
Patente, introdotto un nuovo limite: se la ritirano è finita - greenstyle.it
Una circolare del Ministero dell’Interno ribadisce l’obbligo di trasmissione fisica delle patenti ritirate, escludendo qualsiasi modalità digitale.
Nel pieno della transizione digitale della pubblica amministrazione, una comunicazione ufficiale del Ministero dell’Interno riporta tutto indietro di qualche passo. La circolare del 29 maggio 2025 chiarisce che le patenti ritirate devono essere inviate solo in formato cartaceo alle Prefetture competenti. Nessuna deroga, nemmeno in presenza di strumenti già in uso per altri procedimenti. Il chiarimento ha causato non poche perplessità tra agenti, uffici amministrativi e cittadini coinvolti, tutti alle prese con norme ancora lontane dalla digitalizzazione.
Il documento cartaceo resta obbligatorio
Il chiarimento parte da un punto preciso: il software SANA, sviluppato per la gestione dei ricorsi amministrativi relativi alle violazioni del Codice della Strada, non può essere utilizzato per la trasmissione digitale delle patenti ritirate. Alcuni comandi di polizia avevano ipotizzato questa soluzione come scorciatoia operativa, ma il Ministero ha escluso qualsiasi possibilità di utilizzo per questo scopo. La legge, oggi, non prevede alcuna forma di digitalizzazione del documento.

La Prefettura resta l’unico destinatario autorizzato, e il documento fisico deve essere consegnato o spedito con modalità tradizionali. Gli articoli 216, 218, 219 e 223 del Codice della Strada stabiliscono senza ambiguità che l’invio della patente deve avvenire in modo materiale, dal luogo dell’infrazione alla sede dell’ente prefettizio. Ogni altra forma di trasmissione – scansioni, copie digitali, PEC – è giuridicamente irrilevante.
Anche l’idea di trattenere il documento presso il comando accertatore è stata rigettata. La patente deve lasciare fisicamente la disponibilità dell’agente per essere inviata al Prefetto, che deciderà poi la sospensione o l’eventuale restituzione. Il flusso rimane identico a quello previsto prima dell’avvento della digitalizzazione.
Conseguenze per cittadini e forze dell’ordine
Per i cittadini coinvolti, questo meccanismo si traduce in una procedura più lenta e meno flessibile. Una volta ritirata, la patente non può restare presso gli organi di polizia, né può essere gestita in modalità remota. La sua spedizione fisica rappresenta un passaggio obbligato. Le tempistiche si allungano, e la possibilità di monitorare il procedimento in tempo reale – come già avviene per altri atti tramite SPID o fascicolo digitale – resta fuori portata.
Le forze dell’ordine, dal canto loro, devono gestire una burocrazia più articolata, aggravata dalla necessità di rispettare le regole formali senza possibilità di semplificazione. La circolare, pur riconoscendo che “la moltiplicazione dei passaggi materiali non innalza la qualità dell’azione amministrativa”, ricorda che finché la legge non cambia, il processo resta invariato.
Il nodo è normativo. Senza un intervento legislativo esplicito, non è possibile introdurre neppure modifiche tecniche che semplifichino la prassi. La trasformazione digitale dell’amministrazione italiana, spesso invocata nei programmi politici, resta così bloccata da lacune normative che impediscono anche i piccoli adeguamenti.
L’episodio mette in luce uno degli aspetti più critici del rapporto tra diritto e tecnologia: l’inerzia legislativa spesso ostacola innovazioni che sul piano operativo sarebbero già realizzabili. Intanto, per i cittadini che attendono una risposta dalla Prefettura sul destino della loro patente, non resta che affidarsi alla posta, come vent’anni fa.