
La TARI e il suo calcolo: tra iniquità e difficoltà operative (www.greenstyle.it)
La TARI, che ogni anno grava sulle famiglie italiane, sta per subire un’importante svolta a partire dal 1° luglio 2025.
Una novità di rilievo riguarda la possibilità che sia direttamente il Comune a farsi carico del pagamento della tassa, con tanto di riconoscimento degli arretrati dovuti ai cittadini per errori di applicazione passata. Questa misura, che può rappresentare un significativo sollievo economico per molte famiglie, nasce da un errore sistematico legato all’applicazione impropria dell’IVA sulla TARI da parte di diversi enti locali.
La Tariffa Rifiuti è un tributo obbligatorio per tutti i possessori o detentori di immobili suscettibili di produrre rifiuti urbani, indipendentemente dall’effettiva quantità di rifiuti prodotti. Questo significa che, come stabilito dalla legge 27 dicembre 2013, n. 147, il calcolo della TARI si basa principalmente sulla superficie calpestabile degli immobili e sulla composizione del nucleo familiare, e non sulla reale produzione di rifiuti, ancora oggi impossibile da misurare con precisione.
Questo meccanismo, seppur pratico per l’amministrazione, penalizza spesso i cittadini più virtuosi, che adottano buone pratiche di riduzione e riciclo dei rifiuti: dall’uso di buste riutilizzabili alla preferenza per prodotti con packaging sostenibile. Inoltre, la tassa deve essere pagata anche per gli immobili vuoti, una situazione che crea non pochi disagi soprattutto a chi possiede più proprietà.
Il Comune obbligato a pagare: retroattività e rimborsi per gli errori sull’IVA
L’elemento più innovativo riguarda la recente presa di posizione che impone ai Comuni di farsi carico del pagamento della TARI dal prossimo 1° luglio. Questa decisione si fonda su un errore diffuso: per anni, infatti, molti Comuni italiani hanno applicato l’IVA sulla TARI, una prassi non conforme alla normativa vigente. Di conseguenza, i cittadini che hanno versato questa imposta aggiuntiva hanno diritto a un rimborso, che il Comune è ora tenuto a erogare con effetto retroattivo fino a dieci anni fa.
Per verificare l’effettivo diritto al rimborso, è necessario controllare le bollette TARI pagate negli anni precedenti. Se sui bollettini compare la dicitura “IVA”, allora si può presentare richiesta al proprio Comune per ottenere la restituzione delle somme indebitamente versate. La misura, di fatto, può alleviare il peso finanziario della tassa per molti cittadini, con cifre che potrebbero permettere anche investimenti importanti, come l’acquisto di una nuova casa.

Il Comune, quale ente territoriale autonomo previsto dall’art. 114 della Costituzione italiana, ha competenza esclusiva sulla gestione della tassa rifiuti, e più in generale sulla gestione dei servizi pubblici locali, compreso lo smaltimento dei rifiuti. L’organizzazione amministrativa comunale, regolata dal decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, attribuisce al sindaco, alla giunta e al consiglio comunale il compito di deliberare le tariffe, approvare i bilanci e garantire il corretto funzionamento dei servizi.
Il Comune, oltre a determinare la TARI, deve assicurare la corretta erogazione del servizio di raccolta e smaltimento, promuovendo anche politiche di sostenibilità ambientale. In questo contesto, l’adozione di criteri più equi e trasparenti per la determinazione della tariffa, che tenga conto non solo della superficie, ma anche di comportamenti virtuosi, è auspicabile per il futuro.
Gli enti locali possono inoltre prevedere riduzioni o esenzioni per categorie specifiche, come abitazioni con unico occupante o utenze non domestiche che donano beni in beneficenza, come previsto dalla legge di stabilità 2014.
Come procedere per il rimborso e cosa aspettarsi
I cittadini interessati al rimborso devono innanzitutto recuperare le ricevute o bollettini di pagamento della TARI degli ultimi dieci anni e verificare la presenza dell’IVA. In caso positivo, è possibile inviare una richiesta formale al proprio Comune, che è obbligato a restituire le somme versate per errore.
Questa possibilità rappresenta una vera e propria boccata d’ossigeno, considerando che il costo medio della TARI può superare diverse centinaia di euro annue, incidendo pesantemente sul bilancio familiare. L’eventuale rimborso, quindi, potrebbe addirittura permettere acquisti importanti o investimenti personali, come l’acquisto di una nuova abitazione.