Prove d’esame e criteri di valutazione(Foto Instagram - greenstyle.it)
Dal 2025 la normativa sulla NASpI, l’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS, ha subito importanti modifiche.
Questo cambiamento normativo rappresenta una svolta significativa rispetto alla precedente interpretazione che limitava il diritto alla NASpI esclusivamente a chi perdeva il lavoro involontariamente. Tuttavia, le nuove regole prevedono criteri e condizioni stringenti per evitare abusi e garantire al contempo una tutela equilibrata per i lavoratori.
La NASpI (Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego), nata nel 2015 con il Jobs Act per sostituire Aspi e mini Aspi, è un’indennità mensile rivolta ai lavoratori subordinati che hanno perso il lavoro involontariamente. Tradizionalmente, il diritto al sussidio sorgeva solo in seguito a licenziamento o scadenza di contratto a termine, escludendo quindi le dimissioni volontarie.
Da gennaio 2025, a seguito di emendamenti inseriti nella Legge di Bilancio e nel Collegato Lavoro, la NASpI può essere riconosciuta anche ai lavoratori che si dimettono volontariamente, a patto che rispettino determinati requisiti contributivi e temporali. Questo cambiamento nasce dall’esigenza di offrire una tutela a chi sceglie di lasciare il lavoro per motivi personali o professionali, senza rischiare di rimanere senza sostegno economico durante la ricerca di una nuova occupazione.
Tuttavia, per accedere alla prestazione, è necessario che il lavoratore abbia maturato almeno 13 settimane di contribuzione dopo l’ultimo rapporto di lavoro cessato e che la dimissione non sia frutto di accordi opportunistici con il datore di lavoro. Inoltre, se dopo la dimissione volontaria il lavoratore viene licenziato o termina un successivo contratto a termine, per ottenere la NASpI dovrà aver accumulato almeno 13 settimane di contribuzione nel nuovo rapporto, entro 12 mesi dalle dimissioni.
Casi di dimissioni per giusta causa: il diritto alla NASpI è confermato
L’INPS ha chiarito che le dimissioni volontarie per giusta causa continuano a garantire il diritto alla NASpI. Tra le situazioni riconosciute come giusta causa rientrano:
- Il trasferimento del lavoratore a una sede distante più di 50 km dalla residenza o raggiungibile con mezzi pubblici in oltre 80 minuti.
- Modifiche peggiorative delle mansioni o condizioni di lavoro.
- Comportamenti vessatori, mobbing o molestie sul luogo di lavoro.
- Mancato pagamento della retribuzione.
- Cessione dell’azienda con variazioni significative delle condizioni lavorative.
I contratti collettivi obbligano il datore di lavoro a comunicare per iscritto e motivare ogni trasferimento. Se il trasferimento non è giustificato da ragioni organizzative o produttive, il lavoratore può dimettersi ottenendo la NASpI. Anche se il trasferimento è formalmente corretto, ma rappresenta un serio disagio, come nel caso di spostamenti onerosi o traumatici, le dimissioni vengono considerate di giusta causa.
La tutela si estende a diverse categorie di lavoratori subordinati: apprendisti, soci lavoratori di cooperative, dipendenti a tempo determinato nel settore pubblico e personale artistico con rapporto subordinato. Sono invece esclusi i dipendenti pubblici a tempo indeterminato e gli operai agricoli a tempo determinato o indeterminato.

La NASpI è riconosciuta a chi ha perso involontariamente l’impiego o si è dimesso per giusta causa (inclusi i nuovi casi di dimissioni volontarie disciplinate dal 2025). Per accedere, il lavoratore deve:
- Trovarsi in stato di disoccupazione;
- Aver maturato almeno 13 settimane di contribuzione nei 4 anni precedenti l’inizio della disoccupazione.
L’indennità decorre dall’ottavo giorno successivo alla cessazione del rapporto di lavoro se la domanda viene presentata entro tale termine; altrimenti decorre dal giorno successivo alla presentazione, purché entro i termini di legge. In caso di licenziamento per giusta causa, la decorrenza si estende al trentottesimo giorno.
L’importo mensile è calcolato sulla base della retribuzione media mensile imponibile degli ultimi quattro anni. Se questa è inferiore a un importo di riferimento (1.436,61 euro per il 2025), la NASpI corrisponde al 75% della retribuzione media. Se superiore, si applica una formula con soglia e percentuali differenziate, con un tetto massimo di 1.562,82 euro mensili. Dal quarto mese di fruizione, l’indennità si riduce del 3% ogni mese (dall’ottavo se il beneficiario ha più di 55 anni).
L’indennità è inoltre soggetta a riduzioni in caso di attività autonoma svolta con reddito annuo inferiore a 5.500 euro o di redditi da altri rapporti di lavoro part-time. In tali casi, è obbligatoria la comunicazione del reddito previsto all’INPS mediante il modello NASpI-COM; la mancata comunicazione comporta la decadenza dal diritto.
