Greenstyle Alimentazione Meduse, cibo sostenibile del futuro?

Meduse, cibo sostenibile del futuro?

Si sente spesso parlare delle meduse come del cibo sostenibile per il futuro. Ma perché? Sarà vero? E come valori nutrizionali come siamo messi? Di sicuro le meduse non sono ingredienti che qui in Italia siamo abituati a vedere di solito, ma le cose potrebbero presto cambiare

Meduse, cibo sostenibile del futuro?

[ghsumary]

Meduse come cibo sostenibile per il futuro? Ebbene sì, anche le meduse fanno parte dei cibi che si pensa possano essere maggiormente sostenibili, accanto ad alghe e insetti. A dire il vero in Italia e in Europa mancano ancora le autorizzazioni per utilizzare le meduse come ingrediente alimentare, ma nella cucina asiatica sono ampiamente diffuse. Ma di cosa sanno? E riusciranno a prendere eventualmente piede qui da noi, visto l’ostracismo nei confronti delle farine di insetti e della carne coltivata in laboratorio?

Davvero le meduse sono considerate un cibo sostenibile per il futuro?

meduse

Frenate i facili entusiasmi: in Italia non è possibile mangiare le meduse perché non sono ancora state autorizzate dall’Unione Europea. Quindi quando si parla di novel food come le meduse, può essere che, forse, fra anni le vedremo in tavola. Almeno, qui da noi, perché se andate in Asia, anche solo in Cina o in Giappone, è facile trovarle nelle varie preparazioni.

Ma perché sono considerate come un cibo sostenibile per il futuro? Semplice: perché il loro numero è in aumento, anche se non si sa bene il motivo (ma il dubbio che possano c’entrarci i cambiamenti climatici c’è).

Inoltre sono formate per la maggior parte da acqua, proteine, collagene e sali minerali, senza dimenticare gli acidi grassi e le poche calorie. Certo, per altri versi sono abbastanza carenti: niente carboidrati, niente zuccheri, assenza di determinate vitamine e niente fibre. Inoltre, se mangiate sotto sale, contengono livelli spropositati di sodio.

Tuttavia, rispetto ad altri novel food come gli insetti, le meduse potrebbero essere maggiormente accettate, soprattutto da chi ama il sushi, il pesce crudo e le alghe.

L’idea è quella non solo di sfruttare le meduse per l’alimentazione umana, ma anche per utilizzare nei mangimi per animali, per filtrare le microplastiche nelle acque, per scopi farmaceutici e anche nei prodotti cosmetici.

Una particolarità delle meduse utilizzate come cibo è che più si nutrono di prede grandi, maggiori proteine e acidi grassi insaturi contengono. Dunque questo influenza il loro valore nutrizionale.

Se siete comunque interessati all’argomento, nel 2021 Antonella Leone ha pubblicato un papabile libro di ricette dal titolo European Jellyfish Cookbook – Prime ricette a base di meduse in stile occidentale.

Quali sono i valori nutrizionali delle meduse?

Medusa
Fonte: Pixabay

Questi sono i valori nutrizionali riferiti a 100 grammi di medusa essiccata sotto sale:

  • calorie: 36 kcal (151 kj)
  • grassi: 1,4 grammi
  • carboidrati: 0
  • proteine: 5,5 grammi
  • fibre: 0
  • zuccheri: 0
  • acqua: 68 grammi
  • ceneri: 25,1 grammi
  • calcio: 2 mg
  • sodio: 9.690 mg
  • potassio: 3 mg
  • fosforo: 20 mg
  • ferro: 2,27 mg
  • magnesio: 2 mg
  • zinco: 0,42 mg
  • rame: 0,14 mg
  • selenio: 42,2 mg
  • vitamina A: 2 mcg
  • vitamina B1 o tiamina: 0,01 mg
  • vit. B2 o riboflavina: 0,01 mg
  • vitamina B3 o niacina: 0,2 mg
  • vitamina B6 o piridossina: 0,01 mg
  • acido folico: 0 mcg
  • vitamina B12 o cobalamina: 0,02 mcg
  • vitamina C: 0
  • vitamina D: 0
  • vitamina E: 0,02 mg
  • acidi grassi monoinsaturi: 0,202 g
  • acidi grassi polinsaturi: 0,475 g
  • a. grassi saturi: 0,273 g
  • colesterolo: 5 mg

In pratica le meduse contengono il 79,71% di proteine e il 20,29% di grassi, ma sono del tutto sprovviste di carboidrati, zuccheri e fibre.

Esistono meduse commestibili in Italia?

medusa, mare

No, né in Italia né in Europa è possibile mangiare le meduse. Questo perché mancano le necessarie autorizzazioni da parte dell’Unione Europea. Quindi qui da noi le meduse, intese come cibo sostenibile per il futuro, dovranno attendere per un po’.

Fonti:

  1. Science Direct
  2. National Institute of Health
  3. PubMed

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