Stop al pagamento del canone Rai? Cosa potrebbe succedere nel 2026 greenstyle.it
Nel dibattito politico italiano si riaccende la questione del canone Rai, con nuove proposte che puntano a ridurne il costo nel 2026.
Dopo le tensioni e i contrasti emersi nel 2025, la Lega torna a proporre un taglio da 90 a 70 euro, mentre Forza Italia si oppone fermamente, citando rischi legati all’autonomia della televisione pubblica e all’equilibrio finanziario. Ecco cosa emerge dagli ultimi sviluppi parlamentari e quali potrebbero essere gli scenari futuri per l’importo del canone nel prossimo anno.
La richiesta di abbassare il canone Rai da 90 a 70 euro non rappresenta una novità assoluta. Nel 2024, infatti, questa misura era stata già approvata nella Legge di Bilancio, anche se con una durata limitata a quell’anno. Nel corso del 2025, la Lega aveva promesso di prorogare il taglio, ma la battaglia politica si è risolta con la vittoria di Forza Italia, che con il sostegno delle opposizioni ha bloccato la misura.
Stop al pagamento del canone Rai? Cosa potrebbe succedere nel 2026
Nel testo della Legge di Bilancio per il 2026, depositato di recente al Parlamento, il taglio non è presente ufficialmente, ma tra gli emendamenti è stato inserito, in modo piuttosto discreto, il ripristino della riduzione del canone. L’emendamento prevede la modifica dell’articolo 1, comma 19, della legge 30 dicembre 2023, n. 213, sostituendo il riferimento all’anno 2024 con il 2026, in modo da estendere la validità della riduzione anche al prossimo anno.

Questa iniziativa della Lega mira a mantenere vivo il dibattito sulla riduzione dell’importo, con l’obiettivo finale, secondo alcune fonti del partito, di arrivare addirittura all’eliminazione del canone Rai come tassa. L’opposizione a questa proposta arriva soprattutto da Forza Italia.
Maurizio Gasparri ha espresso fin da subito un netto rifiuto, sostenendo che la riduzione non sarebbe conforme all’European Media Freedom Act, importante normativa europea che tutela l’autonomia e l’indipendenza dei media pubblici. Gasparri ha inoltre evidenziato come un taglio del canone comporterebbe un’inevitabile riduzione delle risorse pubblicitarie della Rai, con il conseguente rischio che il Tesoro debba intervenire per coprire il mancato introito, gravando così indirettamente sui contribuenti.
Le risorse necessarie per ridurre il canone da 90 a 70 euro sono stimate in circa 430 milioni di euro annui, un importo significativo in un contesto di finanze pubbliche ancora sotto pressione. Questo aspetto contribuisce a rendere difficile l’approvazione del taglio, nonostante la dichiarata favorevolezza di una parte della maggioranza.
Anche il dibattito sul metodo di riscossione del canone continua a restare irrisolto. La proposta di sganciare il pagamento del canone dalla bolletta della luce, ventilata più volte negli ultimi anni, sembra essere finita nel dimenticatoio, lasciando invariata la modalità di addebito attuale.
