomo e negli animali, il che include anche il temibile Vibrio cholerae, responsabile del colera.

Degradazione della plastica nella plastisfera

Oltre agli effetti sulla salute e sull’ambiente, un altro aspetto del micromondo nato dalla plastica sta suscitando profondo interesse nella comunità scientifica.

Alcuni dei microrganismi che popolano la plastisfera (come i batteri Thioclava sp. BHET1 e Bacillus sp. BHET2) sembrano essere in grado di accelerare il processo di degradazione della plastica, specialmente in condizioni di basse temperature.

Sono necessarie ulteriori ricerche prima di poter trarre conclusioni definitive in proposito. Eppure, ciò potrebbe rappresentare un punto di svolta per risolvere il problema dell’inquinamento da plastica che continua ad asfissiare i nostri mari e la nostra Terra.

Fonti

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