Banca, attenzione alle nuove difficoltà (www.greenstyle.it)
Il panorama bancario continua a trasformarsi in modo significativo, con un progressivo ridimensionamento della rete fisica di sportelli.
Il panorama bancario italiano continua a trasformarsi in modo significativo, con un progressivo e marcato ridimensionamento della rete fisica di sportelli. A fine 2024, il numero totale di sportelli bancari in Italia è sceso a 19.655, segnando un calo di 505 unità rispetto all’anno precedente e una riduzione di quasi il 40% rispetto alle oltre 32mila filiali registrate nel 2008. Questo fenomeno di desertificazione bancaria si accompagna a un contesto di consolidamento e innovazione, che ridefinisce il rapporto tra banche e clienti.
Il risiko bancario e il ridimensionamento degli sportelli
Il settore bancario italiano è nel mezzo di un processo di ristrutturazione noto come risiko, che sta accelerando la chiusura degli sportelli. Dal 2020 a oggi, i sette maggiori istituti di credito hanno chiuso oltre 3.300 filiali e ridotto l’organico di circa 20mila addetti. L’agenda delle fusioni e acquisizioni è particolarmente intensa: si attendono entro luglio importanti decisioni come la chiusura dell’offerta di Bper su Popolare di Sondrio e la conclusione dell’Opas di Banca Ifis su Illimity, con adesioni già superiori all’84%. Inoltre, è previsto il voto del consiglio di amministrazione di Mediobanca sull’Ops di Mps, mentre Unicredit sta affrontando un ricorso al Tar del Lazio contro le prescrizioni del golden power relative all’offerta su Banco Bpm.
Il totale dei dipendenti coinvolti nelle operazioni di consolidamento supera i 100mila, suscitando preoccupazioni sindacali. Lando Maria Sileoni, segretario generale della Fabi, ha chiesto l’introduzione di una clausola sociale obbligatoria per garantire la tutela dell’occupazione nel corso del processo di ristrutturazione.

Parallelamente alla riduzione degli sportelli, il settore osserva un significativo aumento del numero di promotori finanziari, cresciuti del 15,1% fino a 35.963 unità. Tuttavia, gli sportelli automatici (ATM) sono diminuiti di oltre 1.500 unità, mentre i terminali POS hanno subito un calo del 22,7%, pari a oltre 220mila dispositivi in meno. Un’eccezione significativa è rappresentata da BancoPosta, che ha leggermente ampliato la propria rete di sportelli e bancomat.
Giuseppe Spadafora, vicepresidente di Unimpresa, denuncia una “progressiva desertificazione finanziaria” che penalizza soprattutto le aree interne e i piccoli comuni italiani, indebolendo l’economia locale. Attualmente, il 43% dei comuni italiani non dispone di sportelli bancari, con 4,6 milioni di cittadini privati di un accesso fisico ai servizi bancari nel proprio territorio, come evidenziato dall’ultimo report di First Cisl.
Un elemento cruciale che alimenta la chiusura degli sportelli tradizionali è la crescita delle banche native digitali, che operano esclusivamente tramite app e piattaforme web, senza filiali fisiche. Questa trasformazione impone alle banche tradizionali la necessità di ridurre i costi fissi per restare competitive, spingendo il ridimensionamento della rete fisica. Tuttavia, nonostante l’ampio utilizzo di internet e mobile banking – oltre il 75% dei correntisti in Italia – la maggioranza degli utenti (93%) considera ancora indispensabili gli sportelli fisici e i bancomat per operazioni quotidiane come i prelievi.
Anche se circa il 20% dei nuovi conti correnti sono aperti presso operatori digitali, questi ultimi vengono spesso utilizzati come conti secondari. Le neobanche, infatti, riconoscono la difficoltà di convincere una parte consistente della clientela, soprattutto quella meno giovane, a rinunciare completamente ai canali tradizionali.
