Le criticità e le osservazioni degli esperti- Greenstyle.it
Pochi lavoratori lo sanno ma, in caso di stipendio non pagato dall’azienda, è possibile richiedere aiuto all’INPS.
La mancata corresponsione dello stipendio da parte del datore di lavoro rappresenta una problematica grave per i lavoratori, spesso poco conosciuta nelle sue implicazioni e nelle soluzioni praticabili.
Tra le opzioni a disposizione vi è la possibilità di richiedere il pagamento dello stipendio non corrisposto direttamente all’INPS, che può garantire almeno una parte della retribuzione dovuta, ma solo in specifiche circostanze e rispettando determinati limiti.
Quando è possibile rivolgersi all’INPS per lo stipendio non pagato
Il diritto al pagamento dello stipendio è un obbligo esclusivo del datore di lavoro, pertanto il lavoratore non può rivolgersi immediatamente all’INPS per ottenere l’importo spettante. La competenza dell’Istituto nazionale di previdenza sociale si attiva soltanto nel caso in cui il datore di lavoro risulti insolvente e il lavoratore non abbia altri strumenti efficaci per recuperare il credito. L’INPS interviene tramite il Fondo di garanzia, istituito proprio per tutelare i lavoratori in situazioni di insolvenza datoriale, garantendo in tal modo almeno il pagamento parziale degli stipendi arretrati.
Tuttavia, l’INPS non assume il debito del datore di lavoro né è obbligato a pagare in sua vece per poi rivalersi. L’istituto agisce come un garante dei diritti fondamentali dei lavoratori, intervenendo solo quando non esistono altre soluzioni praticabili. Il Fondo di garanzia si attiva principalmente in due casi: in presenza di procedure concorsuali che coinvolgano l’azienda (come fallimento, concordato preventivo, liquidazione coatta o amministrazione straordinaria) oppure, per imprese non soggette a liquidazione giudiziaria, dopo un tentativo infruttuoso di recupero crediti. In ogni situazione, è necessario che il rapporto di lavoro sia cessato.
Per poter richiedere all’INPS il pagamento del salario non corrisposto, il lavoratore deve inizialmente tentare il recupero attraverso vie legali rivolgendosi al giudice. Questo passaggio è fondamentale per attivare un pignoramento che obblighi il datore di lavoro a saldare i debiti. Il procedimento giudiziario può essere lungo, soprattutto se il datore contesta il debito o se vi sono difficoltà nel rintracciare beni da sequestrare. Nel caso in cui il pignoramento non porti a risultati concreti, il lavoratore può contestare la situazione patrimoniale dell’azienda, sollevando dubbi su eventuali donazioni sospette o redditi non dichiarati, oppure chiedere il fallimento dell’impresa.

Se il tribunale emette una sentenza di liquidazione giudiziale, i lavoratori possono presentare la richiesta di pagamento allo stesso curatore fallimentare. È proprio in questa fase che interviene il Fondo di garanzia dell’INPS, coprendo fino a tre mensilità di stipendio arretrato più il Trattamento di Fine Rapporto (TFR). Se invece non si può procedere al fallimento o l’azienda non è fallibile, il lavoratore può richiedere l’intervento dell’INPS dopo aver dimostrato di aver fatto tutto il possibile per ottenere il pagamento.
Il Fondo di garanzia dell’INPS tutela tutti i lavoratori subordinati per i quali il datore è tenuto al versamento dei contributi previdenziali, inclusi apprendisti, dirigenti d’azienda industriale, giornalisti iscritti all’INPGI e relativi eredi. Sono invece esclusi dal Fondo, oltre agli autonomi, i lavoratori di aziende agricole con TFR gestito da Enpaia, impiegati e dirigenti di enti pubblici, iscritti a fondi diversi e collaboratori parasubordinati. Il limite massimo di pagamento da parte dell’INPS corrisponde a tre mensilità di stipendio, calcolate sull’ultimo importo mensile percepito alla cessazione del rapporto di lavoro, e comunque entro un tetto pari a tre volte l’indennità ordinaria di cassa integrazione straordinaria.
Tra le componenti retributive escluse dal rimborso vi sono premi, indennità di preavviso, risarcimenti, ferie non godute, così come spese processuali. Il Fondo si occupa invece integralmente del versamento del Trattamento di Fine Rapporto. Secondo il recente messaggio n. 2172 del 7 luglio 2025, l’INPS ha reso disponibile la possibilità di presentare la richiesta in modalità telematica, tramite un servizio online accessibile previa autenticazione con identità digitale (SPID, CIE o CNS), o attraverso i patronati. Questa innovazione consente ai lavoratori di avviare con maggiore facilità e rapidità la procedura di accesso al Fondo di garanzia, un prezioso strumento per la tutela economica in caso di insolvenza datoriale.
