Buone notizie per chi deve uscire dal mondo del lavoro (Foto Instagram - greenstyle.it)
Una buona notizia per molti lavoratori italiani: sarà possibile andare in pensione prima, ma solo per alcune categorie.
Il tema delle pensioni, in Italia, resta sempre al centro del dibattito politico ed economico. Ogni anno si parla di riforme, aggiustamenti, nuove formule per rendere il sistema più equo e sostenibile.
Tuttavia, in mezzo a numeri e percentuali, c’è anche spazio per qualche buona notizia. E questa volta riguarda la possibilità, per alcuni lavoratori, di lasciare il lavoro prima del previsto, usufruendo di canali di pensionamento anticipato che il nostro ordinamento prevede in casi specifici.
Queste categorie andranno prima in pensione
Non si tratta, però, di una misura valida per tutti. La normativa, infatti, riconosce tutele particolari soltanto a chi si trova in condizioni più delicate o a chi svolge mansioni che mettono a dura prova il fisico e la mente. È un riconoscimento, in sostanza, del principio di equità sociale: chi ha lavorato in condizioni più difficili o convive con problemi di salute merita la possibilità di godersi il meritato riposo prima degli altri.
Il sistema previdenziale italiano prevede diversi strumenti che consentono l’accesso alla pensione anticipata, e tutto ruota intorno a tre elementi fondamentali: lo stato di salute, gli anni di contributi versati e la tipologia di lavoro svolto. Combinando questi fattori, si aprono canali che permettono di smettere di lavorare anche prima dei 60 anni, una soglia che, per molti, sembrava ormai irraggiungibile.

Tra le categorie più tutelate ci sono i lavoratori con disabilità o con un’invalidità riconosciuta. In questi casi, la legge offre la possibilità di un’uscita anticipata grazie a requisiti ridotti rispetto a quelli ordinari. Chi, ad esempio, ha un’invalidità pari almeno all’80% può andare in pensione di vecchiaia già a 61 anni se uomo e a 56 anni se donna, a patto di aver accumulato almeno 20 anni di contributi nel settore privato. Va ricordato, però, che per questi lavoratori è prevista una finestra mobile di 12 mesi, il che significa che la decorrenza effettiva della pensione avviene un anno dopo la maturazione dei requisiti.
Un’altra categoria che può beneficiare di agevolazioni importanti è quella dei lavoratori impegnati in professioni gravose o usuranti. Si tratta di mestieri che richiedono un grande sforzo fisico o mentale, spesso svolti in condizioni difficili o con turni notturni. Proprio per questo, la legge riconosce loro la possibilità di accedere alla pensione anticipata con requisiti più flessibili, premiando in un certo senso anni di sacrifici e lavoro pesante.
La ratio è chiara: chi ha sostenuto carichi di lavoro più duri deve poter smettere prima, senza per questo penalizzarsi economicamente. È un principio di giustizia sociale che trova riscontro in varie normative, a partire dal riconoscimento delle cosiddette “mansioni usuranti”.
Insomma, per molti lavoratori si apre uno spiraglio concreto verso un’uscita anticipata dal mondo del lavoro. E anche se non si tratta di una riforma universale, questa novità rappresenta comunque un segnale positivo. In un momento storico in cui l’età pensionabile tende ad aumentare, sapere che esistono percorsi agevolati per chi ha dato tanto — in salute e in fatica — è senza dubbio una notizia che restituisce un po’ di fiducia.
