Un confronto tra le principali insegne(www.greenstyle.it)
In un contesto di forte aumento del costo della vita, anche la spesa quotidiana nei supermercati è diventata un tema centrale.
Tra le catene più note, alcune si distinguono per prezzi nettamente superiori alla media nazionale, trasformando l’esperienza di fare la spesa in un vero e proprio lusso. Quali sono dunque i supermercati più costosi in Italia e quali le ragioni di tali differenze?
I supermercati più cari in Italia
Negli ultimi anni, l’incremento generalizzato dei prezzi ha colpito duramente il settore della grande distribuzione, con effetti che si riverberano sui bilanci familiari. Tra le catene coinvolte, Famila Superstore si colloca tra quelle più criticate per i costi elevati, spesso segnalati dai consumatori come superiori rispetto alla media del mercato italiano. Analogamente, Carrefour e Coop, pur proponendo promozioni frequenti, non garantiscono sempre un risparmio concreto, con prezzi che in diverse aree appaiono allineati o talvolta superiori rispetto ad altri concorrenti.
Anche Tigre e Sigma hanno registrato aumenti significativi, in particolare in alcune zone del Paese, complicando ulteriormente la possibilità di contenere la spesa. Questa situazione riflette un quadro più ampio di difficoltà economiche, dove non solo l’alimentazione, ma anche le bollette di gas e luce stanno gravando sui bilanci familiari.

Tra le catene più costose, Eataly svetta al primo posto. Fondata nel 2004 da Oscar Farinetti, questa realtà è diventata un punto di riferimento per la vendita di prodotti alimentari italiani di alta qualità, con una speciale attenzione alla valorizzazione della gastronomia nazionale. Il suo approccio si differenzia notevolmente da quello degli altri supermercati: non si tratta solo di acquistare alimenti, ma di vivere un’esperienza che racconta la storia, la lavorazione e la cultura del cibo italiano.
Il modello di Eataly, oggi parte del gruppo Investindustrial, propone una selezione di prodotti premium, spesso a prezzi superiori rispetto alla media di mercato, tanto che molti consumatori lo frequentano più per occasioni speciali che per la spesa quotidiana. Nel 2021, Eataly ha fatturato 464 milioni di euro, confermandosi un player di rilievo nel settore della distribuzione alimentare di qualità.
Il gruppo continua a espandersi sia in Italia, con punti vendita in città come Roma, Milano, Torino e Piacenza, sia all’estero, toccando mercati strategici in Nord America, Europa e Asia. Tuttavia, non mancano anche critiche riguardanti la gestione interna e la filosofia aziendale.
Prezzi elevati e nuove strategie di consumo
L’aumento dei prezzi nei supermercati italiani ha spinto molte famiglie a rivedere le proprie abitudini di spesa, privilegiando offerte, mercati locali e prodotti a marchio privato. In questo senso, la competizione tra catene si fa sempre più serrata, con promozioni mirate e una crescente attenzione all’esperienza del cliente.
Eataly, ad esempio, ha puntato molto sulla qualità e sull’esperienza gastronomica, offrendo anche corsi, eventi e una selezione di prodotti stagionali di alto profilo, come tartufi, funghi e vini pregiati. Tuttavia, questa strategia si traduce in prezzi più alti, che non sono accessibili a tutte le tasche.
Dall’altra parte, catene come Coop e Famila continuano a proporre offerte promozionali, ma la pressione dei costi energetici e delle materie prime si riflette inevitabilmente sul prezzo finale degli scaffali.
