Pensioni anticipate 2025: requisiti e misure principali - Greenstyle.it
Nel panorama previdenziale, le possibilità di andare in pensione anticipata é un argomento di grande interesse per molti lavoratori.
Le misure vigenti per il 2025 confermano alcune agevolazioni già note, tra cui la possibilità di andare in pensione a 60 anni con almeno 35 anni di contributi grazie a specifiche opzioni come Opzione donna e altre forme di prepensionamento agevolato. Tuttavia, i termini per presentare domanda si avvicinano rapidamente, e conoscere le scadenze e i requisiti aggiornati è fondamentale per non perdere i benefici.
La normativa vigente per il 2025 mantiene inalterati i parametri essenziali per accedere alla pensione di vecchiaia e alle forme anticipate, ma con alcune novità importanti per specifiche categorie di lavoratori.
Per la pensione di vecchiaia, i requisiti rimangono fissi fino al 31 dicembre 2026:
– 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi per chi ha contribuzione antecedente al 1° gennaio 1996;
– 71 anni per chi ha contribuzione successiva a tale data e un importo pensionistico inferiore alla soglia dell’assegno sociale.
Chi desidera anticipare l’uscita può valutare diverse strade, tra cui la pensione anticipata contributiva, che si può richiedere a partire da 64 anni con almeno 20 anni di contributi, e la confermata Quota 103, che consente di andare in pensione a 62 anni con 41 anni di contributi entro il 31 dicembre 2025. Importante sottolineare che in questo caso il calcolo dell’assegno avviene interamente con il metodo contributivo, e l’erogazione della pensione avviene dopo 7 mesi per il settore privato e 9 mesi per quello pubblico.
Per lavoratori impegnati in attività particolarmente gravose o in condizioni di disagio sociale, continua a essere disponibile l’Ape sociale, che consente di andare in pensione a 63 anni e 5 mesi con specifici requisiti contributivi (da 30 a 36 anni a seconda della categoria). Le donne potranno beneficiare di ulteriori riduzioni contributive in presenza di figli.
Opzione donna 2025: chi può accedere e quali sono le condizioni
Una delle misure più rilevanti per il pensionamento anticipato femminile è la prorogata Opzione donna, che nel 2025 mantiene i requisiti già noti, permettendo alle lavoratrici di lasciare il lavoro con:
– almeno 61 anni di età (ridotti a 60 con un figlio, a 59 con due figli);
– almeno 35 anni di contributi.
Per accedere a questa opzione, le lavoratrici devono appartenere a una delle seguenti categorie:
– caregiver che assistono da almeno sei mesi un familiare con disabilità grave;
– persone con invalidità civile superiore o uguale al 74%;
– lavoratrici licenziate o dipendenti di aziende in crisi, che in questo caso possono anticipare il pensionamento a 59 anni anche senza figli.
La finestra di uscita prevede un’attesa di 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome prima dell’effettiva erogazione della pensione. Si tratta di un requisito che va considerato con attenzione, dato che il primo assegno può arrivare solo dopo questo periodo.
È importante sottolineare che l’adesione a Opzione donna comporta il ricalcolo dell’assegno pensionistico interamente con il metodo contributivo, spesso meno vantaggioso rispetto al sistema retributivo o misto, con conseguente riduzione dell’importo mensile. Per questo, le lavoratrici sono invitate a valutare attentamente la convenienza economica di questa scelta, eventualmente con l’aiuto di un consulente previdenziale.

Chi intende usufruire di queste forme di pensionamento anticipato deve fare attenzione alle scadenze: i requisiti devono essere maturati entro il 31 dicembre 2024 per poter accedere nel 2025. La domanda va presentata all’INPS tramite:
– il portale online dedicato (con SPID, CIE o CNS);
– il contact center;
– o tramite patronati che offrono assistenza.
La documentazione richiesta include il documento di identità, la certificazione della posizione contributiva, e, se applicabile, attestazioni relative allo stato di invalidità, al ruolo di caregiver o al licenziamento/azienda in crisi.
Le lavoratrici dipendenti devono interrompere l’attività lavorativa per accedere a Opzione donna, mentre le autonome possono proseguire l’attività anche dopo la richiesta.
