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Panleucopenia: sintomi e cure della gastroenterite infettiva felina

Fra i vaccini di base trivalenti del gatto figura anche quello per la panleucopenia virale felina. Nota anche come gastroenterite virale felina, si tratta di una malattia ad alto tasso di mortalità soprattutto fra i gattini, i gatti non vaccinati o i gatti non vaccinati correttamente. Il virus, fra l'altro, è strettamente correlato a quello del Parvovirus canino, responsabile della parvovirosi del cane

Panleucopenia: sintomi e cure della gastroenterite infettiva felina

Si torna a parlare di malattie virali dei gatti. Fra le malattie del vaccino trivalente di base dei mici figura anche la Panleucopenia virale felina.

Nota anche come gastroenterite infettiva felina, termine che, effettivamente, può fuorviare visto che ci sono tante altre forme di gastroenterite virale felina causate da virus che non sono quello della Panleucopenia propriamente detta, è una patologia purtroppo ben nota a chi gestisce colonie, gattili e oasi.

Si tratta, infatti, di una malattia ad alto tasso di mortalità che può letteralmente falcidiare le popolazioni feline, particolarmente grave soprattutto nei gattini, nei soggetti con altre patologie concomitanti e in quelli non vaccinati o vaccinati in maniera non corretta per quanto riguarda le dosi di richiamo.

Cause della Panleucopenia virale felina

La Panleucopenia felina, il cui acronimo è PLF, è una malattia di origine virale molto, molto contagiosa. Colpisce sia i gatti che i felini domestici e selvatici. Il virus che la causa è noto con l’acronimo di FPV ed è correlato al Parvovirus canino di tipo 2, il CPV2, che effettivamente può colpire anche il gatto in alcuni casi. Si tratta di un virus a DNA a catena singola, privo di envelope e dall’azione citolitica.

Come disinfettare l’ambiente in caso di Panleucopenia?

Fermo restando le basilari norme igieniche (non introdurre gatti nuovi se non dopo un periodo di quarantena e relativi vaccini, non scambiare ciotole, giochi o coperte, pulire gli ambienti e gli accessori), ecco il virus della Panleucopenia, come quello della Parvovirosi canina, è assai resistente nell’ambiente.

Può rimanere negli ambienti o sugli oggetti contaminati anche un anno se protetto dalle secrezioni. Resiste anche a temperature di 56 gradi per 30 minuti, mentre se fa freddo rimane attivo ancora più a lungo.

Resiste anche a molti detergenti e disinfettanti: non usate alcol al 70%, soluzione di Lugol, sali di ammonio quaternario, utili invece contro il virus del Cimurro nel cane, o i fenoli perché al virus della Panleucopenia fanno il solletico.

Gli unici disinfettanti che si rivelano utili per contrastare il virus della Panleucopenia virale felina sono:

  • candeggina o ipoclorito di sodio al 6%
  • formaldeide al 4%
  • glutaraldeide all’1%

Questi disinfettanti devono essere lasciati agire sulle superfici per almeno dieci minuti a temperatura ambiente prima di essere ben risciacquati per non lasciare pericolosi residui. E non è una cattiva idea disinfettare più e più volte.

Un consiglio: se in casa è morto un gattino di Panleucopenia, prima di prenderne un altro, aspettate qualche mese e procedete con disinfezioni continue.

Modalità di trasmissione della gastroenterite infettiva felina

La modalità di trasmissione preferenziale della Panleucopenia virale felina è quella per contatto diretto con gatti infetti. Tuttavia il virus è capace di persistere a lungo nell’ambiente, motivo per cui è possibile anche la trasmissione per contatto indiretto con ciotole, lettiere, coperte o oggetti venuti a contatto con gatti malati o eliminatori.

Inoltre il virus è in grado di persistere per mesi negli animali infettati, nei gattini infettati in utero persiste anche per più di 1 anno. Particolarmente a rischio sono i gattini, ma occhio che si trasmette facilmente anche ai gatti adulti non vaccinati, causandone la morte. Inoltre gli ambienti sovraffollati sono quelli più a rischio.

