
Bonus smart working (www.greenstyle.it)
Lo smart working, sta rivoluzionando il panorama occupazionale, soprattutto nella Pubblica Amministrazione.
Questa modalità di lavoro non solo facilita una migliore conciliazione tra vita privata e professionale, ma introduce anche novità significative, come l’erogazione dei buoni pasto per i dipendenti che lavorano da remoto.
Secondo l’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano, si prevede che i lavoratori in smart working nella Pubblica Amministrazione aumenteranno a circa 605.000 nel 2025, rispetto ai 500.000 del 2024. Questo trend è supportato dal nuovo Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per il comparto delle Funzioni Centrali, firmato a novembre 2024, che stabilisce che i buoni pasto saranno erogati quando il dipendente svolge un numero di ore di lavoro equivalenti a quelle ordinarie in presenza.
Premi per chi lavora in smart working
I buoni pasto sono progettati per garantire il benessere dei lavoratori, i quali sono tenuti a prendere una pausa pranzo durante l’orario di lavoro, anche quando operano da casa. Secondo le linee guida dell’INPS, è necessario che il dipendente compia almeno 6 ore di lavoro effettivo nella giornata per avere diritto a questo beneficio. Questa misura non solo riconosce l’importanza della pausa pranzo, ma rappresenta anche un incentivo alla produttività e al benessere dei lavoratori.
La disciplina riguardante i buoni pasto è regolata dal Ministero dello Sviluppo Economico, che definisce il buono come un servizio sostitutivo di mensa. È importante sottolineare che i buoni pasto possono essere utilizzati anche da lavoratori a tempo parziale e collaboratori, indipendentemente dall’orario di lavoro.
Un aspetto cruciale è l’autonomia delle singole amministrazioni nel decidere sull’erogazione dei buoni pasto. Un parere del Dipartimento della Funzione Pubblica, pubblicato il 23 dicembre 2022, chiarisce che ogni amministrazione può adottare decisioni relative ai buoni pasto per i dipendenti in smart working. Questo implica che, pur non essendoci divieti normativi, le amministrazioni devono giustificare eventuali dinieghi all’erogazione del buono pasto.

Le amministrazioni possono anche stipulare accordi con i sindacati per garantire il riconoscimento dei buoni pasto in modalità agile, aprendo la strada a una maggiore flessibilità e adattamento alle esigenze dei lavoratori. È importante notare che il lavoro agile non è limitato alle giornate di lavoro di 6 ore, ma può essere esteso anche a giorni in cui le ore lavorative superano questo limite.
Le implicazioni legali
Un ulteriore elemento di importanza è rappresentato dalla recente sentenza della Cassazione, che ha confermato che il ticket mensa fa parte della retribuzione e quindi deve essere garantito anche in caso di ferie. Questo riconoscimento sottolinea l’importanza del buono pasto come parte integrante del compenso del lavoratore e pone l’accento sulla necessità di garantire diritti ai dipendenti anche quando operano in smart working.
In conclusione, l’introduzione dei buoni pasto per i dipendenti pubblici in smart working segna un passo importante verso il riconoscimento delle nuove modalità lavorative e delle esigenze dei lavoratori. In un contesto in continua evoluzione, è essenziale che le normative e le pratiche di lavoro si adattino per garantire il benessere e la produttività dei dipendenti, creando un ambiente di lavoro più inclusivo e attento alle necessità individuali.