Greenstyle Ambiente Rifiuti radioattivi: cosa sono e come devono essere smaltiti

Rifiuti radioattivi: cosa sono e come devono essere smaltiti

I rifiuti radioattivi derivano da diverse attività che si avvalgono di tecnologie nucleari, come la produzione di energia elettrica, la ricerca medico-scientifica e la produzione industriale. Sono divisi in varie categorie a seconda della radioattività e della loro durata e devono essere gestiti in appositi depositi, affinché non rappresentino un rischio per l'ambiente o le persone. In Italia, saranno in futuro depositati nel Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi.

Rifiuti radioattivi: cosa sono e come devono essere smaltiti

Fonte immagine: vchal via iStock

Cosa si intende per rifiuti radioattivi e in che modo devono essere smaltiti? Per quanto la gran parte delle persone sia solita associare questa tipologia di rifiuti alle centrali nucleari per la produzione di energia, in realtà sono molti altri gli ambiti che possono produrne in quantità variabili. Ad esempio, rifiuti radioattivi possono derivare da alcune attività scientifiche, mediche e industriali.

Le gestione dei rifiuti radioattivi avviene seguendo precise linee guida, stabilite sia a livello nazionale che europee, per garantirne una gestione in piena sicurezza. Di seguito, tutte le informazioni utili.

Cosa significa rifiuti radioattivi?

Con il termine rifiuti radioattivi si identificano tutti i materiali che derivano dall’utilizzo dell’energia nucleare o di altre tecnologie nucleari, che contengono isotopi radioattivi. A livello normativo, il Decreto Legislativo 230 del 17 marzo 1995 identifica questi rifiuti come “le materie radioattive prodotte o rese radioattive mediante esposizione alle radiazioni inerenti alle operazioni di produzione e di impiego di combustibili nucleari“.

I rifiuti radioattivi possono derivare dalle più svariate attività che si avvalgono di tecnologie nucleari, tra cui:

  • centrali nucleari per la produzione di energia elettrica;
  • attività di ricerca e di cura medico-scientifica;
  • <li>attività produttive sia di tipo industriale che agricolo.

Proprio per questa ragione, anche l’Italia produce rifiuti radioattivi, nonostante il referendum del 1987 che ha sospeso la produzione autoctona di energia nucleare. Questo perché, come già accennato, questi materiali di scarto radioattivi possono derivare anche da altre attività.

La classificazione dei rifiuti radioattivi

Rifiuti radioattivi
Fonte: Pixabay

I rifiuti radioattivi si possono trovare in differenti forme: semplificando, possono essere ad esempio fanghi chimici, metalli, resine e via dicendo. In generale, vengono raccolti in tre grandi gruppi:

  • Rifiuti di prima categoria: si tratta di materiali dalla radioattività ridotta, che si esaurisce in tempo relativamente breve, tipici della ricerca scientifica e medica;
  • Rifiuti di seconda categoria: rimangono radioattivi più a lungo, con un tempo variabile tra decenni e qualche secolo;
  • Rifiuti di terza categoria: possono rimanere radioattivi per migliaia di anni.

Cosa si intende per scorie radioattive?

Che differenza c’è tra scorie nucleari e rifiuti radioattivi? Sebbene entrambe derivano dall’utilizzo di svariate tecnologie nucleari, vi è una distinzione:

  • nel linguaggio comune, con il termine scoria nucleare si identifica il combustibile esausto che deriva dall’attività dei reattori nucleari, ad esempio per la produzione di energia elettrica;
  • con rifiuti radioattivi, invece, si raggruppano tutte le tipologie di scarti radioattivi, non solo legati a reattori nucleari.

Come si smaltiscono i rifiuti radioattivi

Lo smaltimento dei rifiuti radioattivi dipende dalla loro classificazione. I rifiuti di prima categoria, ovvero quelli che esauriscono la loro radioattività in tempi brevi, vengono immagazzinati in modo sicuro, per poi essere smaltiti quando la radioattività stessa decade.

Per le altre categorie, invece, si procede con:

  • il condizionamento, ovvero una serie di trattamenti che trasformano i rifiuti radioattivi in forma solida e stabile, per poi essere inseriti in appositi contenitori – ad esempio, di cemento – e conservati in speciali depositi;
  • lo smaltimento in depositi definitivi, ovvero la conservazione dei materiali ottenuti con il condizionamento in speciali depositi, ad esempio sotterranei o appositi impianti, che possano conservarli nel tempo in sicurezza.

Dove vengono stoccati i rifiuti radioattivi italiani

Ogni Paese europeo che si avvale di tecnologie nucleari è chiamato a individuare siti idonei e a provvedere alla creazione di impianti, provvisori e definitivi, per il corretto stoccaggio dei rifiuti. In Italia, con il Decreto Legislativo 31 del 2010, è stato conferito a Sogin il compito di realizzare il Deposito Nazionale dei Rifiuti Radioattivi: un’area di stoccaggio definitiva, per tutti i rifiuti prodotti sul territorio nazionale. Ancora, sul sito scelto per il deposito verrà realizzato un parco tecnologico per la ricerca tecnico-scientifica.

In attesa del Deposito Nazionale, dove vengono depositati questi rifiuti? Chi si occupa della loro gestione?

  • quelli di prima categoria, quindi a bassa radioattività, vengono conservati dalle stesse strutture che li utilizzano, per poi essere smaltiti in modo canonico quando ormai decaduti;
  • quelli di seconda e terza categoria, sono provvisoriamente depositati in appositi centri di gestione e trattamento, in attesa di poter essere trasferiti al Deposito Nazionale;
  • parte dei rifiuti derivanti dall’attività di decommissioning delle centrali nucleari attive sul territorio italiano fino al 1987 sono stati inoltrati all’estero per il loro riprocessamento, verranno poi inseriti nel Deposito Nazionale quando disponibile.

Impatto ambientale e rischi

Contatore geiger
Fonte: Pixabay

Quando si parla di rifiuti radioattivi, è comprensibile che nella popolazione sorgano dubbi e preoccupazioni, anche perché quello della radioattività è un tema che solleva una certa apprensione. Tuttavia, il corretto stoccaggio di questa tipologia di rifiuti può garantire un buon profilo di sicurezza, anche se non rappresenta probabilmente una soluzione definitiva. Soprattutto per quelli di lunga durata, anche di decine di secoli, l’onore della loro gestione dei rifiuti oggi prodotti viene esteso alle generazioni future.

Se la gestione non avviene correttamente, ci possono essere rischi sia per la salute che per l’ambiente:

  • contaminazione ambientale di suolo, aria e acqua circostanti ai depositi non correttamente gestiti;
  • esposizione della popolazione a vari livelli di radioattività che, se elevata, può causare conseguenze anche importanti sulla salute;
  • pericoli per i lavoratori degli impianti, che potrebbero essere esposti a radioattività quando i rifiuti non sono correttamente gestiti;
  • inquinamento a lungo termine, in caso di fughe di radioattività, che possono contaminare siti anche per molti anni e, soprattutto, anche a distanza dagli impianti.

Il rispetto delle normative e delle disposizioni per il corretto stoccaggio, così come del monitoraggio delle scorie del tempo, è quindi fondamentale per ridurre i rischi sia per l’ambiente che per le persone.

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