Sintomi della Panleucopenia nel gatto

PAnleucopenia virale gatto

Il periodo di incubazione varia dai 4 ai 10 giorni. La gravità dei sintomi varia a seconda di vari fattori variamente combinati fra di loro:

  • assenza di anticorpi materni, protettivi fino a 8 settimane di vita, quindi maggiormente a rischio sono i gattini che non sono stati allattati dalla madre e che non hanno potuto così assumere il colostro
  • condizioni di sovraffollamento
  • stress
  • scarsa igiene dell’ambiente di detenzione
  • presenza di altri patogeni enterici, fra cui il Coronavirus felino, la Salmonella, il Campylobacter e parassitosi intestinale multiple
  • capacità del sistema immunitario del singolo soggetto

Una volta nell’organismo, il virus si replica nei tessuti linfoidi dell’orofaringe. Segue una fase di viremia durante la quale il virus arriva a linfonodi, milza, timo, midollo osseo e intestino. Una particolarità: l’infezione intrauterina, quindi di madri che si infettano durante la gravidanza, porta alla nascita di gattini con ipoplasia cerebellare.

La malattia si manifesta con diverse forme di gravità. Comunque sia, i sintomi più comuni sono rappresentati da diarrea e leucopenia.

Forma iperacuta

  • Grave depressione del sensorio
  • Ipotermia
  • Morte entro 24 ore dalla manifestazione dei sintomi

Forma acuta

  • Febbre alta
  • Anoressia
  • Depressione del sensorio
  • Dolore addominale
  • Vomito, dopo 24-72 ore dai sintomi primari
  • Diarrea, dopo 24-72 ore dai sintomi primari, acquosa e spesso emorragica
  • Disidratazione
  • Leucopenia
  • Aumento di volume dei linfonodi mesenterici
  • Anse intestinali pastose alla palpazione
  • Petecchie
  • Ecchimosi
  • CID
  • Setticemia
  • Morte, tasso di mortalità del 90-95% dei casi

Forma subacuta

  • Febbre
  • Depressione del sensorio
  • Enterite
  • Diarrea profusa ed emorragica

Forma subclinica

  • Leucopenia

Infezione intrauterina

  • Riassorbimento fetale, se la madre si infetta durante il primo trimestre di gravidanza
  • Ipoplasia cerebellare, se la madre si infetta successivamente o atassia felina coi gattini che, dopo le 2-3 settimane di vita, cominciano a manifestare tremori, incoordinazione motoria, atassia, alterazioni del comportamento, danno alla retina, convulsioni

Diagnosi del complesso delle gastroenterite infettiva felina

La diagnosi di Panleucopenia prevede la visita del gatto, l’esame dei sintomi e la conferma tramite esami del sangue. Se i sintomi sono compatibili e si ha contestuale leucopenia, il sospetto clinico è molto forte. Si può confermare il tutto tramite test ELISA sulle feci.

Occhio solo a che test si usa: quelli che valutano il Parvovirus canino, possono diventare positivi solamente al virus del cane, causando falsi negativi per l’eventuale presenza del Parovivurs felino. Naturalmente, se si eseguono test specifici per il Parvovirus felino, si avranno risultati più sicuri.

Come si cura la Panleucopenia? Cenni di terapia

Panleucopenia virale gatto

Non esiste terapia specifica per la Panleucopenia felina. Si attua una cura sintomatica idratando il paziente, fornendo vitamine, curando i sintomi e somministrando antibiotici per evitare setticemie secondarie. Nelle fasi precoci della malattia, si può tentare con l’uso dell’interferone felino ricombinante, ma non in tutti i gatti funziona.

Comunque sia, anche se il gatto viene messo subito sotto terapia, soprattutto nella forma acuta la prognosi è quasi sempre infausta. Nella forma iperacuta, invece, visto che la morte sopraggiunge praticamente entro 24 ore dalla comparsa dei sintomi, c’è poco che si possa fare

Meglio è prevenire vaccinando i gatti e richiamando i suddetti vaccini negli intervalli previsti. Questo sia che si tratti del singolo gatto di casa, sia che si tratti di situazioni con parecchi gatti come gli allevamenti, i gattili, le oasi feline o le colonie feline.

La Panleucopenia del gatto è contagiosa per l’uomo?

La Panleucopenia virale del gatto non è assolutamente contagiosa per l’uomo. Non si tratta, dunque, di una zoonosi.

 

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