
Preti e suore, svelato i loro guadagni: tutta la verità - greestyle.it
Preti e suore, quanto guadagnanno realmente? svelto il reddito di queste figure: tutta al verità finalmente viene scoperta!
Il reddito di un prete non è assimilabile a un normale stipendio come quello di un lavoratore dipendente. In Italia, i sacerdoti non ricevono un vero e proprio salario dallo Stato, a meno che non siano impegnati in attività lavorative riconosciute dal sistema previdenziale pubblico, come insegnamento o funzioni amministrative. La loro principale fonte di sostentamento deriva dalle offerte dei fedeli, dai contributi della Chiesa e, in alcuni casi, da una pensione se hanno versato contributi nel settore pubblico.
Nel dettaglio, i preti diocesani ricevono una quota mensile chiamata “assegno di sostentamento”, che può variare significativamente a seconda della diocesi, dell’età e del ruolo ricoperto. Questa somma, spesso modesta, è finalizzata a coprire le spese di vitto, alloggio e altre necessità quotidiane. Diversamente, i religiosi appartenenti a ordini e congregazioni ricevono il necessario dalla comunità religiosa cui appartengono, che provvede a garantire vitto, alloggio, e una piccola somma per spese personali.
Le suore, analogamente, non percepiscono uno stipendio, ma vivono all’interno delle comunità religiose che si fanno carico del loro mantenimento. Tali comunità possono essere finanziate da donazioni, da attività caritative e da fondi propri accumulati nel tempo.
Preti e suore, svelato i loro guadagni: tutta la verità
Contrariamente a quanto si possa pensare, lo Stato italiano non eroga uno stipendio diretto ai sacerdoti o alle suore. Il sostentamento economico proviene principalmente dalla Chiesa cattolica stessa, che gestisce risorse attraverso le offerte dei fedeli, il 5×1000, e i fondi provenienti dall’8×1000, una quota dell’imposta sul reddito delle persone fisiche destinata alle confessioni religiose. Le somme raccolte sono infatti impiegate per finanziare opere di carità, mantenere le strutture ecclesiastiche, e supportare le attività pastorali e sociali.

Inoltre, molte diocesi e ordini religiosi ricevono donazioni private e gestiscono patrimoni immobiliari che contribuiscono al sostentamento delle comunità. In alcune situazioni, i preti possono percepire contributi per specifiche funzioni o incarichi particolari, ma si tratta di eccezioni più che di regola.
Dal punto di vista fiscale, preti e suore godono di una particolare posizione. Le somme ricevute a titolo di offerte o assegni di sostentamento non sono considerate reddito imponibile ai fini IRPEF, a condizione che siano destinate esclusivamente a coprire le necessità di vita. Questo regime fiscale particolare è disciplinato da normative che tengono conto della loro specifica condizione di vita religiosa e celibataria. Per quanto riguarda la previdenza, molti sacerdoti sono iscritti alla Gestione Separata INPS o ad altre forme previdenziali a seconda della loro attività lavorativa. In caso di impegni extra ecclesiastici, come insegnamento o servizio in enti pubblici, possono godere di pensioni e contributi analoghi a quelli del resto dei lavoratori.
Non mancano però situazioni di precarietà, soprattutto per i religiosi anziani o malati che dipendono interamente dai fondi delle congregazioni o dalla carità dei fedeli. Per questo motivo, alcune diocesi italiane hanno istituito fondi di solidarietà per garantire un minimo di sicurezza economica a chi non ha altre fonti di reddito.