
Dieta vegana per gli astronauti NASA. Cambio di menu per i viaggiatori dello spazio americani, a partire dalla prossima missione su Marte prevista intorno al 2030. L’ormai classico cibo re-idratabile o quello termostabilizzato, il Tang (bevande in polvere ad altro contenuto energetico), la carne irradiata e la frutta essiccata potrebbero lasciare posto ad una vera e propria cucina dello spazio in stile vegan.
Il problema del rifornimento di cibo per la NASA è divenuto un nodo centrale in previsione della prossima missione verso il pianeta rosso, la cui durata stimata è di oltre 2 anni. Un periodo troppo lungo per ricorrere ai soliti sistemi di approvvigionamento secondo quanto affermato da Maya Cooper, ricercatrice presso la Lockheed Martin e a capo del progetto per il nuovo menu vegan:
Marte è differente semplicemente perché è davvero molto lontano. Non è ipotizzabile inviare un veicolo ogni sei mesi e rifornire gli astronauti di cibo così come avviene per la Stazione Spaziale Internazionale.
In fase di sviluppo alcune soluzioni per concentrare in dimensioni sufficientemente ridotte alimenti, tra cui la pizza e il sushi vegani, in grado di garantire i nutrienti necessari alla sopravvivenza nello spazio. Oltre a questo, allo studio è anche la possibilità di consentire agli astronauti di coltivare frutta e verdura durante la missione su Marte sfruttando una sorta di “effetto serra marziano”.
Grazie alla sostituzione del normale terriccio con una soluzione di acqua unita a sali minerali gli astronauti potranno dare vita ad un “giardino idroponico”, così da garantirsi l’approvvigionamento di frutta e verdura con cui integrare i cibi preconfezionati e variare il loro menu:
Un menu del genere è vantaggioso perché permette agli astronauti la coltivazione di piante vive in grado di crescere nello spazio, garantendo il fabbisogno di nutrienti grazie a frutta e verdura fresche, oltre ad assicurare loro di fatto la libertà di scelta del menu giornaliero poiché non del tutto preconfezionato.
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Circa 100 ricette vegane sono state selezionate, in base alla loro adattabilità alla realizzazione nello spazio, dopo la consultazione di numerosi libri di cucina vegan. Verranno poi preparate e successivamente liofilizzate, garantendo così alle porzioni una durata minima stimata in 2 anni. Riguardo la possibilità di cucinare a tutti gli effetti nello spazio le verdure fresche ricavate dall’orto “marziano”, gli scienziati stanno lavorando all’adattamento delle istruzioni per la cottura a gravità ridotta. I ricercatori sono ottimisti sulla possibilità che la soluzione possa essere rappresentata dall’utilizzo di una comune pentola a pressione.