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Crisi fotovoltaico, le proposte di ANIE/GIFI contro la disoccupazione

I soci di ANIE/GIFI chiedono misure urgenti per far ripartire il settore del fotovoltaico, nel quale sono già stati persi 6.000 posti di lavoro.

Crisi fotovoltaico, le proposte di ANIE/GIFI contro la disoccupazione

Far ripartire il mercato fotovoltaico, scongiurando la perdita di ulteriori posti di lavoro. A chiederlo sono le aziende del settore, che nei giorni scorsi si sono ritrovate a Milano per l’assemblea annuale di ANIE/GIFI. Secondo gli imprenditori, infatti, la crisi del fotovoltaico in atto da mesi richiede l’adozione di urgenti misure normative di breve e lungo periodo.

Sono già 6.000 secondo ANIE/GIFI, infatti, i posti di lavoro persi nel settore solo nell’ultimo anno, con molte aziende costrette a trasferirsi all’estero o addirittura a chiudere i battenti. La causa, secondo l’associazione, va ricercata soprattutto negli ultimi provvedimenti legislativi, a cominciare dal Quinto Conto Energia.

>> Leggi “Fotovoltaico: 6 mila posti di lavoro a rischio per ANIE/GIFI”

Commenta Valerio Natalizia, presidente di ANIE/GIFI:

Stiamo vivendo il periodo peggiore della storia del fotovoltaico italiano e una situazione al limite dal paradosso. Il fotovoltaico contribuisce a soddisfare oltre il 7% della produzione elettrica nazionale e allo stesso tempo abbiamo un comparto industriale che rischia di scomparire a causa di provvedimenti privi di lungimiranza che hanno ulteriormente inasprito la burocrazia e disinibito quei processi virtuosi che permettevano alle aziende di pianificare investimenti sul territorio.

Per cercare di risolvere la situazione, le aziende associate ad ANIE/GIFI hanno elaborato una serie di proposte che vanno dalla riduzione degli oneri burocratici per l’entrata in esercizio degli impianti fotovoltaici all’ampliamento del meccanismo di Scambio sul posto. Misure che secondo gli imprenditori sarebbero a costo zero per le casse dello Stato e quindi non graverebbero sulla bolletta degli italiani.

Conclude Natalizia:

Auspichiamo che, almeno questa volta, i nostri interlocutori Istituzionali mostrino apertura e disponibilità ad ascoltare le istanze di un settore che fino al 2011 ha dato lavoro e prosperità a oltre 100.000 persone.

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