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Green Hill, inizia il processo

Inizia presso il tribunale di Brescia il processo ai vertici di Green Hill, accusati di maltrattamento e uccisione immotivata dei cani di Montichiari.

Green Hill, inizia il processo

Si è aperto questa mattina, presso il tribunale di Brescia, il processo a carico dei vertici di Green Hill. L’allevamento di Montichiari, da un biennio al centro delle polemiche animaliste, è stato chiuso nel 2012 su ordine della Procura di Brescia. Diverse le accuse rivolte contro l’azienda specializzata in sperimentazione scientifica sugli animali, tra cui maltrattamento e uccisione di alcuni esemplari di Beagle.

La vicenda è ormai nota: nella primavera del 2012 un folto gruppo di attivisti ha fatto irruzione alla sede di Montichiari, nel bresciano, liberando parte dei cuccioli di Beagle accuditi. Le indagini delle autorità hanno svelato delle condizioni di vita non consone per i cani, quindi è stato predisposto prima il sequestro della struttura e poi la successiva chiusura. Nel frattempo, i quasi 3.000 Beagle salvati sono stati consegnati a LAV e Legambiente, con l’affidamento finale ad altrettante famiglie di volontari certificati. Affidamento inizialmente temporaneo, ora diventato finalmente definitivo.

Il processo si preoccuperà di stabilire le responsabilità dell’azienda, dopo il rinvio a giudizio dei co-gestori della struttura nonché del direttore e del veterinario dell’allevamento. Alcune delle associazioni che hanno gestito il processo d’affido dei cani, nonché monitorato le condizioni della struttura, sono state ammesse come parte civile. Tra queste LAV, Leal, Lega Nazionale Difesa del Cane ed Enpa. Altre, come Legambiente nazionale, Legambiente Lombardia, Oipa e associazione Vita da Cani sono state invece escluse.

La prima giornata si è conclusa con un aggiornamento al prossimo 12 novembre: in aula compariranno circa 20 testimoni, richiesti e citati dal pubblico ministero titolare dell’inchiesta Ambrogio Cassiani. Secondo l’accusa, Green Hill avrebbe violato la legge con “azioni esecutive e senza necessità”, privando i Beagle “dei loro pattern comportamentali, sottoponendoli a comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche”, ospitandoli in un “ambiente inadeguato a esprimere comportamenti etologici propri della loro specie”, causando stress pur di “abbattere i costi d’impresa”.

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