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Cambiamenti climatici, i ceti ricchi inquinano più di tutti

Cambiamenti climatici, i ceti più ricchi producono più del doppio delle emissioni rispetto al 50% delle persone più povere: sono l'1% al mondo.

Cambiamenti climatici, i ceti ricchi inquinano più di tutti

Fonte immagine: Vasyl Dolmatov via iStock

Quando si parla di cambiamenti climatici, nessuno inquina più dei ceti ricchi. Pur rappresentando solo l’1% della popolazione mondiale, le persone più facoltose emettono quantitativi doppi di anidride carbonica rispetto al 50% complessivo degli individui meno ricchi del Pianeta. Per questa ragione, le Nazione Unite chiedono un immediato cambiamento nel loro stile di vita, affinché il loro enorme impatto sull’ambiente venga limitato il prima possibile.

Come riferisce BBC, l’evidenza emerge da un recente studio dell’Environment Programme (UNEP) delle Nazione Unite, nato per analizzare lo stato attuale delle emissioni nocive e l’impatto che la pandemia da coronavirus ha avuto sull’inquinamento.

Cambiamenti climatici e ricchezza: un circolo tossico

Nonostante il 2020 abbia visto una riduzione del 7% nelle emissioni di anidride carbonica in atmosfera, data la pandemia in corso, gli effetti nel lungo termine sono assai limitati. Se si rimanesse su questa strada, così come spiegano le Nazione Unite, si raggiungerebbe una scarna riduzione di 0.01 gradi nelle temperature attese nel 2050.

Così l’UNEP ha deciso di analizzare non solo i metodi per ridurre i gas serra che contribuiscono ai cambiamenti climatici, ma anche la loro origine. È quindi emerso come il 10% delle persone benestanti sia responsabile dell’utilizzo del 45% di tutta l’energia mondiale e del 75% dell’energia impiegata per i trasporti aerei. Un evidente sbilanciamento in relazione alle percentuali delle persone che vivono nelle nazioni meno facoltose, rispettivamente del 10 e del 5%.

Ma se nel gruppo degli individui che percepiscono i maggiori redditi si isolano unicamente ricchi e super-ricchi, circa l’1% della popolazione mondiale, la fotografia che ne emerge è davvero preoccupante. Così come spiega Inger Anderson, Esecutive Director dell’Unep, queste persone sono responsabili del doppio delle emissioni rispetto al 50% delle nazioni più povere del Pianeta:

Le emissioni complessive dell’1% dei più ricchi della popolazione globale è più che il doppio rispetto a quelle emesse dal 50% degli individui più poveri.

Per poter quindi rispettare gli obiettivi degli Accordi di Parigi, con una riduzione sostanziale della CO2 entro il 2030 per contenere l’aumento delle temperature nel 2050 entro il 2050, le elite dovranno impegnarsi più degli altri:

Le elite dovranno ridurre il loro impatto sulle emissioni almeno di 30 volte per garantire il raggiungimento degli obiettivi degli Accordi di Parigi.

Le evidenze raccolte dall’Unep hanno lasciato sgomenti gli esperti nella protezione del Pianeta, forse perché nessuno si sarebbe mai immaginato che solo l’1% della popolazione potesse avere un impatto così sostanziale sui cambiamenti climatici. Così spiega Tim Core, a capo della divisione sulle policy climatiche di Oxfam:

Il report dell’UNEP dimostra che il super-consumo di una minoranza facoltosa stia alimentando la crisi climatica, ma le comunità più povere e le persone più giovani ne pagano il prezzo. Sarebbe praticamente e politicamente impossibile chiudere questo gap nelle emissioni, se i governi non dovessero intervenire per tagliare le emissioni dei più ricchi e per eliminare le ineguaglianze che lasciano milioni di persone al mondo senza accesso all’energia o private della possibilità di riscaldare le loro case.

Con investimenti mirati nel contrasto ai cambiamenti climatici, e misure per contenere le emissioni dei più ricchi, le emissioni entro il 2030 potrebbero ridursi del 25%, garantendo così il 66% di possibilità al Pianeta di contenere l’aumento delle temperature sotto i 2 gradi entro il 2050.

Fonte: BBC

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