
Una lettrice di ilfattoalimentare.it ha recentemente sollevato un interrogativo riguardo a un prodotto alimentare, in particolare le “sfoglie multicereali” della Carapan. La sua preoccupazione riguarda la veridicità della denominazione, considerando gli ingredienti riportati sulla confezione. La questione è stata affrontata da Roberto Pinton, un esperto del settore alimentare, che ha detto la sua proprio su ilfattoalimentare.it.
Il dubbio di una lettrice sulle sfoglie multicereali
Anna, una consumatrice attenta, ha contattato la redazione di ilfattoalimentare.it per esprimere la sua confusione dopo aver acquistato le sfoglie rustiche ai multicereali con semi di lino, sesamo e quinoa della Carapan. Il nome del prodotto suggerisce un’ampia varietà di cereali, ma analizzando la lista degli ingredienti, Anna ha notato che, oltre al grano, l’unico cereale presente è l’orzo, e in quantità piuttosto esigue. Infatti, l’orzo compare come farina di malto al 5,7%, all’interno di un preparato che rappresenta solo il 46% della ricetta totale.
La lettrice si chiede se sia corretto attribuire un nome che potrebbe risultare fuorviante a un prodotto che, sebbene gustoso, non sembra rispettare le aspettative create dal termine “multicereali”. La sua lettera ha attirato l’attenzione sul tema della trasparenza nelle etichette alimentari e sulla responsabilità dei produttori nel comunicare in modo chiaro la composizione dei loro prodotti.
La risposta di Roberto Pinton
Roberto Pinton, esperto in produzioni alimentari, ha analizzato la questione esaminando attentamente gli ingredienti riportati sulla confezione. Secondo Pinton (come riportato nell’articolo Quando un prodotto può esser definito “multicereali”? Risponde l’esperto Pinton) su la lista degli ingredienti include semolato di grano duro (48%) e preparato ai multicereali e semi (46%), che a sua volta contiene diverse forme di cereali: grano duro, grano tenero, orzo e quinoa. Questi cereali, in varie forme, costituiscono il 94% della composizione totale del prodotto. Pertanto, secondo Pinton, l’utilizzo del termine “multicereali” è giustificato e non ingannevole.
Tuttavia, l’esperto ha anche notato un aspetto interessante: l’acqua è stata inclusa tra gli ingredienti, nonostante il suo contenuto sia inferiore al 5%, una scelta che potrebbe sembrare superflua. Sebbene non ci sia alcuna violazione delle normative europee in merito, l’inclusione dell’acqua potrebbe essere vista come una decisione stilistica da parte del produttore, che ha optato per una maggiore trasparenza.
La questione delle etichette alimentari è di fondamentale importanza, poiché i consumatori hanno diritto a informazioni chiare e precise sui prodotti che acquistano. La risposta di Pinton chiarisce che, sebbene il termine “multicereali” possa sembrare fuorviante a prima vista, in realtà è supportato dalla composizione del prodotto.