Medico di base: così lo pagherai - Greenstyle.it
La riforma della medicina generale e i tagli al SSN rischiano di limitare l’accesso alle cure primarie, con nuove spese a carico dei cittadini e impatti sulle fasce più deboli.
Il sistema sanitario italiano si trova di fronte a un cambiamento epocale: l’addio al medico di base gratis, con la prospettiva concreta che le visite dal medico di famiglia diventino a pagamento. Questa trasformazione, che fino a poco tempo fa appariva remota, oggi rischia di mettere in discussione il principio di universalità e gratuità della sanità pubblica, pilastro fondamentale sancito dall’articolo 32 della Costituzione.
La trasformazione della medicina territoriale e l’addio al modello tradizionale
Per decenni, il rapporto con il medico di famiglia ha rappresentato un punto di riferimento stabile e gratuito per milioni di italiani, essendo una componente chiave della medicina territoriale e dell’assistenza primaria. Tuttavia, a causa di tagli finanziari, carenze strutturali e crescente pressione economica sul Servizio sanitario nazionale (SSN), la certezza di un’assistenza gratuita sta vacillando.
Secondo le più recenti indicazioni dal Ministero della Salute e dai monitoraggi dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), si profila il rischio che anche le prestazioni più ordinarie – come visite per malanni stagionali, prescrizioni o certificati – possano richiedere un esborso economico ai cittadini, trasformando un diritto universale in un privilegio per chi può permetterselo.

Parallelamente, un’importante riforma della medicina generale è in corso: i nuovi medici di famiglia non saranno più “liberi professionisti” convenzionati ma assunti direttamente dal SSN con contratti a orario fisso. Essi opereranno prevalentemente all’interno delle Case di comunità, strutture territoriali pensate per avvicinare le cure al domicilio del paziente e decongestionare ospedali e pronto soccorso.
Questa riforma, fortemente sostenuta dal ministro della Salute Orazio Schillaci, mira a creare gruppi di lavoro multidisciplinari e a migliorare la qualità delle cure primarie, ma apre anche a nuove sfide organizzative e finanziarie, soprattutto in considerazione del fatto che molte Case di comunità attualmente risultano “scatole vuote” senza personale medico sufficiente.
L’eventuale introduzione di ticket o costi per le visite dal medico di base si tradurrebbe in una barriera insormontabile per le categorie più fragili: anziani, malati cronici e persone con redditi bassi o discontinui. Per queste persone, anche una spesa modesta può diventare un ostacolo all’accesso alle cure, con conseguenze gravi sulla prevenzione, la diagnosi precoce e la gestione delle patologie.
Questa riduzione dell’accesso equo alle cure non è un problema solo economico, ma anche di salute pubblica: una minore prevenzione favorisce la cronicizzazione delle malattie, il sovraffollamento dei pronto soccorso e l’aumento dei costi sanitari complessivi nel lungo periodo.
In parallelo, le recenti interpretazioni restrittive sulle detrazioni fiscali delle spese sanitarie, come nel caso di spese per perizie medico-legali non detraibili se intestate a terzi, alimentano ulteriormente i timori di un sistema sanitario più gravoso e meno solidale. Questo fenomeno rischia di creare una doppia velocità tra chi può accedere a consulenze private agevolate fiscalmente e chi deve per forza affidarsi a canali istituzionali penalizzati.
