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OGM in Italia, associazioni invitano la Camera a votare NO

OGM in Italia, associazioni chiedono alla Commissione Agricoltura della Camera di bloccare gli emendamenti del Ministro Bellanova.

OGM in Italia, associazioni invitano la Camera a votare NO

Arriveranno domani presso la Commissione Agricoltura della Camera i 4 emendamenti al centro della protesta contro l’utilizzo degli OGM in Italia. Si tratta di provvedimenti avanzati dal Ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova, che secondo 14 associazioni utilizzano l’aggiornamento delle misure fitosanitarie come scusa per autorizzare di fatto l’uso degli Organismi Geneticamente Modificati su suolo italiano.

Secondo le associazioni il rischio per l’Italia sarebbe di vedere approvati non soltanto gli OGM tradizionali, ma anche i “nuovi” OGM (New Breeding Techniques – NBT). Questi ultimi sono stati equiparati dalla Corte di Giustizia UE (nel 2018) agli Organismi Geneticamente Modificati tradizionali.

I firmatati del comunicato stampa lamentano il fatto che gli emendamenti proposti da Teresa Bellanova siano stati presentati senza alcun confronto pubblico con le organizzazioni di settore. Inascoltate anche le voci di chi produce secondo agricoltura biologica o le associazioni ambientaliste. Secondo quanto riportato nella nota, il MIPAAF chiede alla Commissione Agricoltura della Camera:

Un parere positivo sui 4 decreti legislativi relativi al Servizio fitosanitario nazionale, alla riorganizzazione del settore delle sementi, dei materiali di moltiplicazione dei fruttiferi e delle ortive e della vite.

È noto a tutti che, relativamente alla riorganizzazione del sistema sementiero nazionale, non c’è nessuna necessità di adeguamento a norme europee poiché queste non sono state ancora modificate, come sostiene invece il nostro Ministero dell’Agricoltura.

Agricoltura e OGM, associazioni: diritti fondamentali a rischio

All’interno del comunicato le 14 associazioni firmatarie hanno evidenziato che:

I decreti non solo tentano di introdurre gli OGM, “vecchi” e “nuovi”, nel nostro Paese, ma cancellano anche diritti fondamentali degli agricoltori come quelli dello scambio di sementi e della risemina – diritti codificati dalla Legge 6 aprile 2004, n. 101 – “Ratifica ed esecuzione del Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l’agricoltura, con Appendici, adottato dalla trentunesima riunione della Conferenza della FAO a Roma il 3 novembre 2001”. Una decisione che verrebbe presa nella ricorrenza del secondo anniversario dell’adozione della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui Diritti dei Contadini e delle altre persone che lavorano nelle Aree Rurali.

Le Associazioni evidenziano che, mentre si dichiara che “l’obiettivo è contrastare il rischio crescente di introduzione nel territorio dell’unione europea di organismi nocivi, tali da minacciare seriamente i nostri sistemi produttivi agricoli con ripercussioni negative sulla qualità e i prezzi delle nostre derrate alimentari”, cosa giusta e condivisibile, di fatto si vuole aprire la strada ad un pericolo ben più grande rappresentato dai nuovi OGM, che certamente non sono lo strumento utile a difendere tipicità, tradizione e territorialità delle nostre produzioni, ma anzi servono a prolungare l’esistenza di quell’agricoltura a monocoltura intensiva insostenibile e sempre più dipendente dalla chimica che di fatto minaccia sempre di più la biodiversità, l’ambiente, la salute e la sopravvivenza della tradizione agricola italiana.

Biodiversità

Le 14 associazioni temono inoltre la possibilità di modificare geneticamente “la grande maggioranza di specie di interesse agrario quali le ortive come il pomodoro, i fruttiferi come il melo o la vite e quelle di interesse forestale”. Con gravi rischi, concludono le associazioni, per quanto riguarda la biodiversità in Italia:

La presenza dei nuovi OGM in pieno campo sarebbe devastante non solo per la biodiversità, ma anche economicamente. Le associazioni chiedono quale sarà la sorte della crescente produzione biologica, che in Italia vale oltre 4,3 miliardi di euro o dei prodotti a marchio DOP, IGP, STG, che valgono oltre 16 miliardi di euro, tutti rigorosamente “OGM free”?

Quesito rivolto anche alle Regioni che hanno espresso parere favorevole ai decreti durante la seduta della Conferenza Stato-Regioni dello scorso 17 dicembre, nonostante aderiscono alla rete europea delle Regioni OGM-free.

Il comunicato stampa è stato diffuso a nome delle seguenti associazioni: Acu; AIAB; Ari; Cambia la Terra; Fair Watch; FederBio; Firab; Greenpeace; Isde; Legambiente; Lipu; Pro Natura; Slow Food; WWF; Coordinamento Europeo Via Campesina.

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