Perché chi paga con il bancomat spende molto di più - greenstyle.it
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Dal 1° luglio 2025 in Italia cambiano le commissioni Bancomat: aumentano i costi su pagamenti e prelievi. L’impatto riguarda consumatori, esercenti e l’equilibrio tra contante e digitale.
A partire dal 1° luglio 2025, il sistema Bancomat subirà una revisione sostanziale delle tariffe applicate su pagamenti e prelievi. Una riforma attesa da tempo che, dopo due anni di congelamento dei costi, andrà a incidere in modo concreto sulle spese quotidiane di milioni di italiani. Le nuove commissioni saranno calcolate in base al valore della transazione, con una struttura progressiva che colpirà in modo più evidente gli acquisti di importo elevato. L’obiettivo dichiarato è rendere il circuito più competitivo a livello internazionale, ma i rischi per consumatori e piccole imprese sono già oggetto di attenzione.
La nuova impostazione abbandona la logica della tariffa fissa per introdurre una percentuale variabile sull’importo. In pratica, un pagamento da pochi euro comporterà una commissione contenuta, mentre uno da centinaia potrà generare costi più rilevanti. L’effetto diretto sarà un aumento complessivo dei costi di utilizzo del Bancomat, con conseguenze a catena: le banche potranno trasferire parte degli oneri ai commercianti, che a loro volta potrebbero decidere di adeguare i prezzi al pubblico per compensare le spese.

Questa dinamica rischia di creare un effetto distorsivo sul mercato, penalizzando soprattutto le attività con margini più ridotti, come bar, negozi alimentari e ambulanti. Il rischio concreto è che l’uso del Bancomat, da strumento di semplificazione, diventi una voce di costo aggiuntiva per chi gestisce piccole realtà e per chi effettua acquisti quotidiani di basso importo.
Al momento, le commissioni applicate si attestano tra lo 0,2% e lo 0,3% per transazione, molto al di sotto delle medie internazionali (0,7% per le carte di debito, 1,2% per le carte di credito). Ma con l’adeguamento previsto, questi valori potrebbero aumentare, modificando l’equilibrio economico del sistema.
Sebbene oltre l’80% degli italiani utilizzi strumenti digitali per i pagamenti, il contante resta dominante in molti settori, in particolare quelli legati al commercio al dettaglio. La nuova tariffazione potrebbe rallentare ulteriormente la transizione digitale, spingendo molti utenti a tornare al contante per evitare i costi extra. Uno scenario che rischia di compromettere gli sforzi per combattere l’evasione fiscale, da tempo legata alla mancata tracciabilità dei pagamenti.
Molti commercianti contestano la gestione dei pagamenti elettronici, evidenziando come ogni transazione tracciata comporti obblighi fiscali e gestionali più severi, spesso a fronte di profitti minimi. In questo contesto, l’aumento delle commissioni Bancomat rischia di alimentare ulteriori resistenze e di ridurre la trasparenza, soprattutto nei settori già più fragili.
La decisione di integrare nel nuovo listino i costi legati alle piattaforme digitali, come Apple Pay o Amazon Pay, viene letta da alcuni analisti come un tentativo di modernizzare l’infrastruttura italiana, ma resta il nodo del costo sociale della misura. Le banche, che hanno spinto verso questa riforma per migliorare la competitività del circuito Bancomat, non hanno ancora chiarito se e come assorbiranno parte degli aumenti.
Il settore commerciale attende ora una risposta concreta dal governo o da eventuali provvedimenti correttivi che possano tutelare i consumatori e le piccole imprese, le realtà più vulnerabili in un sistema che cambia. Nel frattempo, cresce la preoccupazione per l’impatto reale sulle abitudini di pagamento degli italiani.
