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Marea nera Golfo del Messico: la Casa Bianca ha minimizzato i danni

Il governo USA potrebbe aver sottostimato la quantità di petrolio fuoriuscita dalla Deepwater Horizon, ma si tratta di un'ipotesi difficile da provare.

Marea nera Golfo del Messico: la Casa Bianca ha minimizzato i danni

La Casa Bianca potrebbe aver nascosto agli americani (e al mondo) la reale gravità dell’incidente petrolifero del Golfo del Messico. Il riferimento è a quanto avvenuto nella primavera del 2010, quando in seguito a un’esplosione sulla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon si riversarono in mare milioni di barili di greggio.

Nei mesi successivi al disastro, la BP, proprietaria dell’impianto di estrazione, ha continuato a fornire stime piuttosto basse delle quantità di petrolio sversato e del reale impatto sugli ecosistemi marini della marea nera. Nonostante questo – ed ecco l’accusa all’amministrazione Obama – la presidenza degli Stati Uniti non ha mai incalzato la compagnia, pretendendo dati più circostanziati e soprattutto delle evidenze scientifiche delle proprie affermazioni.

Non solo: nel maggio 2010, Washington ha rilasciato il dato ufficiale relativo alle fuoriuscite di petrolio, parlando di 25.000 barili riversati ogni giorno nelle acque del Golfo del Messico. La stima, in realtà, è risultata essere molto inferiore alle quantità reali, che ammontano almeno a 53.000 barili al giorno.

Ora, un’email inviata il 29 maggio 2010 dal Public Employees for Environmental Responsibility (PEER) sembra dimostrare che la Casa Bianca effettivamente minimizzò le conseguenze dell’incidente alla Deepwater Horizon. Il messaggio di posta elettronica, scritto in risposta a una richiesta elaborata in base alla legge americana sulla libertà di informazione (Freedom of Information Act), è firmato da Marcia McNutt, direttrice dello United States Geological Survey (USGS), un’agenzia scientifica del Governo degli Stati Uniti.

Non posso dirvi che incubo siano stati gli ultimi due giorni a confronto con gli addetti alla comunicazione della Casa Bianca, del DOI e del NIC, che sembrano incapaci di comprendere il concetto di “limite inferiore”. Il comunicato stampa uscito a partire dai nostri risultati è stato fuorviante e la sua accuratezza non è stata verificata da uno scienziato.

Riguardo l’email “incriminante” sono disponibili in rete ulteriori dettagli, ma la sostanza è che la Casa Bianca non avrebbe voluto divulgare completamente i modelli elaborati dagli scienziati sulla fuoriuscita del petrolio, diffondendo solo le stime più ottimistiche. Per questo si parlò di 25.000 barili, nonostante alcuni esperti avessero parlato esplicitamente di quantità di greggio fino a 50-60.000.

Le informazioni contenute nel messaggio di posta elettronica, comunque, non provano che l’amministrazione Obama abbia espressamente voluto mettere a tacere la verità sull’inquinamento nel Golfo del Messico. Le imprecisioni, infatti, potrebbero essere derivate da informazioni inesatte o incomplete fornite dagli scienziati. Difficile, dunque, stabilire la reale responsabilità per le stime sottovalutate, ma la sostanza delle cose, scura e densa come petrolio, in fondo era già tristemente nota: l’incidente della Deepwater Horizon ha causato un danno gravissimo all’ecosistema marino e costiero.

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