L’integrazione al minimo della pensione: definizione e funzionamento(www.greenstyle.it)
Il tema della pensione minima e dell’assegno sociale resta centrale nel panorama previdenziale, soprattutto in un contesto economico a rischio.
Con le novità introdotte nel 2025, tra adeguamenti e chiarimenti normativi, è fondamentale comprendere come funzionano queste misure di sostegno, chi può beneficiarne e quali sono i requisiti attuali.
In Italia, il concetto di pensione minima è più correttamente definito come integrazione al trattamento minimo. Si tratta di un meccanismo che permette all’INPS di aumentare l’importo di una pensione già esistente qualora questa risulti inferiore alla soglia minima stabilita dalla legge. Non si tratta di una pensione autonoma, ma di un supplemento volto a garantire un livello minimo di sussistenza.
Per il 2025, il trattamento minimo è stato aggiornato a 603,40 euro lordi mensili, con una rivalutazione ordinaria dello 0,8%. Tuttavia, la Legge di Bilancio 2025 ha introdotto una rivalutazione straordinaria del 2,2%, portando l’importo a 616,67 euro lordi mensili (8.016,71 euro annui). Questa maggiorazione si applica esclusivamente a chi già percepisce l’integrazione, mentre chi non l’ha mai richiesta deve presentare domanda all’INPS.
Il requisito di reddito è fondamentale: per i pensionati soli, il reddito personale non deve superare 8.016,71 euro annui; se coniugati, il reddito complessivo della coppia non deve eccedere 31.376,80 euro. L’INPS effettua controlli annuali tramite il modello RED per verificare il mantenimento dei requisiti.
Un elemento importante riguarda il sistema di calcolo della pensione: chi ha una pensione calcolata con il sistema contributivo puro (cioè chi ha iniziato a versare contributi dopo il 1° gennaio 1996) generalmente non può beneficiare dell’integrazione al minimo, a meno che non si tratti di invalidi con assegno ordinario, come stabilito dalla recente pronuncia della Corte Costituzionale n. 94/2025.
Assegno sociale: chi può richiederlo e quali sono i requisiti aggiornati
L’assegno sociale è una prestazione a carattere assistenziale, destinata ai cittadini italiani e stranieri che si trovano in condizioni economiche disagiate e che non hanno diritto a una pensione o percepiscono un reddito molto basso. Introdotto nel 1996 in sostituzione della pensione sociale, è erogato su domanda e non richiede il versamento di contributi.
Per il 2025, l’importo dell’assegno sociale è stato fissato a 538,69 euro mensili per tredici mensilità, esente da imposte IRPEF. Il beneficio è attribuito a chi abbia compiuto almeno 67 anni di età, risieda in Italia da almeno dieci anni in modo continuativo e soddisfi requisiti reddituali stringenti: reddito personale inferiore a 7.002,97 euro annui per i non coniugati, e reddito familiare inferiore a 14.005,94 euro per i coniugati.
Utili chiarimenti sono stati forniti dall’INPS nel 2023 riguardo al requisito del soggiorno legale e continuativo in Italia per almeno dieci anni, condizione essenziale per accedere all’assegno sociale. Sono ammesse alcune assenze dal territorio italiano, purché non superino sei mesi consecutivi o dieci mesi complessivi nel quinquennio, salvo motivi gravi documentati come salute o obblighi militari.
Anche i cittadini stranieri possono richiedere l’assegno sociale, a patto che siano titolari di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo, rifugiati politici, apolidi o familiari di cittadini comunitari iscritti all’anagrafe. L’assegno sociale è una prestazione non reversibile ai superstiti, non pignorabile e non esportabile all’estero, con sospensione prevista in caso di permanenza all’estero superiore a 29 giorni continuativi.

Sebbene entrambi gli strumenti abbiano lo scopo di fornire un reddito minimo ai pensionati in difficoltà, sono fondamentali alcune differenze tra integrazione al minimo e assegno sociale:
- Natura della prestazione: l’integrazione al minimo è una misura previdenziale che interviene per aumentare pensioni già esistenti; l’assegno sociale è una prestazione assistenziale, indipendente dai contributi versati.
- Requisiti contributivi: l’integrazione è riservata principalmente a chi ha una pensione calcolata con sistema retributivo o misto; l’assegno sociale non richiede alcun requisito contributivo.
- Limiti reddituali: entrambi richiedono limiti di reddito, ma l’assegno sociale prevede soglie più basse e un sistema di riduzione proporzionale in caso di redditi parziali.
- Eleggibilità per età: l’assegno sociale si può richiedere a partire da 67 anni, mentre l’integrazione al minimo si applica a pensioni di vecchiaia o di invalidità.
