Non ce ne accorgiamo, ma siamo sempre più lontani dalla natura: gli effetti sulla salute fanno paura -greenstyle.it-
Il rapporto tra l’essere umano e la natura sta subendo un drastico e preoccupante deterioramento, con conseguenze che si riflettono non solo sull’ambiente.
Un recente studio pubblicato sulla rivista Earth dal professor Miles Richardson dell’Università di Derby, ha infatti evidenziato come, dal 1800 a oggi, il nostro legame con il mondo naturale sia diminuito di oltre il 60%. Questo fenomeno, definito dagli esperti come “estinzione dell’esperienza”, rappresenta una vera e propria emergenza sociale e ambientale, in quanto le generazioni future rischiano di perdere progressivamente ogni contatto con la natura.
Secondo il modello computerizzato sviluppato da Richardson, che ha analizzato dati storici su un arco di 220 anni, le cause principali di questo allontanamento sono molteplici e strettamente interconnesse: l’inarrestabile urbanizzazione, la significativa perdita di biodiversità e, soprattutto, la mancanza di trasmissione del legame con la natura tra genitori e figli.
Strategie per invertire la tendenza: serve un cambiamento radicale
La ricerca sottolinea come il fattore intergenerazionale rappresenti l’elemento decisivo: il rapporto che i genitori hanno con l’ambiente naturale è il principale predittore dell’orientamento dei bambini verso la natura stessa. Se una generazione cresce in un contesto povero di natura e privo di stimoli ambientali da parte della famiglia, questa disconnessione viene inevitabilmente trasmessa alle generazioni successive, innescando un circolo vizioso difficile da interrompere.

Il professor Richardson ha spiegato al Guardian che: «La connessione con la natura è una delle cause principali della crisi ambientale e ha un ruolo fondamentale anche per la nostra salute mentale. Fare in modo che le persone ritrovino questo legame è essenziale per il benessere individuale e collettivo».
Lo studio ha testato vari scenari futuri, rivelando che interventi moderati come un semplice aumento del 100% dell’accesso agli spazi verdi non sono sufficienti a contrastare decenni di declino. Per ottenere un’inversione significativa, sarebbe necessario un aumento drastico, fino a dieci volte (1000%), della disponibilità di natura negli ambienti di vita quotidiana.
Sebbene questo dato possa sembrare scoraggiante, è importante considerare i livelli di partenza estremamente bassi. Ad esempio, una ricerca del 2019 pubblicata su Science Direct ha dimostrato che gli abitanti di Sheffield passano in media soltanto 4 minuti e 36 secondi al giorno in spazi verdi. Incrementando questo tempo a circa 40 minuti giornalieri, si potrebbe avviare un processo di recupero della connessione con la natura sufficiente a migliorare il benessere generale.
Il modello di Richardson indica come la strategia più efficace consista in un approccio combinato: un aumento significativo degli spazi verdi accessibili e di qualità, associato a interventi educativi mirati per rafforzare la trasmissione intergenerazionale del legame con la natura. Ciò implica investimenti in programmi come gli asili nel bosco e iniziative che supportino le famiglie nel coltivare un rapporto stretto con l’ambiente naturale fin dalla prima infanzia.
«Non si tratta solo di creare più spazi verdi, ma di assicurarsi che i bambini non si disconnettano dalla natura fin dai primi anni di vita. I bambini sono naturalmente attratti dal mondo naturale, come lo erano quelli nati nel 1800. Mantenere viva questa curiosità è fondamentale per il loro sviluppo e per il futuro del pianeta», afferma Richardson.
Un elemento positivo, seppur timido, arriva dall’analisi culturale: dopo un picco negativo intorno al 1990, l’uso di termini legati alla natura nei libri sta mostrando una lieve ripresa. Questo potrebbe indicare una crescente consapevolezza collettiva sull’importanza della natura e sul bisogno urgente di ricostruire un rapporto più solido con l’ambiente.
Se le politiche di ampio respiro necessarie venissero adottate nei prossimi decenni, il modello prevede che, superata una soglia critica, l’aumento della connessione con la natura diventerebbe un processo autosostenibile e in accelerazione, con benefici significativi per la salute mentale, la qualità della vita e la conservazione della biodiversità.
Il messaggio che emerge con forza è chiaro: senza un impegno deciso per ristabilire e rafforzare il legame intergenerazionale con la natura, il rischio è quello di perdere una risorsa fondamentale per la sopravvivenza stessa dell’umanità.
