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Clima e ambiente: l’impegno della famiglia reale inglese da Elisabetta II a Re Carlo III

L'impegno di Elisabetta II nei confronti dell'ambiente e del clima è condiviso anche dal resto della famiglia reale, Re Carlo III incluso. Cosa sapere.

Clima e ambiente: l’impegno della famiglia reale inglese da Elisabetta II a Re Carlo III

Il mondo ha l’opportunità di unirsi in un obiettivo comune per creare un futuro più sicuro e più stabile per la nostra gente e per il pianeta da cui dipendiamo. La storia ci ha insegnato che quando le Nazioni si uniscono in una causa comune, c’è sempre spazio per la speranza. Lavorando fianco a fianco abbiamo l’abilità di risolvere i problemi più insormontabili e di trionfare sulle avversità più grandi.

A parlare, solo pochi mesi fa, era la Regina Elisabetta II in uno dei suoi ultimi discorsi pubblici alla nazione. Era il 1° novembre 2021 e in quelle ore stava iniziando a Glasgow, nella sua cara Scozia, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, COP26.

Il videomessaggio ufficiale arrivato a due settimane dalla diffusione circolazione di un video, girato con uno smartphone, in cui si sente Elisabetta II, durante una visita a Cardiff per l’apertura del Parlamento gallese insieme alla duchessa di Cornovaglia Camilla, commentare l’imminente COP26 con toni tutt’altro che lusinghieri nei confronti dei suoi partecipanti: “Sento parlare della COP, ma ancora non so chi verrà” e “parlano, ma non agiscono“.

Dichiarazioni che la famiglia reale avrebbe preferito fossero rimaste private, ma che non appaiono così insolite per chi ha sempre seguito la storia della di Elisabetta II, una regina dai toni e dai modi pacati, spesso restia a prendere posizioni, sopratutto su temi controversi. Ma sempre pronta a bacchettare i politici e i membri del parlamento che si sono succeduti durante i suoi 70 anni di regno.

L’impegno di Elisabetta II per l’ambiente: una consapevolezza sviluppata nel tempo

Oggi le tematiche ambientali sono sempre più al centro del dibattito, ma l’impegno della Regina Elisabetta II su questo fronte affonda le sue radici fin dai primi anni dal suo regno, anche se in un primo momento in modo più privato. Elisabetta II non ha mai nascosto il proprio amore per l’ambiente e gli animali, a cominciare dai suoi fidati Corgi, e per la natura più in generale.

Il merito di questa attenzione all’ambiente, seppur con qualche contraddizione legata al periodo storico e con una consapevolezza aumentata nel corso degli anni, è dovuto anche al consorte Principe Filippo, il Duca di Edimburgo, che già nel 1969 si era lanciato in dichiarazioni di importante valore:

Se l’inquinamento mondiale non è ad un punto critico al momento, è certo che la situazione diventerà intollerabile nel giro di poco tempo. Se falliamo in questa sfida, tutti gli altri problemi diventeranno insignificanti.

Le api della Regina (e ora del Re Carlo III)

Elisabetta II Api

In un periodo storico in cui si è sempre più consapevoli dell’importanza delle api per l’ecosistema mondiale, con un crescente allarme legato alla loro diminuzione anno dopo anno, la Famiglia Reale inglese ha sempre continuato a portare avanti la tradizionale apicoltura legata alle residenze reali, Buckingham Palace, Clarence House e il castello di Balmoral in cui Elisabetta II si era ritirata per trascorrere gli ultimi mesi della sua vita.

Una tradizione nata molto prima di Elisabetta II, ma che la defunta sovrana ha portato avanti con grande passione. Oggi si contano 5 alveari a Buckingham Palace, due alveari Clarence House e un numero non precisato tra la residenza di Balmoral e quella di Sandringham.

Fonti ufficiali parlano di almeno un milione di api nel periodo estivo. La produzione del miele legata a questi alveari riesce da sempre a soddisfare il fabbisogno di miele delle residenze reali, mentre la produzione in eccesso viene venduta e donata.

In questi giorni, subito dopo la scomparsa di Elisabetta II, è stata confermata una tradizione che in pochissimi conoscevano: l’apicoltore ufficiale della famiglia reale, John Chapple, ha dovuto avvisare le api reali del decesso della regnante e comunicare loro la nomina del Re Carlo III.

Un protocollo reale tra i più insoliti, legato anche alla scaramanzia: non avvisare le api del cambio di “padrone”, ha spiegato Chapple alla stampa britannica, potrebbe portare gli esemplari a smettere di produrre miele per il nuovo “padrone” o, addirittura, a lasciare gli alveari o morire. Non ci sono basi scientifiche, ma chi siamo noi per criticare una tradizione che, ad oggi, ha sempre portato dei benefici?

L’amore per la natura e l’ambiente di Elisabetta II (e la passione per il giardinaggio)

Elisabetta II

Tutte le residenze legate alla famiglia reale britannica hanno portato avanti anche in tempi recenti la tradizione del giardino all’inglese, ospitando flora e fauna in arrivo da ogni parte del mondo. Questi angoli verdi di paradiso sono da secoli dei fiori all’occhiello del Regno Unito e non solo, piccoli ecosistemi protetti e rispettati da tutta la famiglia reale.

Il grande giardino che circonda la residenza di Balmoral tanto cara a Elisabetta II è stato avviato nel 1852 sotto la supervisione del Principe Alberto e migliorato nel corso dei decenni da tutti i successivi membri della famiglia reale.

