
Da chi ereditano l'intelligenza i bambini (www.greenstyle.it)
Nel dibattito sull’ereditarietà dell’intelligenza nei bambini, la scienza fornisce finalmente risposte chiare.
Nel dibattito sull’ereditarietà dell’intelligenza nei bambini, la scienza fornisce finalmente risposte chiare riguardo a quale genitore trasmetta maggiormente il quoziente intellettivo (QI). La questione, spesso oggetto di discussione tra mamma e papà, trova ora un fondamento scientifico che attribuisce un ruolo più decisivo alla madre, pur riconoscendo l’influenza di molteplici fattori.
L’intelligenza ereditata: un mix di genetica e ambiente
Quando nasce un bambino, i genitori e i familiari cercano di individuare quali tratti siano stati ereditati: dagli occhi al carattere, passando per l’intelligenza. A differenza delle caratteristiche fisiche, l’intelligenza non dipende da un singolo gene, ma da un complesso sistema genetico. Secondo le ricerche attuali, circa il 50-60% del QI è determinato geneticamente, mentre il restante 40-50% si sviluppa grazie all’ambiente, all’educazione e alle esperienze di vita.
Psicologi come Howard Gardner hanno ampliato la concezione di intelligenza, identificando diverse forme, dalla logico-matematica alla musicale, fino a quella verbale-linguistica. Queste intelligenze multiple riflettono predisposizioni naturali diverse, che si manifestano in modo variegato nei bambini. Tuttavia, sotto il profilo genetico, il contributo materno risulta predominante, soprattutto per via della trasmissione dei geni legati all’intelligenza.

Gli studi genetici evidenziano che molti dei geni associati all’intelligenza sono localizzati sul cromosoma X. Le donne possiedono due cromosomi X, mentre gli uomini ne hanno uno solo, e ciò implica che la madre possa trasmettere ai figli una quota maggiore di geni che influenzano il QI. Questo dato scientifico spiega perché spesso l’intelligenza venga attribuita maggiormente al contributo materno.
Nonostante l’importanza della componente genetica, gli esperti sottolineano che l’intelligenza non è un tratto fisso e immutabile. “La genetica rappresenta solo un punto di partenza”, affermano gli studiosi, “molte funzioni cognitive, emotive e relazionali vengono apprese attraverso il rapporto con le figure di riferimento durante la crescita”. L’interazione con l’ambiente familiare, la qualità dell’educazione e le esperienze personali giocano quindi un ruolo cruciale nel modellare le capacità intellettive del bambino.
Questa scoperta scientifica non significa che il contributo paterno sia trascurabile, bensì che l’intelligenza è il risultato di una combinazione complessa tra eredità genetica e fattori esterni. I genitori hanno quindi un ruolo complementare: mentre la madre può trasmettere una base genetica più significativa, entrambi influenzano attraverso l’educazione e l’ambiente le potenzialità cognitive del figlio.
Il dibattito sull’origine dell’intelligenza si arricchisce così di dati concreti che valorizzano il contributo della madre, ma riconoscono l’importanza di un ambiente stimolante e di relazioni affettive positive per lo sviluppo completo delle capacità intellettive nei bambini.