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Perché il gatto per gli egiziani era sacro?

Se vuoi sapere perché gli egiziani veneravano i gatti e da dove nasce ogni credenza leggi qui: ti diremo anche quali sono le divinità con sembianze feline.

Perché il gatto per gli egiziani era sacro?

Una cosa ci ha insegnato il film La Mummia. No, non che è una pessima idea recitare a voce alta antichi testi egizi se non sai di cosa trattano. La Mummia ci ha insegnato che i gatti avevano un posto speciale nell’Antico Egitto e se hai una mummia rediviva da combattere è sempre meglio avere un felino a portata di mano.

Ma perché per gli egiziani il gatto era sacro, così tanto che ci sono diverse divinità feline nel pantheon egiziano? Capiamolo subito.

A proposito di divinità egiziane: se hai amato Percy Jackson e le sue divinità greche e romane, allora sempre dello stesso autore, Rick Riordan, ti consigliamo di leggere anche le The Kane Chronicles, dedicato alle divinità egiziane.

Gatto e egiziani: perché li veneravano?

Bastet, dea gatto in Egitto

Nell’Antico Egitto la razza Felis silvestris catus era nota semplicemente come Mau. Secondo analisi del DNA, i primi gatti vennero qui addomesticati partendo dal gatto selvatico africano, il Felis silvestris lybica. Col passare del tempo, poi, soprattutto nella valle del Nilo, la popolazione cominciò a venerare i gatti come se fossero divinità.

Questo anche perché si dimostrò un valido alleato nell’uomo, dando la caccia a topi, ratti, insetti e persino serpenti come i cobra. Ma torniamo al nostro gatto selvatico africano. Gli egiziani ci misero parecchio ad addomesticarlo, dal IV millennio a.C., il cosiddetto Periodo predinastico fino al XXI-XVII secolo a.C., cioè il periodo noto come Medio Regno.

Pian piano i gatti selvatici divennero sempre più indispensabili per l’uomo, contribuendo in maniera spontanea a uccidere i ratti che infestavano i granai e tenendo le case libere da roditori, insetti e serpenti.

Tuttavia i gatti divennero veri e propri animali da compagnia solamente fra il XVI e l’XI secolo a.C., cioè durante il Nuovo Regno. Qui molti gatti appaiono nei dipinti, come se fossero animali di casa. Da lì a diventare simbolo di alcune divinità ci volle assai poco.

Visto lo status di divinità raggiunto dai gatti ed essendo animali sacri a Bastet, anche i gatti venivano mummificati. Tale pratica raggiunse il suo massimo durante il IV secolo a.C. – III secolo d.C. E uccidere un gatto era considerato un sacrilegio: si poteva essere giustiziati per tale motivo.

Gatti e divinità egiziane

Bastet, dea gatto in Egitto

Per vedere la prima raffigurazione di una divinità felina in Egitto dobbiamo aspettare una coppa di cristallo del 3100 a.C.: qui si vede la dea Mafdet con la sua testa da leonessa. Che sì, non è un gatto, ma sempre un felino: per gli antichi egizi c’era una stretta correlazione fra gatti e leoni.

In effetti, anche la dea-gatto Bastet, nelle sue prime raffigurazioni, ha la testa leonina, salvo poi essere rappresentata come gatto. Secondo alcuni egittologi, Bastet passò dall’essere una dea-leone a essere una dea-gatto, più rassicurante, durante la XXII dinastia.

Spesso veniva raffigurata insieme ai cuccioli, per sottolineare il suo comportamento protettivo nei confronti della casa e della famiglia. Inoltre divenne anche un simbolo di fertilità.

La dea leonina per eccellenza, invece, rimase Sekhmet, decisamente più violenta e aggressiva. Esiste poi anche il Grande Gatto di Eliopoli, una trasformazione del dio sole Ra che aveva il compito di difendere il sole durante la notte dagli attacchi del serpente-demone Apopi.

Ricapitolando, le divinità egiziane associate ai gatti o ai leoni sono:

  • Mafdet: dea che proteggeva contro serpenti o scorpioni. Raffigurata a volte come un gatto, a volte come una mangusta, era la rappresentazione della giustizia legale o della pena di morte. Proteggeva anche gli appartamenti del faraone e i luoghi sacri dagli animali velenosi
  • Bastet: nota anche come Ubaste, era una divinità dalla testa di gatto associata alla casa, ai gatti, alle donne, alla fertilità e alle nascite. Inizialmente aveva una connotazione anche come dea della guerra, ma successivamente questo ruolo venne maggiormente assunto da Sekhmet. Era considerata una divinità protettrice, l’occhio di Ra. Centro di culto della dea Bastet era la città di Par-Bastet o Bubasti, nel delta del Nilo. Il tempio di Bastet era circondato su tre lati dall’acqua: in pratica sorgeva in mezzo a un lago. Qui si svolgevano periodicamente processioni di barche e riti orgiastici in onore della dea. Inoltre nel tempio era presente anche una necropoli con gatti sacri mummificati.
  • Sekhmet: divinità della guerra, delle epidemie e delle guarigioni dalla testa di leone. Molto più aggressiva e violenta della sorella Bastet, in ambito militare era la patrona dei faraoni. Mentre Bastet era adorata di più nel Basso Egitto, Sekhmet aveva il suo centro di potere nell’Alto Egitto. Divinità sia distruttrice che guaritrice, rappresentava anche lo strumento di vendetta di Ra

E Anubi? Beh, il dio Anubi non è un gatto, lui è il dio dalla testa di sciacallo. Quindi non lo consideriamo una divinità egizia felina, ma canina. Divinità della mummificazione dei cimiteri, era il protettore delle necropoli e del mondo dei morti.

Il Signore degli Occidentali, così era anche noto, venne in seguito assimilato al dio greco Ermes in quanto rivestivano entrambi il ruolo di psicopompo. Da questa fusione nacque Ermanubi, uomo dalla testa di sciacallo che tiene in mano il sacro caduceo.

Come erano i gatti nell’antico Egitto?

gatti egiziani Egyptian mau
Fonte: Borcard Serge; Fleurdelilas at French Wikipedia, CC BY-SA 2.5, via Wikimedia Commons

Quando si pensa ai gatti egiziani, ci viene subito in mente l’Egyptian mau: il prezzo del Mau Egiziano va dai 1.200 ai 1.300 euro. Tuttavia quello che conosciamo adesso, pur discendendo dai gatti che gli egiziani allevavano sin dal 2000 a.C., deriva da quelli portati prima in Italia e poi in Canada nel 1954 dalla principessa russa Nathalie Trubeckoj.

Verosimilmente all’epoca i gatti erano sì presenti, ma sotto forma leggermente più selvatica magari, anche se è vero che gli egiziani riusciranno ad addomesticarli a tal punto da renderli poi delle divinità. In effetti all’epoca in Africa erano presenti due specie selvatiche, il Felis chaus o gatto della giungla e il Felis silvestris lybica o gatto selvatico africano.

E a proposito di gatti e Antico Egitto, se hai appena preso un gatto e vuoi dargli un nome che ti ricordi proprio quel periodo storico, ecco alcuni nomi di gatti in stile egiziano:

  • Dalila
  • Khonsu
  • Amon
  • Aton
  • Bastet
  • Sekhmet
  • Mayet
  • Anubi
  • Kemnebi
  • Iside

 

Fonti

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