I giardini del Castello di Mey, invece, sono stati ampliati grazie all’intervento della Regina Madre, mentre quelli di Highgrove sono legati a doppio filo al Re Carlo III e sono considerati oggi tra i più innovativi e ispirati del Regno Unito.

E che dire del meraviglioso giardino di Buckingham Palace? Si estende per quasi 17 ettari e ospita 350 tipologie di fiori selvaggi diversi, 85 specie di querce e 45 tipi di gelsi, ma è anche la casa di oltre 30 specie di uccelli nidificanti.

Dal privato al pubblico: quando Elisabetta II ha sposato in modo evidente i problemi dell’ambiente

Se in privato la Regina non ha mai nascosto la propria passione per il verde e per il rispetto dell’ambiente – sono numerosi i racconti che parlano di una sovrana attenta ai consumi e orientata al riuso e al riciclo – c’è stato un momento in cui Elisabetta II ha sposato in modo pubblico le cause ambientali.

Era da poco iniziato il 2000 quando la Regina, ha menzionato per la prima volta l’argomento in un discorso davanti alle Nazioni Unite. Poi è stata la volta del messaggio in occasione della Giornata del Commonwealth e, ancora, del discorso di Natale ai cittadini.

Sappiamo tramite la stampa britannica che nel 2004, ad esempio, Elisabetta II fece pressioni al Primo Ministro Tony Blair affinché affrontasse in modo più aggressivo il problema del cambiamento climatico in vista di un suo incontro col presidente USA George W. Bush e della sua partecipazione al G8 del 2005.

Sempre nel 2004, inoltre, la Regina aprì la conferenza congiunta Germania-Regno Unito sul clima manifestando la propria preoccupazione per le questioni ambientali.

Nel 2009, prendendo parte all’incontro annuale dei capi di governo del Commonwealth, fece ulteriori pressioni sul tema: “La minaccia per il nostro ambiente non è una preoccupazione recente, ma oggi è una sfida globale che continuerà a minacciare la sicurezza e la stabilità di milioni di persone per gli anni a venire“.

L’anno successivo, intervenendo davanti alle Nazioni Unite a New York, Elisabetta II indicò il terrorismo e il cambiamento climatico tra le sfide principali dell’ONU.

La lista potrebbe continuare ancora a lungo. Di certo dobbiamo menzionare la decisione della sovrana inglese di vietare l’uso della plastica usa e getta in tutte le sue proprietà nel 2018. L’anno successivo decise invece di dire addio alle pellicce di animale, preferendo quelle sintetiche.

L’eredità di Elisabetta II vivrà con Re Carlo III

Carlo Clima

Elisabetta II è sempre stata in buona compagnia nell’attenzione riservata alle problematiche legate all’ambiente, a cominciare già già citato principe consorte Filippo. La buona notizia è che tra i grandi sostenitori di questi temi ci sono anche il figlio Carlo, oggi Re Carlo III e il nipote William, come dalla stessa Regina annunciato con orgoglio nel già discorso dello scorso anno in occasione della COP26:

È fonte di grande orgoglio per me il ruolo che il ruolo che mio marito ha giocato nell’incoraggiare le persone a proteggere il nostro fragile pianeta vivrà tramite il lavoro del nostro figlio maggiore Carlo e del suo figlio maggiore William. Non potrei essere più orgogliosa di loro.

Amante della bicicletta e grande appassionato di giardinaggio e dell’agricoltura biologica, Re Carlo III ha sempre avuto a cuore l’ambiente e la sua tutela. Per oltre 30 anni il Principe Carlo ha gestito l’azienda agricola biologica Duchy Home Farm nella residenza di Highgrove House a lui tanto cara. Negli ultimi anni non ha mai rinunciato a dare voce alle proprie preoccupazioni per l’ambiente.

Nel 2007 Re Carlo III ha vinto il premio del Center for health and the global environment (CHanGE)) dell’Università di Harvard per il suo impegno ambientale iniziato già negli anni ’70. Nel 2015, intervenendo a una conferenza a Washington, Carlo aveva sottolineato la necessità di eliminare la plastica dagli oceani:

Oggi quasi la metà dei mammiferi marini presenta della plastica nei loro intestini e so di non essere l’unica persona perseguitata dalle tragiche immagini di uccelli marini che sono stati trovati morti sulle spiagge dopo aver scambiato dei pezzi di plastica per cibo. Il fatto che uno studio recente ha stimato che entro il 2025 ci sarà una tonnellata di plastica per ogni tre tonnellate di pesce nel mare non è qualcosa che considero incoraggiante.

Carlo

L’anno successivo Carlo ha unito le forze con la velista inglese Ellen MacArthur, fondatrice della Ellen MacArthur Foundation, per offrire un premio in denaro agli scienziati in grado di offrire possibili soluzione all’inquinamento da plastica nei mari.

Più recentemente, nel 2020, il principe Carlo ha incontrato Greta Thunberg al summit di Davos e l’anno successivo, parafrasando il famoso “bla bla bla” della giovane attivista svedese, in un’intervista alla BBC in vista della COP26, aveva invitato i leader del mondo a intraprendere azioni concrete:

Parlano e basta. Tutti questi giovani sentono che nulla sta succedendo ed è ovvio che siano frustrati. Lo capisco benissimo, nessuno è pronto ad ascoltare e vedono il loro futuro venir distrutto

Di fronte all’incertezza che si è venuta a creare nelle ore immediatamente successive alla scomparsa di Elisabetta II, almeno sul fronte ambientale possiamo dirci certi che l’eredità della sovrana britannica in fatto di ecologia sia in buone mani.

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