Ticket sanitario, esenzione possibile ma non automatica: ecco la guida per richiederla correttamente - greenstyle.it
Esenzione ticket sanitario 2026: cosa fare entro marzo per non perdere il diritto l’anno prossimo.
A dicembre 2025, mentre molte famiglie iniziano a fare i conti con l’anno nuovo, torna un tema che ogni anno crea confusione: l’esenzione dal ticket sanitario. Anche per il 2026, il diritto all’esenzione non scatterà in automatico per tutti. Chi rientra nei requisiti dovrà verificare la propria posizione e, in molti casi, presentare una richiesta formale entro il 31 marzo 2026. Senza questo passaggio, il sistema sanitario non riconoscerà l’agevolazione e ogni prestazione verrà addebitata con ticket pieno. È una regola già in vigore da anni, eppure continua a sorprendere soprattutto over 65, disoccupati, invalidi e pensionati, convinti che il beneficio si rinnovi da solo. Non accade. E nel 2026 non farà eccezione.
Perché l’esenzione 2026 non è automatica e chi deve muoversi già da gennaio
Il sistema delle esenzioni sanitarie si basa su autodichiarazioni periodiche, non su rinnovi automatici universali. Solo una parte dei cittadini, quelli che risultano in regola senza interruzioni dal 2014, non dovrà presentare una nuova domanda. Tutti gli altri, anche se già esenti nel 2025, dovranno confermare o aggiornare la propria situazione entro il 31 marzo 2026. È una scadenza rigida, prevista dai calendari regionali e nazionali, che non ammette proroghe ordinarie.
Per gli over 65, il diritto all’esenzione resta legato al reddito del nucleo familiare, con un limite che continua a essere fissato intorno ai 36 mila euro annui. Superare quella soglia fa decadere il beneficio. Restare sotto non basta: va dichiarato. Lo stesso vale per i disoccupati, per i quali il limite reddituale è più basso e varia in base alla composizione familiare. Chi nel corso del 2025 ha avuto un cambiamento, anche temporaneo, deve comunicarlo. In caso contrario, l’esenzione non viene applicata nel 2026.

La richiesta può essere presentata attraverso i portali regionali, utilizzando SPID o CIE, oppure rivolgendosi direttamente agli sportelli ASL. In molte Regioni è già attiva la verifica tramite Fascicolo sanitario elettronico, che consente di controllare se il codice di esenzione risulta valido per l’anno successivo. Se a gennaio 2026 il codice non compare, significa che l’esenzione non è attiva, anche se nel 2025 lo era. Ed è proprio questo passaggio che ogni anno porta migliaia di cittadini a pagare ticket che avrebbero potuto evitare.
Le categorie più a rischio e cosa controllare prima di prenotare nel 2026
A rischiare maggiormente sono le categorie che, sulla carta, risultano più tutelate. Invalidi civili, persone con percentuali di invalidità superiori al 67 per cento, pazienti con patologie croniche o rare, titolari di assegni sociali o pensioni minime. Tutti hanno diritto a una forma di esenzione, ma nessuna viene attivata se non correttamente registrata nei sistemi sanitari regionali. Il verbale INPS o la certificazione medica non bastano se non vengono associati al codice di esenzione valido per il 2026.
Un altro punto critico riguarda le variazioni di reddito avvenute nel 2025. Anche una modifica lieve, come un lavoro saltuario o una pensione integrativa, può incidere sul diritto all’esenzione. Chi rientra nei limiti ma non aggiorna la propria posizione perde il beneficio per omissione, non per mancanza dei requisiti. I controlli incrociati con Agenzia delle Entrate e INPS arrivano dopo, ma intanto il ticket viene richiesto e va pagato.
Va ricordato che le autodichiarazioni errate comportano conseguenze. In caso di controlli, il cittadino può essere chiamato a restituire le somme non versate, oltre a eventuali sanzioni. Per questo le ASL invitano a verificare con attenzione la propria situazione prima dell’inizio dell’anno. Ogni Regione applica modalità operative leggermente diverse, ma il principio resta identico in tutta Italia: entro i primi tre mesi del 2026 va dichiarato il diritto all’esenzione.
Chi non lo fa, dal 1° aprile in poi, paga tutte le prestazioni sanitarie, anche se rientra nei parametri. È una regola che non guarda all’età, alla condizione sociale o allo stato di salute. Conta solo la procedura. Per evitare sorprese, è consigliabile controllare la propria posizione già a gennaio, prima di prenotare visite, esami o controlli specialistici. In un sistema sempre più digitale, il rischio maggiore resta la convinzione che qualcuno se ne occupi automaticamente. Non accade. E nel 2026, come negli anni precedenti, chi non agisce entro marzo resta fuori.
