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Cannabis per uso terapeutico, ok dalla Puglia ma Italia ancora indietro

I cannabinoidi sono i medicinali più efficaci per la lotta alla SLA: une legge regionale ne permetterà l'uso sul territorio pugliese.

Cannabis per uso terapeutico, ok dalla Puglia ma Italia ancora indietro

Rimedi naturali contro malattie gravi come la sclerosi multipla? Sì è possibile. Anzi, vi è una antidolorifico naturale i cui effetti sono decisamente superiori ai farmaci di sintesi in commercio. Unico problema, è illegale. E lo è perché si tratta della cannabis.

L’assunzione di THC è illegale in Italia, ad eccezione di un unico medicamento di fabbricazione olandese, in vendita a 40 euro il grammo, la cui circolazione è conseguenza del decreto del 23 febbraio scorso (G.U., n. 33 dell’8.2.2013), voluto dall’allora Ministro Balduzzi e che inserisce nella Tabella II, sez. B i “medicinali di origine vegetale a base di cannabis (sostanze e preparazioni vegetali, inclusi estratti e tinture)”. Per questo motivo, da tempo è in atto una battaglia per legalizzare almeno l’uso terapeutico, dietro ricetta (come, per altro, si fa con droghe pesanti come il metadone o la morfina) dello stesso prodotto vegetale puro (superando i vari rallentamenti burocratici): più economico, più efficace e più naturale. Anche perché, come si è visto, i prodotti medicinali di sintesi, anche se su base naturale, tardano ad arrivare in farmacia, ad un anno dalla legge Balduzzi. Con un solo, carissimo, medicinale in vendita, la concorrenza “illegale” dei pusher ha gioco facile.

Dato che le Regioni ed enti locali nel nostro Paese hanno una certa autonomia su questioni di sanità, alcune si stanno muovendo per rimuovere gli ostacoli legali nel proprio territorio. La lista dei luoghi con legislazioni più permissiva si fa ogni giorno più vasta ed al momento conta:

  • Provincia autonoma di Bolzano
  • Veneto
  • Liguria
  • Toscana
  • Marche
  • Puglia

Proprio la Puglia si sta rivelando la Regione più attiva in questo senso e ne è la prova l’approvazione all’unanimità ieri di una legge che si configura tra le più avanzate. Quando l’amministrazione Vendola attuerà quanto previsto dal provvedimento appena approvato (e proposto da un membro del partito dello stesso Presidente), in Puglia sarà consentito l’uso di cannabinoidi sia in strutture ospedaliere, pubbliche e private, sia a domicilio. Un passo certamente importante, ma non sufficiente. Per renderci conto dell’importanza della questione, basta leggere la lista (parziale) di malattie con cui in Europa si interviene attraverso al somministrazione di cannabis:

  • nausea da chemioterapia
  • dolore cronico
  • epilessia
  • morbo di Parkinson
  • malattie infiammatorie croniche intestinali
  • sindromi da astinenza e ansioso-depressive
  • sclerosi multipla

Possiamo allora comprendere come mai la signora Maddalena Migani, madre trentaseienne di due bimbi, affetta da SLA, abbia lanciato una petizione per la liberalizzazione della cannabis su tutto il territorio nazionale:

Ho sentito dire che la marijuana sta dando risultati positivi nell’ambito di una sperimentazione in Puglia. Una mia amica mi ha girato via email delle notizie. A quel punto ho chiesto un parere al mio medico e al mio neurologo, ma mi hanno risposto con sorrisi di comprensione, cambiando argomento. Ero sola con le mie domande e mi restava solo la possibilità di provare. Ma non riesco a fumare cannabis, mai fumato canne. Mi girava la testa. Allora l’ho mangiata, l’ho messa sotto la lingua, come un prodotto omeopatico e i risultati sono arrivati. Riesco a superare anche uno dei tanti disagi che affronto con la malattia, il problema di minzione. Faccio pipì in continuazione, ora non succede più. Per un paio di settimane mi sono quasi sentita un essere normale.

Ovviamente la cannabis non ha effetti miracolosi contro la SLA. Non fa guarire, non promette di rendere davvero la vita degli ammalati “normale”. Ma è un valido sostegno, migliora la loro qualità della vita e soprattutto non ha al momento medicinali alternativi in grado di raggiungere risultati simili. Il proibizionismo, allora, rischia davvero di farsi sopra la pelle di persone come Maddalena.

Per chi non abbia la possibilità di rientrare nelle “maglie” legali, ancora troppo larghe, dell’uso terapeutico della cannabis, le possibilità sono due: finanziare le mafie acquistando da spacciatori illegali – esponendosi alle sostanze di “taglio”, spesso tossiche, che gente senza scrupoli aggiunge spesso ai prodotti del mercato nero – o l’auto-produzione, rischiando la galera con l’accuso di possesso illegale di stupefacenti e spaccio.

Altri Paesi stanno mettendo in discussione la propria legislazione in materia. E l’affollamento delle carceri e la chiara accettazione sociale del fenomeno nel Paese, che può non essere dichiarata, ma è dimostrata nei fatti dalla pervasiva diffusione della cannabis fra giovani e meno giovani, inducono a pensare che sia forse l’ora di ragionare anche su una depenalizzazione generale. Molti malati ringrazieranno. Meno le tante mafie che sulla cannabis lucrano da sempre.

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