
Nel panorama alimentare italiano, il consumo di tonno, sgombro e sardine conservate in olio d’oliva (o extravergine di oliva) rappresenta una tradizione radicata, che ci distingue nettamente dal resto d’Europa, dove le conserve ittiche in oli di semi sono predominanti. Tuttavia, un paradosso emerge: la maggior parte dell’olio contenuto nelle scatolette di tonno e simili finisce nel rifiuto, nonostante sia un ingrediente utilizzabile in cucina e ricco di nutrienti, come gli omega 3. A complicare ulteriormente la situazione, i costi degli oli d’oliva hanno subito un incremento significativo, con un aumento che ha toccato il 30% negli ultimi due anni, incidendo così sui prezzi finali dei prodotti. Questo scenario ha costretto i produttori di conserve ittiche a rivedere le loro strategie, con ripercussioni evidenti per i consumatori.
Riduzione delle confezioni
Chi è abituato a comprare il tonno in scatola monoporzione ha notato un cambiamento significativo: le dimensioni delle confezioni si sono ridotte. In particolare, il peso è passato dai tradizionali 80 grammi a 70 o addirittura 60 grammi. Questa diminuzione è stata particolarmente evidente nelle scatolette di tonno al naturale, che sono arrivate a pesare solo 56 grammi. La motivazione di questa scelta è chiara: ridurre le dimensioni delle confezioni è un modo per mascherare l’aumento dei prezzi, evitando di dover aumentare il costo della confezione stessa, un fenomeno noto come shrinkflation. Questo termine, che descrive la pratica di ridurre le dimensioni dei prodotti mantenendo il prezzo invariato, è diventato familiare per i consumatori italiani.
Un’analisi condotta su una nota catena di distribuzione italiana ha rivelato che il prezzo del tonno in scatola è aumentato di oltre l’11% nell’ultimo anno. Controllare il prezzo al kg, esposto sugli scaffali, è fondamentale per fare acquisti consapevoli. Infatti, il mercato delle conserve ittiche è caratterizzato da una vasta gamma di prezzi, con valori che variano da 11 a 28 euro/kg per il tonno in olio d’oliva e da 16 a 29 euro/kg per quello al naturale. Per i filetti di tonno, solitamente venduti in vasetti di vetro, i prezzi possono addirittura raggiungere i 52 euro/kg.
Minore quantità di olio nelle scatolette
Un’altra tendenza che molti consumatori hanno notato è la diminuzione della quantità di olio presente nelle scatolette di pesce. Alcuni produttori hanno dichiarato di aver ridotto il contenuto di olio fino al 70%, mantenendo invariata la quantità di pesce. Oggi, in una scatoletta di tonno da 70 grammi, la quantità di olio è scesa a soli 10 grammi. Questa modifica è consentita dalla normativa europea, che stabilisce un rapporto minimo tra il peso lordo e il peso sgocciolato: il tonno sott’olio deve avere un rapporto del 65%, mentre per quello al naturale si attesta al 70%.
Molte aziende hanno attuato questa riduzione in modo silenzioso, mentre altre hanno colto l’occasione per comunicare il cambiamento come un vantaggio per il consumatore. Riconoscendo che, per molti italiani, l’olio nelle scatolette è percepito come un fastidio, alcuni produttori hanno evidenziato la riduzione dell’olio sulle etichette, utilizzando frasi come “leggero”, “solo un filo d’olio” o “con il 60% di olio in meno”. Questa strategia non solo mira a ridurre gli sprechi, ma anche a evitare che l’olio venga smaltito in modo improprio, come nello scarico del lavandino o del water. È fondamentale, infatti, conferire l’olio esausto negli appositi contenitori di raccolta, disponibili in molti supermercati e centri di raccolta differenziata.