Invalidità, nuove regole per le pensioni: cosa cambia - Greenstyle.it
La nuova legge fissa nuove regole per quanto riguarda la pensione d’invalidità da 603 euro: tutto quello che c’è da sapere.
Entra in vigore dal 10 luglio 2025 una significativa riforma per l’assegno di invalidità che rappresenta una svolta epocale nel sistema previdenziale italiano.
Grazie alla recente sentenza della Corte Costituzionale, viene infatti garantito un importo minimo mensile di 603,40 euro a tutti i titolari di questa prestazione, compresi coloro che rientrano nel sistema contributivo e fino ad oggi erano esclusi dall’integrazione al minimo.
L’assegno di invalidità: definizione e funzione
L’assegno di invalidità è una prestazione economica erogata dall’INPS a favore dei lavoratori che, a causa di malattie o menomazioni fisiche o mentali, vedono ridotta permanentemente la propria capacità lavorativa a meno di un terzo rispetto a quanto richiesto per mansioni compatibili. Introdotto dalla legge n. 222 del 1984, questo trattamento ha natura temporanea e può essere rinnovato annualmente fino a un massimo di tre anni, soggetto a controlli medico-legali. Al raggiungimento dei requisiti anagrafici e contributivi, l’assegno si trasforma automaticamente in pensione di vecchiaia, semplificando così il passaggio tra le due forme di tutela.
La svolta normativa è frutto della sentenza n. 94 del 2025, pubblicata il 9 luglio, con cui la Corte Costituzionale ha dichiarato incostituzionale la parte della legge Dini del 1995 che escludeva dal beneficio dell’integrazione al minimo i percettori di assegno di invalidità calcolato esclusivamente con il sistema contributivo. Fino a oggi, infatti, i lavoratori che avevano iniziato l’attività lavorativa dopo il 1995 percepivano un assegno proporzionato esclusivamente ai contributi versati, senza alcuna integrazione per raggiungere una soglia minima di sostentamento. Questo ha generato disparità ingiustificate tra lavoratori con analoghe condizioni di invalidità ma diversa anzianità contributiva.
La Corte ha pertanto stabilito che il diritto all’integrazione fino all’importo di 603,40 euro mensili – pari all’assegno sociale – deve essere esteso a tutti i beneficiari, indipendentemente dall’anzianità contributiva e dal sistema di calcolo adottato. Va sottolineato che questa misura ha effetto solo per il futuro: non è prevista alcuna retroattività e quindi le somme non erogate prima del 10 luglio 2025 non saranno recuperate.

L’assegno ordinario di invalidità è rivolto a lavoratori assicurati presso l’INPS che presentano una capacità lavorativa ridotta a meno di un terzo, corrispondente a una invalidità compresa tra il 66% e il 99%. Per accedere alla prestazione è indispensabile soddisfare precisi requisiti contributivi: almeno 5 anni di contribuzione complessiva, con almeno 260 settimane versate nei cinque anni precedenti la domanda. La domanda deve essere presentata all’INPS e corredata da certificazione medica elettronica. È inoltre necessaria la prenotazione di visite di accertamento presso i centri medico-legali INPS, che verificano la sussistenza delle condizioni di invalidità.
Al raggiungimento dell’età pensionabile, l’assegno viene automaticamente convertito in pensione di vecchiaia senza bisogno di ulteriori procedure. Dal 10 luglio 2025 l’importo minimo dell’assegno di invalidità è fissato a 603,40 euro mensili. Tale somma, equiparata all’assegno sociale, sarà garantita attraverso un’integrazione finanziata con risorse della fiscalità generale.
Questo intervento mira a garantire un livello minimo di sostentamento a tutti i soggetti con invalidità che non possono svolgere attività lavorativa in modo continuativo, riducendo le disuguaglianze tra i percettori di assegni calcolati con differenti metodi previdenziali. Questa novità rappresenta un passo avanti importante per la tutela sociale delle persone con disabilità lavorativa, assicurando un trattamento più equo e dignitoso a chi si trova in condizioni di vulnerabilità economica e sanitaria.
