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Il panorama previdenziale italiano è in piena evoluzione, con il Governo impegnato a definire i contenuti della prossima Legge di Bilancio.
Le decisioni in arrivo sono destinate a modificare sia i requisiti per l’uscita anticipata dal lavoro sia l’entità degli assegni grazie al meccanismo di rivalutazione.
L’attenzione si concentra sulla sostituzione della misura oggi in vigore, Quota 103, che non ha convinto pienamente a causa della penalizzazione derivante dal ricalcolo contributivo dell’assegno. Per superare questa criticità e rendere più accessibile la pensione anticipata, si sta lavorando per introdurre una Quota 41 flessibile.
Pensioni, cambia di nuovo tutto: scattano gli aumenti
Questa nuova configurazione mira a estendere la possibilità di pensionamento al raggiungimento di 41 anni di contributi, ma con un requisito anagrafico minimo che verrebbe fissato a 62 anni. Per bilanciare la flessibilità con la sostenibilità finanziaria, è previsto un meccanismo di penalizzazione differente.

Si sta valutando un taglio dell’assegno pari al 2% per ogni anno di anticipo rispetto all’età pensionabile di vecchiaia. È importante notare che questa riduzione non si applicherebbe ai lavoratori con un ISEE inferiore a una specifica soglia, attualmente indicata a 35.000 euro, tutelando così le fasce economiche più deboli.
Inoltre, il Governo dovrà definire il futuro di altre misure come Opzione Donna e valutare interventi per incentivare l’adesione e l’utilizzo dei fondi per la pensione complementare. Un elemento cruciale atteso è la definizione dell’indice di rivalutazione, che determinerà l’aumento degli assegni a partire dall’inizio del prossimo anno. Questo dato dipende dalle stime ufficiali sull’andamento dell’inflazione attesa.
Le prime proiezioni indicano un potenziale aumento compreso tra l’1,6% e l’1,8%. Tuttavia, è fondamentale ricordare che questo aumento non sarà uniforme. La rivalutazione viene infatti applicata in misura diversa a seconda dell’importo della pensione: l’incremento sarà pieno (al 100%) per le pensioni fino a circa 2.413 euro lordi, mentre sarà parziale e progressivamente ridotto (al 90% e al 75%) per gli importi che superano tale soglia, in linea con la normativa vigente.
Oltre a questi aumenti, i pensionati potrebbero beneficiare degli effetti positivi della riforma fiscale in discussione. Si valuta la possibilità di un taglio dell’aliquota IRPEF per il secondo scaglione di reddito, che potrebbe passare dal 35% al 33%. Se il Governo riuscirà a trovare le necessarie coperture economiche per attuare questa misura, ci sarà un ulteriore vantaggio in termini di netto percepito sugli assegni.
