
Arriva un piccolo aumento tanto atteso - greenstyle.it
Con una popolazione pensionata sempre più numerosa, l’attenzione verso le politiche di sostegno economico diventa cruciale.
Il mondo delle pensioni in Italia si prepara a una significativa trasformazione, grazie a un aumento che potrebbe arrivare fino a 55 euro al mese a partire da gennaio 2026.
Questa notizia ha generato entusiasmo tra i pensionati, che da tempo attendono misure in grado di migliorare la loro situazione economica. Ma quali sono le motivazioni dietro questo aumento e come si concretizzerà?
Doppio aumento delle pensioni
La novità principale è rappresentata da un doppio aumento delle pensioni previsto per il 2026. Il primo sarà legato alla rivalutazione degli assegni, un meccanismo noto che adegua gli importi delle pensioni all’andamento del costo della vita. Questo intervento avverrà all’inizio dell’anno e sarà accompagnato da un secondo aumento, frutto di una riforma fiscale che il governo intende attuare con la prossima legge di Bilancio.
In particolare, l’aumento di 640 euro all’anno, ovvero circa 55 euro al mese, sarà reso possibile grazie a un intervento sul sistema di tassazione, in particolare per quanto riguarda l’Irpef, l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Questo taglio fiscale si concentrerà sulla fascia media di reddito, beneficiando non solo i pensionati, ma anche i lavoratori dipendenti e autonomi, apportando un respiro economico a milioni di italiani.
Finanziamento del taglio dell’Irpef
Il piano del governo prevede che il taglio dell’Irpef venga finanziato attraverso misure di recupero dei fondi, stimati in circa 5 miliardi di euro. Questi fondi verranno ottenuti principalmente tramite una lotta più incisiva all’evasione fiscale e dal concordato preventivo. Tuttavia, rimangono incertezze su quando e come queste risorse saranno effettivamente disponibili.

Un aspetto cruciale di questo aumento riguarda il calcolo dell’Irpef. Attualmente, l’imposta viene applicata in modo progressivo: il primo scaglione, fino a 28.000 euro, è tassato al 23%, mentre il secondo, che va da 28.000 a 50.000 euro, è tassato al 35%. Il governo prevede di ridurre l’aliquota del secondo scaglione al 33% e di innalzare la soglia massima a 60.000 euro. Questo significa che i pensionati con redditi compresi tra 28.000 e 60.000 euro beneficeranno di un risparmio significativo.
Esempi pratici di risparmio
Per comprendere meglio le implicazioni di queste modifiche, è utile esaminare alcuni esempi pratici. Se un pensionato percepisce 30.000 euro all’anno, attualmente paga il 23% sui primi 28.000 euro e il 35% sui successivi 2.000 euro.
Con l’introduzione della nuova aliquota, il risparmio annuo potrebbe arrivare a circa 480 euro, traducendosi in un aiuto mensile di circa 40 euro. Man mano che si sale di reddito, il risparmio diventa più consistente, raggiungendo importi significativi per chi si avvicina alla nuova soglia dei 60.000 euro.
Il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, ha confermato che l’intenzione del governo di procedere con il taglio dell’Irpef per il ceto medio resta una priorità. Tuttavia, la realizzazione di questi interventi dipenderà dalla compatibilità con i vincoli di bilancio dell’ente pubblico. Le risorse necessarie per implementare questa riforma sono ancora in fase di definizione, e ci vorrà tempo per avere conferme definitive.
È importante anche sottolineare che l’aumento dell’assegno pensionistico non dovrà essere confuso con la rivalutazione prevista per il 2026. La rivalutazione si applica agli importi lordi delle pensioni, mentre il nuovo aumento riguarderà il netto, rendendo più tangibile il beneficio per i pensionati. In un contesto economico caratterizzato da inflazione e costi della vita in aumento, questa misura rappresenta un passo importante per sostenere le fasce più vulnerabili della popolazione.