Bancomat, da gennaio partono segnalazioni automatiche se prelevi questa cifra: massima attenzione - greenstyle.it
Le nuove soglie previste dalla normativa introdurranno verifiche automatiche sulle transazioni con bancomat.
Il sistema dei controlli bancari sta per cambiare. A partire da gennaio 2026, una nuova normativa introdurrà segnalazioni automatiche su determinate transazioni effettuate tramite bancomat. Il provvedimento rientra in un piano più ampio di monitoraggio finanziario pensato per contrastare pratiche illecite come il riciclaggio o la frode. Ma non riguarderà solo i grandi evasori. Anche i cittadini comuni dovranno fare attenzione: alcuni prelievi o pagamenti potrebbero attivare un meccanismo di verifica automatica, anche se legittimi.
Non è una misura isolata. Il provvedimento si inserisce in una serie di interventi volti a rafforzare i sistemi di controllo fiscale e bancario, basati su software centralizzati in grado di rilevare anomalie. Saranno i sistemi informatici delle banche a inviare direttamente i dati ritenuti sospetti o fuori soglia all’Unità di informazione finanziaria (Uif), che fa capo alla Banca d’Italia. Il cittadino non verrà avvisato subito. Ma il suo movimento potrà essere analizzato a posteriori da enti di controllo. Il tutto senza necessità di un’indagine o di un reato dichiarato.
Le soglie esatte non sono ancora pubbliche. Le indiscrezioni indicano una possibile attivazione del sistema per prelievi o spese superiori ai 1.000 euro, o per operazioni ripetute nello stesso arco temporale che sommate superano quella cifra. Frazionare le operazioni per restare sotto soglia non servirà, anzi, potrebbe far scattare una segnalazione più dettagliata, proprio per il tentativo apparente di aggirare i controlli.
Le conseguenze delle segnalazioni automatiche per chi usa il bancomat
Ogni movimento sopra soglia potrebbe finire sotto esame, anche se effettuato per motivi leciti. Un prelievo da 1.200 euro, un versamento da 1.500 o un pagamento non ricorrente con carta potrebbero essere trasmessi al sistema centrale e inseriti in un flusso continuo di dati da analizzare. Non ci sarà bisogno di una denuncia o di un sospetto preciso: basterà che i parametri dell’operazione corrispondano a quelli previsti dalla nuova normativa. L’effetto sarà l’apertura di una scheda che potrà essere ripresa successivamente dagli organi competenti.

Chi subisce una segnalazione non viene informato immediatamente. La banca non ha l’obbligo di comunicare l’attivazione del controllo, né l’utente può accorgersene da solo. Solo nel caso in cui si aprisse un procedimento formale, il cliente potrebbe essere contattato per chiarimenti. Ma intanto il suo nome sarà finito in un archivio, insieme a migliaia di altre operazioni simili. La raccolta dati, già attiva in alcuni contesti aziendali e bancari, verrà estesa anche ai privati cittadini, per quanto riguarda l’uso quotidiano del denaro contante o elettronico.
Chi gestisce un’attività commerciale dovrà prestare ancora più attenzione. Un flusso anomalo di pagamenti ricevuti, prelievi elevati in contanti o spese frequenti fuori contesto potrebbero far pensare a operazioni poco trasparenti. Il risultato può essere un’interruzione temporanea del servizio, un blocco del conto, o la richiesta di documenti giustificativi per evitare sospetti.
La norma non introduce sanzioni automatiche, ma espone l’utente a possibili accertamenti futuri. Anche chi agisce in buona fede, se non è in grado di fornire giustificazioni puntuali, potrebbe vedersi coinvolto in controlli fiscali o bancari. Per questo si consiglia di tenere traccia delle spese, conservare le ricevute di pagamento, e usare strumenti tracciabili ogni volta che è possibile. Il passaggio al sistema automatico renderà le transazioni più rapide da analizzare, ma anche più fredde, prive cioè della capacità di distinguere un’operazione legittima da una illecita se manca il contesto.
Le abitudini da cambiare per non finire nel radar del nuovo sistema
Chi usa il bancomat per prelevare somme importanti, ad esempio per spese mediche, pagamenti a professionisti o acquisti una tantum, dovrà iniziare a pensare in termini di tracciabilità. Una cifra prelevata di colpo può apparire come anomala se non è collegata ad altri dati contestuali. Ancora più rischiose le operazioni ripetute, anche se piccole, che sommate indicano una strategia di frazionamento. È su questi comportamenti che i nuovi algoritmi di sorveglianza punteranno l’attenzione.
Il consiglio è quello di agire con precisione e trasparenza, lasciando sempre una traccia consultabile. L’uso di contanti sarà ancora consentito, ma andrà gestito con cautela, soprattutto quando coinvolge importi sopra i mille euro. I movimenti bancari dovranno essere coerenti con il reddito dichiarato, altrimenti il sistema potrebbe rilevare discrepanze. Lo sappiamo: non si tratta di cambiare solo il modo in cui si paga, ma l’intero approccio alla gestione delle proprie finanze.
Le banche avranno un ruolo centrale nel chiarire ai clienti cosa aspettarsi. Già oggi molti istituti prevedono avvisi sui movimenti insoliti, ma dal 2026 il margine di discrezione sarà ridotto. I controlli saranno automatici, e non dipenderanno più dall’intuizione di un operatore, ma da uno schema fisso deciso a monte. Questo potrà limitare le spiegazioni umane, rendendo più difficile distinguere un errore da un’azione voluta.
Essere informati resta l’unico modo per evitare sorprese. Seguire gli aggiornamenti normativi, chiedere spiegazioni al proprio consulente e documentare ogni operazione sono strumenti utili per affrontare un sistema che cambia in modo silenzioso, ma con effetti molto concreti. Chi resta indietro rischia di pagare in termini di tempo, stress e complessità amministrative. E non è detto che basti “non avere nulla da nascondere”.
