Stai pagando una tassa nascosta e non lo sai: ogni anno migliaia di euro -greenstyle.it
Il dibattito sulla tassa patrimoniale torna con forza i con nuove proposte che ipotizzano un prelievo fiscale mirato sui patrimoni superiori ai due milioni di euro.
Questa discussione, che si ripropone ciclicamente in tempi di difficoltà economica, riapre il confronto su una misura che potrebbe colpire una ristretta fascia di contribuenti ma generare significativi introiti per lo Stato.
Mentre si parla di nuove imposte sui patrimoni elevati, è importante ricordare che in Italia esiste già una tassa patrimoniale “nascosta”: l’imposta di bollo sulle attività finanziarie. Questa imposta colpisce in modo uniforme tutti i titolari di investimenti finanziari, con un prelievo dello 0,2% sul patrimonio mobiliare.
Stai pagando una tassa nascosta e non lo sai: ogni anno migliaia di euro
Pur essendo una percentuale contenuta, l’imposta viene applicata sistematicamente su ogni rendicontazione di dossier titoli, trimestrale o annuale, rappresentando una spesa fissa per chiunque possieda azioni, obbligazioni o altri strumenti finanziari. La presenza di questa imposta è spesso sottovalutata, ma incide in modo costante sul patrimonio finanziario di milioni di italiani, configurandosi come una vera e propria tassa patrimoniale ordinaria, anche se non selettiva.

La proposta più recente, rilanciata dal segretario generale della CGIL, Maurizio Landini, prevede un contributo di solidarietà applicato esclusivamente a circa 500 mila cittadini con patrimoni superiori ai due milioni di euro. Si tratterebbe di un’imposta progressiva, con un’aliquota dell’1,3%, pensata per ridurre le disuguaglianze e generare risorse a beneficio della maggioranza della popolazione.
Secondo le stime, questa misura potrebbe produrre un gettito aggiuntivo di circa 26 miliardi di euro all’anno. Landini ha sottolineato come sia necessario “prendere le risorse dove sono”, evidenziando che il carico fiscale dovrebbe gravare soprattutto su chi detiene le ricchezze più elevate. La proposta trova supporto anche in recenti analisi della Banca Centrale Europea, che mostrano come in Italia i redditi da capitale siano tassati meno di quelli da lavoro, accentuando la natura regressiva del sistema fiscale.
Attualmente, infatti, l’aliquota massima Irpef raggiunge il 43%, mentre la tassazione sui redditi da capitale si attesta intorno al 26%. Questo squilibrio favorisce l’accumulazione di ricchezza tra i contribuenti più abbienti, che vedono crescere il proprio patrimonio con un carico fiscale relativamente più leggero.
La patrimoniale più nota e controversa resta quella del 1992, introdotta dal Governo Amato, che impose un prelievo del 6 per mille su tutti i conti correnti bancari, una misura che suscitò un vasto dibattito e un forte impatto sociale.Oltre a queste imposte straordinarie, l’Italia è caratterizzata da numerose tasse patrimoniali ordinarie, come l’IMU, il bollo auto, l’imposta di bollo e il canone Rai, che gravano in modo continuativo sui cittadini e sulle loro proprietà.
