Imposta di bollo: quando e perché si applica sui conti correnti (www.greenstyle.it)
Nel panorama in rapida evoluzione della finanza digitale, emergono crescenti preoccupazioni riguardo alla trasparenza e correttezza.
Le autorità di vigilanza italiane ed europee, tra cui l’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) e le principali authority europee di settore, hanno avviato indagini approfondite sulle pratiche commerciali di alcune società fintech e istituti bancari, puntando il focus soprattutto su due aspetti cruciali: le polizze CPI (Credit Protection Insurance) abbinate ai mutui e le offerte di trading con promesse di “zero commissioni”.
Il caso più eclatante riguarda Revolut, uno dei leader globali nel settore fintech, sotto accusa per la distribuzione di polizze CPI obbligate e per un modello di business che potrebbe nascondere costi non immediatamente evidenti ai consumatori. L’AGCM e le autorità europee hanno rilevato che molte di queste polizze vengono proposte come un requisito indispensabile per accedere a determinate condizioni finanziarie, in particolare nei mutui, senza che venga adeguatamente spiegato il carattere facoltativo dell’assicurazione o i dettagli delle coperture offerte.
Parallelamente, nel settore del trading online, le piattaforme che promettono zero commissioni sono oggetto di scrutinio per pratiche di pubblicità potenzialmente fuorvianti. Sebbene la riduzione dei costi di intermediazione sia un elemento positivo, molte offerte nascondono costi indiretti o condizioni poco trasparenti che espongono i consumatori a rischi non sempre evidenti al momento dell’adesione.
Il ruolo delle autorità europee e il Sistema europeo di vigilanza finanziaria
La crescente complessità dei prodotti finanziari digitali ha spinto le istituzioni europee a rafforzare il loro apparato di controllo. Nel quadro del Sistema europeo di vigilanza finanziaria (SEVIF), cui partecipano l’Autorità bancaria europea (EBA) con sede a Parigi, l’Autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali e professionali (EIOPA) con sede a Francoforte e l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), si coordinano le attività di sorveglianza per contrastare pratiche scorrette e garantire una maggiore tutela dei consumatori in tutta l’Unione.
Queste autorità hanno il compito di monitorare non solo le banche tradizionali, ma anche i nuovi operatori digitali, come fintech e piattaforme di trading, che stanno modificando profondamente il mercato finanziario. Il loro intervento è fondamentale per assicurare che l’innovazione tecnologica non si traduca in una maggiore esposizione a rischi non trasparenti per gli utenti.

Un nodo particolarmente delicato riguarda le polizze vita obbligate collegate ai finanziamenti immobiliari. Nonostante la normativa europea preveda che tali assicurazioni siano facoltative e che la scelta dell’intermediario assicurativo sia libera, in molti casi i consumatori si trovano di fronte a offerte in cui la polizza risulta implicitamente vincolante per ottenere condizioni più favorevoli sul mutuo.
Le autorità segnalano che questa pratica può configurarsi come una forma di vendita legata non trasparente, che limita la libertà di scelta del cliente e lo espone al pagamento di premi assicurativi non sempre adeguati al profilo di rischio reale. Inoltre, la complessità delle clausole e la scarsa divulgazione delle condizioni contrattuali rendono difficile per i consumatori valutare correttamente il valore e l’utilità di tali prodotti.
Le segnalazioni raccolte indicano che la trasparenza nelle informazioni precontrattuali è spesso insufficiente, con documentazione contrattuale poco accessibile o formulata in modo tecnico, e pubblicità che enfatizza i vantaggi senza adeguatamente illustrare i rischi e gli obblighi.
Innovazione e inclusività: un equilibrio difficile da raggiungere
L’adozione di tecnologie digitali nei servizi finanziari dovrebbe idealmente facilitare l’accesso, semplificare le procedure e rendere i prodotti più inclusivi. Tuttavia, l’accelerazione verso modelli di business globali e la ricerca di efficienza e risparmio sui costi stanno generando un paradosso: mentre aumenta il numero di offerte e la velocità delle transazioni, cresce anche la complessità delle condizioni contrattuali e il rischio di incomprensioni.
Le piattaforme digitali, pur offrendo nuovi strumenti e opportunità, possono diventare labirinti di offerte articolate, con clausole nascoste e costi non immediatamente evidenti. Questo fenomeno interessa tanto le banche tradizionali quanto gli operatori fintech, evidenziando la necessità di una regolamentazione più stringente e di un’attività di vigilanza più efficace.
