Quanto prendi di TFR dopo un anno di lavoro - Greenstyle.it
Nessuno te lo dice, ma a quanta ammonta l’assegno del TFR dopo un solo anno di lavoro? Come fare i calcoli.
Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) rappresenta una componente fondamentale del rapporto di lavoro subordinato in Italia, spesso sottovalutata, soprattutto quando si parla di periodi di lavoro relativamente brevi.
Scopriamo insieme come funziona il calcolo del TFR e perché anche dopo un solo anno di servizio la cifra accantonata può risultare più consistente di quanto si immagini.
Cos’è e come funziona il Trattamento di Fine Rapporto
Il TFR, conosciuto comunemente come “buonuscita” o “liquidazione”, è una quota dello stipendio che il datore di lavoro accantona mensilmente durante tutta la durata del rapporto di lavoro, per poi corrisponderla al dipendente al momento della cessazione del contratto. Nel settore pubblico questa somma è spesso indicata come Trattamento di Fine Servizio (TFS). Non esiste un periodo minimo di lavoro per iniziare a maturare il TFR, che cresce proporzionalmente al tempo trascorso in azienda. Questo significa che anche dopo un solo anno di lavoro si ha diritto a una somma accantonata, che tuttavia aumenta con la durata del rapporto.
La disciplina del TFR è contenuta nell’articolo 2120 del Codice Civile, che lo definisce come una forma di retribuzione differita, ovvero una parte della retribuzione che viene messa da parte durante l’attività lavorativa per essere liquidata solo alla sua conclusione. Il calcolo del TFR si basa sulla retribuzione annua utile ai fini previdenziali, che comprende tutte le voci fisse e continuative dello stipendio, come la paga base, gli scatti di anzianità, lo straordinario, la tredicesima mensilità e, se prevista dal contratto, anche la quattordicesima mensilità. Sono escluse invece le spese rimborsate e le retribuzioni occasionali.
La formula standard prevede di dividere la retribuzione annua per 13,5: il risultato rappresenta il TFR lordo maturato in un anno. Nel caso il periodo di lavoro sia inferiore ai 12 mesi, si calcola la retribuzione mensile utile, la si divide per 13,5 e si moltiplica per il numero di mesi effettivamente lavorati (considerando mese intero anche un periodo di almeno 15 giorni). A questo importo va poi aggiunta la rivalutazione annuale del TFR, che è composta da:
- una quota fissa dell’1,5% sull’importo accantonato;
- una quota variabile pari al 75% del tasso di inflazione annuo rilevato dall’ISTAT.

Ad esempio, con un’inflazione ISTAT all’1%, la rivalutazione complessiva sarà pari a 1,5% + 0,75% = 2,25%. Facciamo un esempio pratico: supponiamo un lavoratore con una retribuzione annua complessiva di 27.000 euro (comprensiva di tutte le voci fisse e continuative escluse quelle occasionali).
- Si divide 27.000 euro per 13,5, ottenendo un TFR lordo annuale pari a 2.000 euro;
- Si applica la rivalutazione dell’1,5% più il 75% dell’inflazione (esempio 0,75% con inflazione all’1%), per un totale del 2,25%;
- Quindi il TFR rivalutato sarà pari a circa 2.045 euro.
Questo importo rappresenta la cifra che il lavoratore può aspettarsi di ricevere come liquidazione al termine del primo anno di lavoro. Va sottolineato che in alcuni settori, come quello domestico (colf e badanti), è possibile richiedere anticipatamente il TFR, fino a un massimo del 75% dell’importo accantonato annualmente, mentre in altri casi l’erogazione avviene solo alla cessazione del rapporto. Il TFR non è un premio o un bonus aggiuntivo, ma una parte integrante della retribuzione che viene semplicemente posticipata e accantonata.
Per questo motivo, è importante non sottovalutare questa voce, anche se si resta in azienda per breve tempo: la somma maturata, con la giusta rivalutazione, può sorprendere. La conoscenza delle regole precise del TFR, comprese le modalità di calcolo e rivalutazione, è fondamentale per ogni lavoratore dipendente che voglia comprendere appieno i propri diritti economici al termine del rapporto di lavoro.
