
Liguria, questa regione è carissima per le vacanze - greenstyle.it
Questa è la regione più cara d’Italia per le vacanze al mare: tariffe alle stelle tra hotel e stabilimenti, mentre la direttiva Bolkenstein resta inapplicata.
Con l’estate ormai alle porte, i rincari nel settore turistico mettono in difficoltà molte famiglie italiane. I costi per una settimana al mare in Liguria hanno superato la soglia dei 3.000 euro per una famiglia di quattro persone, rendendo questa regione la più onerosa d’Italia. La combinazione di inflazione, caro energia e assenza di concorrenza reale nel comparto balneare sta incidendo pesantemente su uno dei settori chiave dell’economia estiva.
Liguria al top dei rincari: quanto costa una settimana al mare
Secondo rilevazioni recenti, i prezzi degli hotel in Liguria sono cresciuti fino al 20% rispetto al 2024. Questo comporta che un soggiorno settimanale standard per una famiglia può facilmente superare i 3.000 euro, senza includere spese accessorie come ristoranti, parcheggi o attività turistiche. A pesare è anche il costo dei servizi da spiaggia, dove ombrelloni e lettini raggiungono punte tra i 60 e i 100 euro al giorno, anche in stabilimenti di fascia media.

Il quadro si aggrava in un momento segnato da forte pressione economica. L’aumento dei costi energetici, che colpisce direttamente le strutture ricettive, si riflette sui listini, mentre l’inflazione riduce il potere d’acquisto delle famiglie. Gli operatori, in assenza di vincoli regolatori efficaci, adeguano i prezzi in base alla domanda, che resta elevata grazie all’afflusso stabile di turisti stranieri. Questo contesto scoraggia ogni ipotesi di ribasso.
La situazione evidenzia un disequilibrio strutturale: le famiglie italiane vedono erodere la possibilità di vacanza nel proprio paese, mentre l’offerta si orienta verso un pubblico internazionale con maggiore capacità di spesa. Il risultato è un sistema turistico che, pur florido nei numeri, si allontana progressivamente dall’accessibilità sociale.
Concessioni ferme e concorrenza assente: cosa blocca il sistema
Dietro ai prezzi elevati c’è anche un nodo normativo mai sciolto: le concessioni balneari. Da oltre vent’anni l’Unione Europea chiede all’Italia di applicare la direttiva Bolkenstein, che impone gare pubbliche per l’assegnazione delle concessioni. La norma, nata per garantire trasparenza e concorrenza, resta lettera morta. In Italia, la maggior parte degli stabilimenti continua ad operare con rinnovi automatici, spesso affidati a gestioni familiari storiche.
La mancanza di bandi competitivi frena l’ingresso di nuovi operatori e mantiene uno status quo che non incentiva a contenere i costi. Secondo diversi osservatori del settore, questo blocco istituzionale ostacola l’evoluzione del comparto turistico, impedendo a tariffe più flessibili di emergere sul mercato.
Il ritardo nell’applicazione della direttiva europea è legato a pressioni politiche e timori sociali. I titolari attuali temono di perdere l’attività, spesso tramandata per generazioni, mentre i governi che si sono succeduti hanno preferito rinviare ogni intervento. Questo immobilismo normativo produce un effetto diretto sul prezzo finale pagato dai clienti, che si trovano a fronteggiare un sistema rigido, privo di alternative e con margini di spesa crescenti.
Nel frattempo, le località liguri continuano ad attrarre visitatori da tutta Europa, ma con un modello turistico sempre meno accessibile per chi vive in Italia. L’estate 2025 conferma il trend: vacanze sempre più esclusive, sempre meno popolari.