Quando è possibile escludere un figlio dall’eredità: l’indegnità a succedere(www.greenstyle.it)
Nel contesto delle successioni ereditarie, molti si interrogano sulle possibilità di diseredare un figlio in caso di rapporti tesi.
La normativa italiana, tuttavia, stabilisce criteri molto rigorosi per escludere un erede dalla propria eredità, rendendo complesso il caso del figlio distante o assente.
La legge italiana, secondo quanto previsto dall’articolo 463 del Codice civile, disciplina in modo dettagliato il concetto di indegnità a succedere. Quest’ultima rappresenta una sanzione che impedisce a un erede di ricevere la quota ereditaria quando abbia compiuto atti di estrema gravità contro il defunto o i suoi familiari stretti.
Sono tassativamente elencati i casi che comportano l’indegnità a succedere, tra cui:
- omicidio o tentato omicidio del defunto, del coniuge o di un suo discendente o ascendente;
- reati penalmente equiparati all’omicidio, come alcune forme di lesioni gravissime;
- calunnia nei confronti del defunto per reati molto gravi;
- atti di violenza o dolo per costringere il defunto a redigere, modificare o revocare un testamento;
- soppressione, alterazione o occultamento del testamento;
- falsificazione del testamento o utilizzo consapevole di un testamento falso.
Tali situazioni, caratterizzate da comportamenti estremi, sono l’unico fondamento giuridico per escludere un figlio dall’eredità. La semplice indifferenza affettiva o la rottura del rapporto familiare non costituiscono motivo valido per diseredare un figlio.
La protezione della quota di legittima per i figli
Un elemento fondamentale nel diritto successorio italiano è la tutela dei legittimari, ovvero i familiari stretti come i figli, che hanno diritto a una quota minima di eredità, detta quota di legittima. Questa quota non può essere violata, nemmeno attraverso un testamento, a meno che non ricorrano le condizioni di indegnità sopra descritte.
Se un genitore decidesse di escludere un figlio dal testamento senza motivazioni giuridiche valide, il figlio può impugnare il testamento e richiedere la reintegrazione della sua quota mediante un’azione di riduzione. La quota di legittima è quindi una tutela che garantisce ai familiari prossimi una porzione dell’eredità, indipendentemente dalla natura del rapporto personale.
La legge, pertanto, non valuta la “qualità” dei rapporti familiari in termini affettivi, ma si limita a garantire una certa certezza giuridica nelle regole successorie, evitando che siano i tribunali a decidere caso per caso.

Il genitore che desidera ridurre la quota di beni destinata ai figli legittimari può agire legittimamente sulla quota disponibile del patrimonio, ovvero la parte di eredità che può essere liberamente assegnata a terzi o a legatari, senza violare i diritti dei legittimari.
Inoltre, è possibile designare legatari con dispensa da collazione, il che significa che i beni assegnati a queste persone rimangono esclusi dall’asse ereditario destinato ai figli. Questi strumenti consentono di limitare la quantità di beni trasmessi agli eredi legittimi, senza però escluderli completamente, a meno che non sussistano le cause di indegnità.
Disinteresse e diritto successorio: cosa dice la giurisprudenza
La giurisprudenza italiana è chiara nel sottolineare che la mancanza di interesse o la lontananza affettiva di un figlio nei confronti del genitore non costituiscono motivo per dichiararne l’indegnità a succedere. La rottura di rapporti familiari, anche se dolorosa, rientra nella sfera delle relazioni personali e non può essere sanzionata con l’esclusione ereditaria.
Pertanto, un figlio che si è disinteressato ai propri genitori non può essere automaticamente diseredato. La legge punisce solo quegli atteggiamenti che ledono gravemente la persona defunta o i suoi familiari, con condotte che hanno rilevanza penale e morale.
Chi si trova in situazioni familiari problematiche e intende pianificare la propria successione deve rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto successorio per conoscere i limiti giuridici e valutare le strategie più opportune, nel rispetto delle norme vigenti.
