
Le disuguaglianze di genere nella salute mentale continuano a rappresentare un tema di grande rilevanza, come dimostrano i risultati di uno studio recente pubblicato su The Lancet. Questa ricerca, che ha coinvolto più di 4,8 milioni di persone in Svezia, evidenzia come le donne siano più vulnerabili a disturbi come la depressione e l’ansia rispetto agli uomini. Tuttavia, sorprendentemente, solo il 5% degli studi analizzati ha considerato il genere come una variabile fondamentale, creando così disparità significative sia nella diagnosi che nel trattamento di questi disturbi.
Parallelamente, un altro studio apparso su Nature sottolinea la persistente negligenza della variabile di genere nella ricerca psichiatrica, nonostante l’aumento della consapevolezza riguardo a queste differenze. Le donne, in particolare, mostrano tassi più elevati di disturbi depressivi, d’ansia, alimentari, da stress e bipolari tra i 10 e i 54 anni. Al contrario, gli uomini sono maggiormente colpiti da disturbi come l’autismo, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, oltre a problemi legati all’uso di sostanze e all’alcol nella fascia d’età adulta.
Formazione e consapevolezza a Milano
Oggi, a Milano, si è tenuto un corso di formazione intitolato “Colmare il divario sulla salute mentale della donna: affrontare le disuguaglianze nelle cure“, organizzato dalla Società Italiana di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf) in collaborazione con la Fondazione Onda ETS, un osservatorio nazionale dedicato alla salute delle donne e di genere. Durante l’incontro, esperti del settore hanno discusso dell’importanza di un approccio integrato e olistico per affrontare le problematiche legate alla salute mentale femminile.
Francesca Merzagora, Presidente della Fondazione Onda ETS, ha sottolineato che per affrontare questa questione è necessario implementare strategie mirate, come l’ampliamento dei servizi, la riduzione dei costi per facilitare l’accesso alle cure, e lo sviluppo della telepsichiatria. Ha inoltre evidenziato la necessità di supportare le vittime di violenza e promuovere politiche inclusive, affinché si possa costruire un sistema di salute mentale più equo per le donne.
Le voci della comunità scientifica
I co-presidenti della Sinpf, Matteo Balestrieri e Claudio Mencacci, hanno messo in evidenza come le disuguaglianze di genere nella salute mentale siano evidenti tanto a livello globale quanto in Italia. Le donne, in questo contesto, sono quelle che pagano il prezzo più alto. I dati emersi dal corso di formazione hanno messo in luce l’urgenza di adottare strategie di prevenzione e screening basate sul genere, seguite da interventi specifici per diverse fasce d’età.
“Basta guardare i numeri per capire che i progressi finora non sono stati sufficienti”, hanno affermato Balestrieri e Mencacci. “È cruciale unire le forze all’interno della comunità scientifica e con le istituzioni per colmare questo divario, che vede le donne in una posizione di svantaggio rispetto agli uomini“. La loro richiesta è chiara: è necessario uno sforzo maggiore per garantire che la ricerca sulle malattie neurologiche e psichiatriche tenga conto delle differenze di genere, affinché si possano sviluppare trattamenti più efficaci e giusti per tutti.